Kitobni o'qish: «La figlia dei draghi»
LA FIGLIA DEI DRAGHI
(L’ERA DEGLI STREGONI – LIBRO TERZO)
MORGAN RICE
Morgan Rice
Morgan Rice è autrice numero uno e oggi autrice statunitense campionessa d’incassi delle serie epiche fantasy L’ANELLO DELLO STREGONE, che comprende diciassette libri; della serie campione d’incassi APPUNTI DI UN VAMPIRO, che comprende dodici libri; della serie campione d’incassi LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico che comprende tre libri; della serie epica fantasy RE E STREGONI, che comprende sei libri; della serie epica fantasy DI CORONE E DI GLORIA, che comprende otto libri; della serie epica fantasy UN TRONO PER DUE SORELLE, che comprende otto libri; della serie di fantascienza LE CRONACHE DELL’INVASIONE, che comprende quattro libri; della serie fantasy OLIVER BLUE E LA SCUOLA DEGLI INDOVINI, che comprende quattro libri; della serie fantasy COME FUNZIONA L’ACCIAIO, che comprende quattro libri; e della nuova serie fantasy L’ERA DEGLI STREGONI, che comprende due libri (e altri in arrivo). I libri di Morgan sono disponibili in formato stampa e audio e sono stati tradotti in più di 25 lingue.
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Selezione di lodi a Morgan Rice
“Se credi di non avere più un motivo per vivere dopo la fine della serie L’ANELLO DELLO STREGONE, ti sbagli. In L’ASCESA DEI DRAGHI, Morgan Rice ha inventato quella che promette di essere un’altra serie brillante, immergendoci in un fantasy di troll e draghi, valore, onore, coraggio, magia e fede nel proprio destino. Morgan è riuscita di nuovo a produrre una serie di personaggi forti che ci fa tifare per loro a ogni pagina… Consigliato nella libreria di tutti i lettori che amano i fantasy ben scritti.”
--Books and Movie ReviewsRoberto Mattos
“Un fantasy colmo d’azione che piacerà senz’altro a tutti i fan dei libri precedenti di Morgan Rice, insieme a quelli di lavori come IL CICLO DELL’EREDITÀ di Christopher Paolini…. I fan dello Young Adult divoreranno quest’ultima opera di Rice e pregheranno per leggerne altre.”
--The Wanderer, A Literary Journal (su L’Ascesa dei Draghi)
“Un fantasy vivace che intreccia elementi di mistero e intrigo nella sua trama. Un’impresa da eroi riguarda il coraggio e il raggiungimento di un obiettivo di vita che conduce alla crescita, alla maturità e all’eccellenza… Per coloro che cercano avventure fantasy dense di contenuti, i protagonisti, gli utensili e l’azione forniscono una vigorosa serie di incontri che mette bene a fuoco l’evoluzione di Thor da un bambino con la testa fra le nuvole a un giovane uomo che affronta circostanze impossibili per la sopravvivenza… Solo l’inizio di ciò che promette essere un’epica serie young adult.”
--Midwest Book Review (D. Donovan, eBook Reviewer)
“L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per il successo immediato: trame, contro trame, misteri, cavalieri valorosi e relazioni che nascono e finiscono con cuori spezzati, delusioni e tradimenti. Ti terrà incollato alle pagine per ore e accontenterà persone di ogni età. Consigliato per la libreria di tutti i lettori fantasy.”
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos
“In questo primo libro fatto di azione dell’epica serie fantasy L’Anello dello Stregone (che conta attualmente 14 libri), Rice presenta ai lettori il quattordicenne Thorgrin "Thor" McLeod, il cui sogno è unirsi alla Legione d’Argento, i cavalieri d’élite al servizio del re… Lo stile di scrittura di Rice è compatto e la premessa intrigante.”
