Kitobni o'qish: «Se lei temesse», sahifa 2

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CAPITOLO DUE

Erano secoli che non guidava nelle prime ore del mattino. Si ritrovò fuori dal labirinto di uscite e carreggiate di Washington DC per le quattro e cinquanta, in direzione nordest verso il Delaware. Aveva controllato la mail la sera precedente e non aveva trovato nulla da parte di Duran. Ma poco dopo il suono della sveglia, aveva ricontrollato e aveva scoperto, senza troppa sorpresa, che Duran le aveva inviato una location specifica insieme a copie elettroniche dei dossier del caso poco dopo mezzanotte.

Il posto in cui si erano svolti gli omicidi si chiamava Estes, una cittadina costruita attorno al lago Fallows. Graziata dalla luce del sole lungo la strada, le venne da pensare alla vacanza al mare fatta con Allen; avevano trascorso una mattinata, presto, in spiaggia, mangiando bagel e fragole guardando l’alba. Anche se una cittadina sulla sponda di un lago non aveva molto a che spartire con una vacanza sulla spiaggia, immaginava che possedesse comunque un po’ dello stesso fascino… soprattutto nel limbo stagionale delle settimane tra le ultime vere giornate estive e i primi giorni freddi d’autunno.

Il ricordo la scaldò ma la fece anche sentire in colpa. Allen era sembrato quasi troppo comprensivo su quel caso improvviso. Le veniva da chiedersi se di lì a tre mesi avrebbe insistito con l’ultimatum, dopo essere andato in pensione. Ne avrebbe avuto il diritto, immaginava Kate. E ciò significava che aveva delle cose importanti a cui pensare.

Per il momento c’era il caso. E se l’ultimo le aveva insegnato qualcosa, era che avrebbe dovuto assolutamente separare la vita personale da quella professionale. Sotto alcuni aspetti, adesso era ancora più difficile rispetto a quando era sposata con una bambina piuttosto difficile con l’abitudine di crescere in fretta per le mani.

Entrò nella città di Estes alle sette e quaranta del mattino, venti minuti prima dell’appuntamento con DeMarco sull’ultima scena del crimine. Pur trovandosi a circa un miglio dal lago, Estes era costruita in modo da farti sentire proprio sulla riva. Diavolo, la zona aveva caratteristiche che davano l’idea che dietro l’angolo invece di un lago ci fosse l’oceano. Le case erano tutte costiere in apparenza e lungo la via principale c’erano molti negozietti di souvenir che parevano arrivare dritti dalle spiagge del Delaware situate ottanta miglia a est. Dato che era presto, fece un salto a un baretto e ordinò un caffè dalla tostatura scura prima di recarsi sulla scena.

Quando arrivò, con cinque minuti di anticipo, trovò già lì DeMarco. Aveva parcheggiato nel vialetto pavimentato, sorseggiava il suo caffè appoggiata contro a quella che chiaramente era un’auto del bureau. Sorrise e la salutò con la mano mentre questa le parcheggiava accanto.

«Ehi» disse Kate smontando dalla macchina. «Scusa se ti ho rovinato la festa.»

«Sarò sincera» disse DeMarco. «Sono stata contenta quando Duran mi ha chiamata per dirmi che mi stava mandando te.»

«Il caso ti sta un po’ sfuggendo di mano?»

«No, non proprio. Ma è il mio primo caso in solitaria e finora non salta fuori niente.» Alzò lo sguardo sul cielo e sorrise. «Lo so che è un semplice lago, ma ti sei mai accorta che persino il cielo sembra diverso vicino all’acqua?»

«No, non me n’ero accorta» disse Kate guardando su. Capì che DeMarco stava semplicemente cercando di sorvolare sul fatto che, in sostanza, Duran aveva chiamato Kate perché lei non era stata capace di mandare avanti il caso da sola. Si chiese per quanto ancora DeMarco sarebbe riuscita a evitare di dirlo a voce alta.

«Duran ti ha mandato i dossier?» chiese avviandosi verso la casa. Si trattava dell’imitazione di una casa al mare a due piani, un’altra delle abitazioni che sarebbero state perfette lungo la costa del Delaware. C’era un cartello VENDESI sul fondo del giardino, adornato dal viso sorridente di una bella donna. Il nome – Tamara Bateman – e il numero erano indicati sotto al suo profilo luminoso.

«Sì, però ho pensato che sentirlo direttamente da te mi avrebbe fatto risparmiare tempo ed evitare un mal di testa.»

«Pare abbastanza semplice» disse DeMarco. «Due omicidi a Estes a una settimana l’uno dall’altro. L’ultima vittima è quella bella signora che c’è lì.» Fece un cenno col capo all’indietro, verso il cartello.

«Quando è stata uccisa?»

«Due giorni fa. Io sono stata chiamata ieri, sono arrivata un po’ tardi per i miei gusti. Ho parlato con quelli dell’agenzia immobiliare, ma non sono stati molto utili. Alcuni erano sinceramente addolorati. Altri troppo spaventati per parlare con un’agente dell’FBI per paura di eventuali ripercussioni sulle vendite. Però mi hanno dato la chiave.»

DeMarco pescò la chiave dalla tasca mentre salivano i gradini del portico. Aprì il portone ed entrarono. Kate scoprì che la casa era stata completamente svuotata – non c’era neanche un mobile. Si sentiva anche odore di pittura fresca e di una specie di lucido per pavimenti.

«E lei è stata la seconda?» chiese chiudendosi la porta alle spalle.

«Sì. Anche la prima era un’agente immobiliare, in una casa proprio come questa. La prima vittima però è stata uccisa in una casa più nuova. Di due anni circa, credo. La casa in cui ci troviamo adesso deve averne una quindicina.»

«Qualcosa di interessante riguardo alla vita personale delle vittime?»

«Ancora no. Ho fatto dei controlli dell’ambiente e ho avuto l’aiuto del dipartimento di polizia locale quando ho cercato precedenti di arresto. Non c’è nulla… solo qualche multa per eccesso di velocità e un’unica condanna per guida in stato di ebrezza. Nemmeno le famiglie sono d’aiuto. Ci è stato detto che erano donne eccezionali, che non avrebbero fatto del male a una mosca. Cose così.»

Kate si guardò intorno. Sul pavimento, appena oltre l’ingresso, c’erano macchie di sangue. Un’alta rampa di scale partiva appena oltre l’entrata. C’erano strisciate di sangue rappreso sugli scalini di legno massiccio e una serie correva persino giù per il ciano della parete tra le scale e il soffitto. Le scale erano del tipo completamente visibile fino al primo piano, con un solo corrimano spesso a spezzare lo spazio tra gli scalini e l’aria aperta.

Kate studiò lo schema e la scia di sangue e non riuscì a capire subito.

«Bizzarro, eh?» disse DeMarco. «A quel che ho raccolto, Tamara Bateman è stata aggredita sulle scale o sul fondo. Dopodiché è stata trascinata all’indietro quasi fino alla cima della rampa. Poi apparentemente è stata rovesciata oltre la ringhiera con un cappio al collo. Salendo le scale e dando un’occhiata al terzo scalino dall’alto, si vedono una pozza di sangue e quelle che sono molto chiaramente fibre di corda.»

«È stata impiccata?»

«Sì. Così come la prima vittima. Solo che quella è stata appesa a una trave che attraversa orizzontalmente il soffitto del soggiorno.»

«Le vittime lavoravano per la stessa agenzia?»

«No. Agenzie diverse. Ma tutte e due le case erano state messe sul mercato di recente. Questo e il fatto che tutte e due le vittime sono agenti immobiliari donne sono i soli collegamenti che abbiamo. Dico i soli… però paiono più che sufficienti. Però, come dimostrato dal fatto che sei stata chiamata qui, sicuramente non lo sono.»

«Eri già stata qui?»