--Publishers Weekly
LIBRI DI MORGAN RICE
L’ERA DEGLI STREGONI
IL REGNO DEI DRAGHI (Libro #1)
IL TRONO DEI DRAGHI (Libro #2)
LA FIGLIA DEI DRAGHI (Libro #3)
OLIVER BLUE E LA SCUOLA DEGLI INDOVINI
LA FABBRICA DELLA MAGIA (Libro #1)
LA SFERA DI KANDRA (Libro #2)
GLI OSSIDIANI (Libro #3)
LO SCETTRO DI FUOCO (Libro #4)
LE CRONACHE DELL’INVASIONE
MESSAGGI DALLO SPAZIO (Libro #1)
L’ARRIVO (Libro #2)
L’ASCESA (Libro #3)
IL RITORNO (Libro #4)
COME FUNZIONA L’ACCIAIO
SOLO CHI LO MERITA (Libro #1)
SOLO CHI È VALOROSO (Libro #2)
SOLO CHI È DESTINATO (Libro #3)
UN TRONO PER DUE SORELLE
UN TRONO PER DUE SORELLE (Libro #1)
UNA CORTE DI LADRI (Libro #2)
UNA CANZONE PER GLI ORFANI (Libro #3)
UN LAMENTO FUNEBRE PER PRINCIPI (Libro #4)
UN GIOIELLO PER I REGNANTI (Libro #5)
UN BACIO PER LE REGINE (Libro #6)
UNA CORONA PER GLI ASSASSINI (Libro #7)
UN ABBRACCIO PER GLI EREDI (Libro #8)
DI CORONE E DI GLORIA
SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1)
FURFANTE, PRIGIONIERA, PRINCIPESSA (Libro #2)
CAVALIERE, EREDE, PRINCIPE (Libro #3)
RIBELLE, PEDINA, RE (Libro #4)
SOLDATO, FRATELLO, STREGONE (Libro #5)
EROINA, TRADITRICE, FIGLIA (Libro #6)
SOVRANA, RIVALE, ESILIATA (Libro #7)
VINCITORE, VINTO, FIGLIO (Libro #8)
RE E STREGONI
L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1)
L’ASCESA DEL PRODE (Libro #2)
IL PESO DELL’ONORE (Libro #3)
LA FORGIA DEL VALORE (Libro #4)
IL REGNO DELLE OMBRE (Libro #5)
LA NOTTE DEI PRODI (Libro #6)
RE E STREGONI: UN RACCONTO BREVE
L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
GIURAMENTO FRATERNO (Libro #14)
SOGNO DA MORTALI (Libro #15)
GIOSTRA DI CAVALIERI (Libro #16)
IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17)
LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA
ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI (Libro #1)
ARENA DUE (Libro #2)
ARENA TRE (Libro #3)
LA CADUTA DEI VAMPIRI
PRIMA DELL’ALBA (Libro #1)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
PROMESSA (Libro #6)
SPOSA (Libro #7)
TROVATA (Libro #8)
RISORTA (Libro #9)
BRAMATA (Libro #10)
PRESCELTA (Libro #11)
OSSESSIONATA (Libro #12)
Sapevate che ho scritto tantissime serie? Se non le avete lette tutte, cliccate sull’immagine qua sotto e scaricate il primo libro di una di esse!
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Copyright © 2020 di Morgan Rice. Tutti i diritti sono riservati. Eccetto come consentito dal Copyright Act del 1976 degli Stati Uniti d’America, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in nessuna forma e mediante alcun mezzo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previo consenso dell’autrice. La licenza di questo ebook è concessa solo per uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto, né ceduto a terzi. Se si desidera condividere questo libro con un’altra persona, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se si sta leggendo questo libro senza averlo acquistato, o se non è stato acquistato per uso personale, si prega di restituire la copia e acquistarne una propria. Grazie per rispettare il duro lavoro di quest’autrice. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono utilizzati a puro scopo di intrattenimento. Qualsiasi richiamo a persone reali, viventi o meno, è puramente casuale. Copyright dell’immagine di copertina di Aphelleon, usata secondo la licenza di istockphoto.com.
CAPITOLO PRIMO
La Regina Aethe era inginocchiata accanto al letto di suo marito e osservava il suo corpo immobile dietro alle lacrime, mentre il mondo le collassava addosso. Aveva perso traccia del tempo che aveva trascorso lì; il suo dolore faceva sfumare il giorno nella notte e viceversa, e accettava il cibo solo quando le domestiche la imploravano di mangiare, ma appariva come cenere anche allora.
La stanza era ricca nel suo sfarzo, con arazzi sistemati sulle pareti e mobili costruiti con i legni più pregiati, provenienti da ogni angolo del Regno del Nord. Niente di tutto ciò faceva una qualche differenza, né le tazze indorate, né i capi di seta, niente. Sembrava tutto grigio e cupo mentre Godwin giaceva inerte sul letto.
“Quando si sveglierà?” chiese al Dottor Jarran, che non faceva altro che scuotere la testa e tendere le dita grassottelle.
“Ho trattato le sue ferite al meglio che potevo,” rispose l’uomo. “Oltre a questo, mi dispiace mia Regina, ma non ho altre risposte.”
“Allora qual è la tua utilità qui?” domandò Aethe, mentre la rabbia si imponeva sulla sofferenza, sembrando l’unica cosa d’aiuto adesso. “Non hai potuto aiutare mia figlia. Non puoi aiutare mio marito. A cosa servi? Esci! Torna a cucire ferite e curare sciocche malattie!”
Era dura, ma tutto sembrava duro in quel momento. Il mondo intero era diventato un luogo di cime affilate e ombre tetre che le sottraeva le energie, rendendole difficoltoso persino tenersi in piedi. Non c’era nessuno che poteva darle conforto allora. Nonostante suo marito fosse circondato di guardie e domestici, Aethe si sentiva sola come fosse abbandonata nel mezzo di una pianura aperta.
“Perché nessuno può aiutarlo?” domandò, inginocchiandosi di nuovo accanto al letto, ma nessuno rispose. Nessuno osò farlo. Un pensiero disperato la raggiunse. “Dov’è il Maestro Grey?”
Quella era forse una domanda alla quale nessuno poteva dare risposta. Chi poteva sapere dove fosse il mago, o cosa stesse facendo? Aethe andò a una delle finestre della stanza, e persino quello richiese uno sforzo; fissò fuori la torre annessa al castello, cercando di scorgere l’uomo. Certo, non c’era niente, nessuno era lì seduto, in attesa di salvare Godwin.
Rivolse lo sguardo verso Royalsport, che si dispiegava sotto di lei. I corsi d’acqua erano in alta marea adesso e dividevano il regno nelle sue varie isole, ciascuna ospitante un distretto della città. Le mura racchiudevano gran parte di essa, ma una porzione si riversava al di là della cinta, come lo stomaco di un uomo grasso si ripiega oltre la cintura. I quartieri poveri giacevano a ridosso delle mura e si estendevano nella campagna retrostante. Le grandi Case si ergevano su tutto il resto: la struttura quadrata della Casa dei Commercianti svettava sul mercato, i colori sgargianti della Casa dei Sospiri sulla zona dei teatri, la Casa degli Accademici si innalzava in guglie intrecciate e la Casa delle Armi eruttava fumo come se le sue fornaci stessero preparando altre armi per la violenza.
Da dove si trovava, Aethe poteva già avvistare i segnali di quella violenza, i cavalieri e i soldati che preparavano i loro accampamenti fuori dalla città, le folle nelle strade che inglobavano più uomini sanguinari del solito. C’erano forze nobili così come quelle del Re, perché ovviamente ciascun duca o conte aveva dozzine di soldati con sé, pronti a eseguire i suoi ordini.
Aethe dette le spalle a quello scenario; non poteva sostenere ancora quella vista. Non poteva più sopportare niente di tutto ciò.