«Sì, ieri pomeriggio. Il corpo è rimasto qui per circa dodici ore prima che qualcuno si accorgesse di quello che era successo. Il ragazzo della Bateman ha chiamato la polizia per dar voce alla sua preoccupazione. È stata fatta una telefonata all’agenzia, loro hanno recuperato le proprietà di cui si stava occupando lei e voilà… l’hanno trovata impiccata alla ringhiera. Io sono arrivata circa otto ore dopo la rimozione del corpo. Da’ pure un’occhiata al posto. Giuro che non mi offendo. Ti recupero anche una copia del rapporto del coroner, però dice più o meno la stessa cosa che ti ho appena detto io. Quando una donna viene prima colpita alla testa e poi impiccata, di solito non c’è molto da aggiungere.»

«Abusi sessuali da parte dell’assassino?»

«Il rapporto non ne parla. Davvero… quel coso non è servito a niente.»

Kate le fece un gran sorriso, anche se la situazione era proprio difficile. Le sembrava di pestarle i piedi a ficcare il naso dove forse non la si voleva. Inoltre si trattava del primo caso in cui lavoravano insieme a cui DeMarco era arrivata per prima – in cui l’autorità più o meno ce l’aveva lei.

Salì le scale con cautela, tenendo lo sguardo abbassato per assicurarsi di non calpestare sangue, nemmeno rappreso. Trovò il gradino da cui l’assassino apparentemente aveva scagliato il corpo di sotto. C’era un’abrasione leggerissima sulla ringhiera lucidata finemente. C’erano colonnine decorative ogni quindici centimetri circa a collegare il corrimano agli scalini. La colonna lungo quel gradino in particolare aveva appiccicato qualche trefolo di quelli che sembravano sottili fili di iuta. Oppure, come indicato da DeMarco, di corda. Giaceva anche sull’orlo dello scalino, quasi come polvere.

Kate scrutò oltre la ringhiera, verso il pavimento. Un salto di tre metri e mezzo abbondanti. Significava che probabilmente il cappio era cortissimo. E dunque c’era la possibilità che l’assassino lo avesse tenuto corto intenzionalmente – come se lo avesse programmato, sapendo già dove avrebbe impiccato Tamara Bateman e quanta corda gli servisse.

«Hanno misurato il cappio?»

«La corda era lunga due metri e quaranta» disse DeMarco. «Pare che sia stata acquistata di quella lunghezza, dato che non c’erano segni di tagli.»

Kate era colpita. La lunghezza della corda probabilmente era irrilevante, ma restava un dettaglio necessario per un rapporto accurato e completo. Come si aspettava, DeMarco non aveva perso un colpo.

Proseguì su per le scale fino al primo piano. DeMarco la seguiva, dimostrandosi rispettosa e dandole ampio spazio. C’erano cinque accessi lungo il corridoio superiore: due per lato e uno in fondo. Il corridoio di per sé era privo di moquette, ma le porte aperte su tutte e cinque le stanze mostravano che quelle (tranne il piccolo bagno in fondo) non ne erano prive. Kate entrò nella prima. La casa apparentemente era stata pulita e curata piuttosto bene quando i proprietari se n’erano andati. Non c’era nemmeno un graffio sulle pareti e solo delle ammaccature minime sulla moquette a dimostrare la passata presenza di mobili.

Quella camera da letto probabilmente era una stanza per gli ospiti, perché era piuttosto piccola. L’unica zona da controllare a parte la stanza vuota era l’armadio. Era piccolino – non più grande di un guardaroba, in realtà – e non fruttò niente oltre a un altro tappeto pulitissimo. La stanza successiva era uguale, però si trattava della camera padronale, quindi era molto più grande. La camera conteneva pure un grosso bagno da esaminare, ma luccicava come il resto della casa.

La terza stanza alla quale arrivarono era più o meno uguale, solo che l’armadio era molto più grande; si trattava di una stretta cabina completa di appendiabiti e di uno scaffale per scarpe. Era vuota come le altre stanze, ma c’era un’altra porta lungo la parete in fondo. Era più stretta delle altre, e si trovava nell’angolo della spaziosa cabina armadio.

«Un ripostiglio?» chiese Kate andando alla porta.

«Sì, credo di sì. A vederla si direbbe una soffitta per lo più grezza. L’ho controllata ieri.»

Kate aprì la porta e venne accolta da un getto di aria umida. Era davvero grezzo. C’erano travi esposte e isolante, rotto solo dal grosso condizionatore che vi era stato installato. Gli ex proprietari avevano posato qualche pannello di compensato per attraversare in sicurezza la zona, ma tutto qua. Verso il fondo l’ombra del tetto obliquo limitava lo spazio. I costruttori lo avevano supportato con diverse tavole, creando una specie di parete finta. Si trattava dell’unica frattura in una zona altrimenti perfettamente quadrata.

Kate mise piede sul compensato. Attraversandolo, pensò che era un peccato tutto quello spreco di spazio. Se terminato, poteva essere un ottimo ufficio o una stanza giochi per una famiglia con figli. Proprio mentre cominciava a immaginare dove sarebbe stata bene una rampa di scale per tornare al piano principale, giunse alla sciatta parete grezza sul fondo dove il tetto scendeva. Sbirciò dietro al muro fasullo e inclinò la testa, interdetta.

«Ieri hai guardato qua dietro?»

DeMarco attraversò il pavimento di compensato, curiosa e preoccupata. Guardò, vide la stessa cosa che stava vedendo Kate e proferì: «Ma che diavolo…?»

C’era un piumone sul pavimento di compensato. Accanto, in piedi, c’era una bottiglia d’acqua vuota della Dasani.

«Kate, non starò qui a mentirti. Non ci ho neanche pensato a guardare qua dietro.»

«Non ce n’era ragione» disse Kate. «Non per una persona che abbia il compito di indagare da sola. Diamo il merito alla mia mente oltremodo analitica.»

«Comunque avrei dovuto guardare.»

«Potrebbe essere un abusivo» indicò Kate per non dare a DeMarco il tempo di essere troppo dura con se stessa. «Tendono ad andare e venire, soprattutto in proprietà ferme da un po’.»

«Ne dubito. La polizia ieri è stata qui tutto il giorno e ci è rimasta fino a notte.»

«Potrebbe essere un abusivo che tiene d’occhio il posto, in attesa che la polizia se ne vada. E nel caso potrebbe essere lui l’assassino. E se ieri queste cose non c’erano? Una bella coincidenza, considerando che meno di due giorni fa qui ci è stato ucciso qualcuno.»

«Qualcuno avrebbe dovuto tenere d’occhio con molta attenzione la casa, poco ma sicuro.»

Kate e DeMarco abbassarono lo sguardo sulla misera zona notte, con le menti che già si mettevano in moto. Kate non poteva evitare di pensare che se il piumone e la bottiglia fossero appartenuti davvero all’assassino, forse sarebbe tornata a Richmond prima della fine della giornata.

CAPITOLO TRE

Il fascino delle cittadine non aveva mai toccato Kate, ed Estes non faceva eccezione. Certo, era pittoresca e poteva essere un bel posticino dove trascorrere qualche settimana d’estate, ma non riusciva a immaginarsi di vivere in un posto del genere. Le spiaceva quasi per la cittadina, con i suoi mezzi di sostentamento posti attorno a quel bellissimo ma poco conosciuto lago, probabilmente soffocati dalle spiagge a meno di un’ora e mezza di distanza. Era come se la città avesse una crisi d’identità senza esserne nemmeno consapevole.

Mentre DeMarco parlava con lo sceriffo del posto al telefono, Kate osservava la città passare, ascoltando un lato della conversazione.

«Abbiamo bisogno di almeno un’unità alla casa di Hammermill Street» stava dicendo DeMarco. «Se l’assassino è stato abbastanza coraggioso da dormirci e lasciarci il piumone, ci sono ottime probabilità che possa ripresentarsi. E anche se l’assassino non è lui, potrebbe aver visto o sentito qualcosa.»