“Alzati, marito mio,” disse dolce, tornando al letto e appollaiandosi lì sopra. “Il tuo regno ha bisogno di te.” Si abbassò e gli sfiorò la fronte con le labbra. “Io ho bisogno di te.”
Suo marito non era l’uomo che era stato un tempo, e non solo perché l’età gli aveva ingrigito i capelli e smussato i muscoli, ammorbidendoli e coprendoli di massa grassa. Aethe era ormai abituata a questo, conosceva bene quei cambiamenti in lui, come conosceva ogni ruga e capello bianco comparsi sul suo stesso corpo. No, questo aveva più a che vedere con il suo pallore, con la sua pelle grigia ormai quasi quanto la sua barba, con il suo respiro così lieve da essere quasi assente. Era doloroso vederlo ridotto così.
Era troppo doloroso, in quel momento. Non poteva assistere a tutto ciò, non più.
“Non possiamo perderti,” disse Aethe. “Rodry… tuo figlio è morto, Godwin.” Ad Aethe non era mai interessato molto dei figli di Godwin, perché erano un promemoria del suo primo matrimonio e di quanto aveva amato di più la sua prima moglie; ma, di essi, Rodry era stato il migliore. Greave era strano e ossessionato dai suoi libri, mentre Vars era… Aethe sussultò. “E… in quanto alle mie figlie, Nerra è scomparsa ed Erin si è gettata in battaglia come fosse un giovanotto.”
Almeno avevano riavuto Lenore. Lei era tornata, ed era salva e sposata, nonostante non avrebbe mai dovuto trovarsi in pericolo, né avrebbe dovuto essere stata catturata, in primo luogo. Aethe doveva solo sperare che il suo matrimonio con Finnal fosse felice; confidava che lo fosse, nonostante il nervosismo di sua figlia prima delle nozze.
Per ora, però, avrebbero dovuto affrontare la minaccia dal Regno del Sud. Aethe aveva sempre pensato che nessun esercito potesse attraversare le spietate acque del fiume Slate, ma adesso tutti stavano dicendo che una forza stava penetrando il regno da est, tramite l’Isola di Leveros.
“Ti prego, svegliati,” disse, stringendo la mano di Godwin. “Temo che accadranno cose molto brutte, se non lo fai.”
“Non c’è niente da temere,” disse una voce dalla soglia. “Ho tutto sotto controllo, in quanto reggente.”
La Regina Aethe si voltò, mentre Vars entrava nella stanza.
Era dura esprimere quanto poco sembrasse un re il figlio di suo marito. Indossava un cerchietto d’oro, ma era più minuto di suo marito, appariva più debole, con quei suoi capelli di un castano spento e torbido e i tratti anonimi. I suoi indumenti erano raffinati, ma erano macchiati di vino. Oltre a questo, c’era qualcosa in Vars che non le era mai piaciuto. Di certo Godwin non avrebbe mai voluto che fosse lui a sostituirlo al trono.
“Come siamo arrivati a questo?” chiese Aethe, consapevole che Vars doveva condividere il suo dolore, nonostante fossero minime le altre cose in comune. “Come hanno potuto portare mia figlia a sud e uccidere tuo fratello? Com’è potuto cadere tuo padre, proprio nel momento in cui il Regno del Sud ci sta attaccando?”
Quella era la parte che accresceva di più il lutto di Aethe. Suo marito caduto in combattimento sarebbe stato abbastanza terribile di per sé, ma tutti quegli eventi insieme erano davvero troppi. Pareva che l’avessero distrutta, senza lasciare niente intatto. La menzione degli accadimenti sembrò scuotere anche Vars, quasi come avesse ricevuto un colpo.
“Non possiamo comprendere queste cose,” replicò lui. Con sorpresa di Aethe, le andò accanto e le posò una mano sulla spalla. “Sospetto che sia stato tutto tramato dal Regno del Sud. Sì, se c’è un colpevole, sono senz’altro loro.”