Kate approfittò del momento per apprezzare il ritmo con cui DeMarco affrontava il lavoro. Le aveva ceduto delle responsabilità qua e là durante il lavoro come partner, ma non l’aveva mai vista in posizione di leadership. Pareva naturale per lei, e il fatto di gestire improvvisamente da leader il caso non la turbava nemmeno un po’. Lavorava come se ne avesse già gestiti a centinaia.

Kate ascoltò il resto della conversazione mentre DeMarco dava ulteriori consigli e poneva domande intelligenti. Dopo un po’ DeMarco fece un breve cenno del capo e disse un rapido «Grazie» prima di riagganciare.

«Com’è la polizia qui?»

«Piuttosto gradevole. Lo sceriffo è una cinquantenne che adora la città e ha modi davvero materni. Pare che piaccia parecchio ai pochi suoi sottoposti che ho conosciuto.»

«Ci sono agenti immobiliari che hanno parlato con la polizia?»

«Sì, alcuni. Il tizio con cui stiamo andando a parlare è stato l’unico su cui lo sceriffo Armstrong abbia avuto dubbi. A lui non l’ha fatto capire, però. Voleva che ci parlassi oggi.»

«Ha detto perché dubita della sua storia?»

«Ha detto che quando ieri mattina hanno ricevuto la telefonata sulla scomparsa della Bateman, alcuni degli altri agenti hanno detto che sembrava troppo interessato ad andare a controllare. Ho esaminato anche i suoi precedenti. Ha un’accusa di abusi domestici risalente a qualche anno fa nel nord dello stato di New York.»

«Logico che una persona che conosca a livello professionale le case in vendita sia azzeccata come assassino» disse Kate. «Una persona che sappia dove si troveranno gli agenti e quando saranno soli.»

Percorsero vari isolati giù per la via principale di Estes prima che DeMarco svoltasse a sinistra per dirigersi giù per una piccola fila di negozi di souvenir, ristoranti e via dicendo. Alla fine dell’isolato c’era un posto che si chiamava Lakeside Realty. Si fermarono in un parcheggio perimetrato da traversine ferroviarie e sabbia. Kate doveva ammettere che l’organizzazione della città la faceva morire dalla voglia di vedere il lago. Avrebbe decisamente preferito la spiaggia, però immaginava che si trattasse di una sensazione provata di tanto in tanto dalla maggior parte della popolazione di Estes.

Entrarono nell’edificio e trovarono un grande atrio e, oltre a un bancone simile a quello di un bar ad attraversare l’intero piano spezzato da belle e piccole porte a battente, una stanza open space. Le accolse gentilmente una donna seduta alla scrivania dell’atrio, che fece del suo meglio per fingere di non masticare una ciambella morsicata prima che entrassero.

«Buongiorno, signore» disse. «Posso esservi utile?»

«Dobbiamo parlare con Brett Towers, per cortesia» disse DeMarco.

«Allora venite sul retro» disse. «Così presto, qui c’è solo lui.»

Fecero come da istruzioni, e Kate stette attenta a rimanere dietro a DeMarco per non prendere prepotentemente il comando. E infatti, come indicato dalla donna, c’era un unico agente sul retro. C’erano cinque scrivanie a occupare l’ampio open space, e solo una non era vuota. Un uomo – presumibilmente Brett – sedeva alla sua scrivania, bevendo il caffè e spostando il mouse alla stazione di lavoro. Vide le agenti avvicinarsi e posò rapidamente la tazza.

«L’agente DeMarco, esatto?» chiese Brett.

«Sì, esatto» disse lei. «Ho parlato con lei al telefono brevemente ieri. Lei è la mia partner, l’agente Wise.»

Si strinsero tutti la mano e Brett Towers le invitò ad accomodarsi. «Allora, ditemi cosa posso fare per essere utile. Io e Tamara eravamo molto legati; lavoriamo per questa agenzia da sei anni, dall’inizio. Per mesi siamo stati solo noi due.»

«Quindi siete stati voi i primi agenti immobiliari attivi della Lakeside Realty?» chiese DeMarco.

«Esatto. Ora, sinceramente Tamara si è cimentata con un concorrente, ma non è durata molto a lungo.»

«Ha idea del perché si sia rivolta ad altri?» chiese Kate.

«Si trattava della Crest Realty. Le avevano offerto più denaro, ma dopo qualche mese è tornata. Ha detto che l’atmosfera era troppo tesa. Ha detto che si trattava più di fare soldi che di trovare qualcosa di adatto per i clienti.»

«Aveva qualcosa di brutto da dire su qualcuno in particolare?»

«No. E anche fosse stato così, non avrebbe detto nulla. Tamara era una donna incredibilmente gentile.»

«Signor Towers» disse Kate «l’ha sorpresa scoprire dell’assassinio di Tamara Bateman? Ovvero, le vengono in mente problemi che può aver avuto nei giorni o nelle settimane precedenti?»

«Assolutamente no. La polizia mi ha fatto la stessa domanda.»

Kate capì che Towers non se la cavava benissimo. Si sforzava molto di nascondere un’emozione, faceva del suo meglio per andare avanti. Odiava usare una tattica del genere, ma pensava che se fosse riuscita a far crollare quella facciata l’uomo sarebbe stato più semplice da interpretare. Sperava pure che in una cittadina delle dimensioni di Estes trovare un assassino fosse un pochino più semplice ottenendo dalla gente risposte emotive. Tattica leggermente sciatta, lo sapeva, ma erano più le volte in cui funzionava che il contrario.

«Quindi mi pare di aver capito che lei e la signorina Bateman eravate legati, giusto?» chiese Kate.

«Sì.»

Udì un tremore nella sua voce, segnale che si stava sforzando tantissimo di non scoppiare a piangere.

«E perché allora è al lavoro stamattina?» chiese DeMarco. «L’ha trovato lei il corpo, esatto?»

«Sì» disse. E poi giunsero le lacrime. Gli si serrò il viso mentre cercava di reprimerle. «Però siamo un’agenzia piccola che sta uscendo da un’estate di successo in una comunità sul lago. Senza di lei c’è una tonnellata di cose che devo sistemare o ci sfuggiranno.»

«Signor Towers» disse DeMarco «io non sono una psicologa, ma lei ha visto il corpo prima di chiunque altro. Può essere una cosa traumatica. Può prendersi un po’ di tempo…»

«Ho in programma di farlo. Scappo di qui alle dieci per prendermi il resto della giornata. È per questo che sono venuto così presto. Odio mettere il lavoro al primo posto, ma dato che adesso lei non c’è più ci sono molte cose in sospeso da sistemare il prima possibile.»

«È in grado di rispondere a qualche domanda difficile?» chiese DeMarco.

«Assolutamente sì. La polizia mi ha detto che si è trattato della seconda agente immobiliare uccisa in sei giorni. Se posso aiutare a trovare il responsabile, sì… chiedetemi qualsiasi cosa.»

«Cosa sa dirci della casa che stava vendendo?» chiese Kate. «Era una proprietà nota? Ha una qualche storia?»

«Non di cui io sia al corrente. È solo una casa qualsiasi.»

«Ha conosciuto gli ex residenti?» chiese DeMarco.

«Non personalmente, no. La proprietà era di Tamara e solamente sua. Però nemmeno lei probabilmente li ha conosciuti, perché era stata venduta a uno che acquista e vende case per lavoro. Non ricordo il nome.»

«Da quanto è sul mercato?» chiese Kate.

«È stata messa sul mercato non appena il nuovo proprietario ha terminato di ristrutturarla – quindi da un paio di settimane circa, credo. È una casa meravigliosa – il che è un peccato.»

«Un peccato?» chiese DeMarco. «E perché?»

«Perché dobbiamo rivelare tutte le informazioni. Se a Estes ci fosse qualcuno che non ha sentito del brutale omicidio, dovremmo dirglielo noi. La cosa rende la casa molto più difficile da vendere. E attualmente ci troviamo in un mercato che vede molte grandi case ferme a raccogliere polvere per mesi.»

«Signor Towers, sa se Tamara aveva una relazione romantica? Non era sposata, giusto?»

«Giusto. E penso che non uscisse con nessuno. Tendeva a essere un po’ riservata sulla cosa. Però dirò che se stava uscendo con qualcuno, io non lo sapevo.»

A Kate dispiacque terribilmente per lui. Stava facendo tutto il possibile per controllarsi, anche se continuavano a scendergli giù per il volto le lacrime. Inoltre dubitava che da lui avrebbero ottenuto informazioni molto utili. Pensava che avrebbero magari potuto utilizzare i registri di Tamara e la sua lista clienti dell’ultimo anno, ma era una richiesta che potevano fare alla donna della reception uscendo. Per quanto riguardava Brett Towers, ne aveva già passate abbastanza.

Ma Kate non voleva dire nulla. Voleva che fosse DeMarco a concludere la conversazione, dato che quello era il suo caso e con lui aveva già parlato.

Apparentemente la ragazza era sulla stessa lunghezza d’onda di Kate. DeMarco si alzò e Kate la imitò.

«Grazie del tempo concessoci, signor Towers» disse. «Forse avremo bisogno di parlare ancora con lei, ma per il momento penso che sia tutto.»

Lui annuì e Kate gli vide il sollievo in volto. Quando uscirono, presentarono una richiesta alla receptionist chiedendole di inviare via email tutti i registri pertinenti visite e vendite e la lista completa dei clienti che Tamara Bateman aveva visto nel corso dell’ultimo anno.

Quando tornarono fuori, Kate si vide puntare istantaneamente al posto di guida. Si corresse all’ultimo minuto e virò a destra, sul lato del passeggero.

DeMarco ridacchiò aprendo la porta del conducente. «Non ti preoccupare, Wise. Puoi guidare e fare domande quando parliamo con la gente. Ti giuro… che non mi pesterai i piedi. Siamo partner, e questo non è più lo show di Kristen DeMarco. E, come ho detto prima, sono contenta di averti con me.»

«Buono a sapersi» disse Kate montando in macchina.

Era la verità; di tutte le persone presenti al momento nella sua vita, DeMarco sembrava la più facile da compiacere. E di conseguenza la cosa la rendeva ancor più felice del suo lavoro. Aveva provato qualcosa di simile nei confronti dei partner del passato e la cosa aveva messo sotto stress il suo matrimonio e il rapporto con Melissa. Lo teneva sempre presente, per assicurarsi di non varcare di nuovo quel confine. Sapeva di essercisi già avvicinata più volte tornata di servizio, però aveva la sensazione di gestire meglio la cosa adesso.

«Ti va di controllare la scena del crimine della prima vittima?» chiese DeMarco.

«È come se fossi nella mia testa.»

DeMarco fece un sussulto scherzoso. «A volte mi chiedo se sarebbe un posto meraviglioso o spaventoso in cui trovarsi.»

«Dipende dalla giornata.»

Kate voleva fare una battuta, ma rimase un pochino allarmata di vedere che c’era un bel po’ di verità nella cosa. Le ultime sei settimane passate senza lavoro e con i soli piaceri di una vita semplice a distrarla erano state piene di giornate buone e cattive – giornate in cui era felice di essere libera dal lavoro e giornate in cui le mancava ferocemente.

E adesso che lavorava di nuovo si sentiva troppo a suo agio… e non sapeva bene se fosse una cosa buona o meno.

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Yosh cheklamasi:
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Litresda chiqarilgan sana:
15 aprel 2020
Hajm:
211 Sahifa 3 illyustratsiayalar
ISBN:
9781094305233
Mualliflik huquqi egasi:
Lukeman Literary Management Ltd
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