“Per me lo sono,” replicò Aethe, sentendo la rabbia arderle dentro; una fiamma che pareva capace di consumarla del tutto se glielo avesse concesso. “Dopo tutto ciò che hanno fatto, li farei scomparire dalla faccia della terra se potessi!”
“Sono così tanti i motivi per cui odiarli,” affermò Vars.
“L’uccisione di tuo fratello, il rapimento di tua sorella…”
“Sì,” rispose Vars. “Almeno ha sposato Finnal adesso.”
“È vero,” replicò Aethe, e sentì un poco di sollievo all’idea. Sapeva che Lenore era stata nervosa prima delle nozze, ma era certa che sua figlia sarebbe presto stata felice. “E Godwin…”
“Faremo tutto il possibile per riportarlo fra noi,” intervenne Vars. “Tutto il necessario.”
“Puoi… puoi trovare il Maestro Grey?” domandò lei. “Il dottore non può farci niente, quindi forse lui…”
“Lo farò convocare,” rispose Vars. “E, nel frattempo, terrò tutto sotto controllo qui.”
“Io ti aiuterò,” replicò Aethe. “Qualsiasi cosa ti serva. Terremo al sicuro il regno insieme. Per Godwin.”
Poté avvertire le lacrime precipitare giù e si sentì quasi cadere per la debolezza dovuta al lutto.
“Non sarà necessario,” disse Vars.
“Ma Vars…” esordì Aethe. Aveva bisogno di un compito che la facesse sentire utile, che la facesse sentire di nuovo parte delle cose.
“La moglie di mio padre è chiaramente sconvolta,” affermò Vars, girandosi verso un paio di guardie. Non la chiamò la regina, notò Aethe. “Ha bisogno di riposare. Portatela ai suoi alloggi e fate in modo che non venga disturbata.”
“Che cosa?” domandò Aethe. “Non ho bisogno di andare da nessuna parte.”
“Sì invece,” insistette Vars. “Sei stanca, sei sconvolta. Vai a riposare; è per il tuo bene.”
Il problema era che più protestava, più appariva come nient’altro che una moglie afflitta dal dolore. Le guardie la raggiunsero, afferrandola per le braccia. Si dimenò per liberarsi dalla presa, determinata a camminare da sola, ma non poté fermare le lacrime che iniziarono a scivolarle giù per il volto. Lanciò uno sguardo a Vars, in piedi su suo marito. Come poteva stare accadendo tutto ciò?
E, ancora più importante, che disastro significava per il regno?
CAPITOLO SECONDO
Quasi nello stesso momento in cui era arrivata quando era solo un bambino, Vars aveva desiderato poter mandare via Aethe. La moglie di suo padre, il suo rimpiazzo della madre di Vars, era stata il fulcro di così tante delusioni nella sua vita. Aveva sussurrato all’orecchio di suo padre per più tempo di quanto riuscisse a ricordare, dicendogli che Vars era debole, codardo, oppure indegno, e che dovevano governare le sue figlie.
L’aveva insinuato persino nella loro conversazione poco prima. Aveva fatto delle domande sul come Lenore si fosse ritrovata sola, e quello ovviamente suggeriva che sospettasse che Vars era venuto in qualche modo meno ai suoi doveri di scorta. Aveva suggerito che la sua discendenza poteva aiutare a gestire il lavoro del regno, e Vars sapeva bene come chiunque altro che quello era solo un modo velato per dire che avrebbero potuto sottrargli il potere. Adesso, mentre le guardie scortavano via Aethe verso i suoi alloggi, Vars arrischiò un sorrisetto di soddisfazione.
“Che cosa state facendo tutti qui?” domandò, mentre si guardava intorno nella stanza, verso i domestici e le guardie. Per quanto poteva vedere, erano lì fermi con le mani in mano. “Pensate che mio padre si tirerà su a sedere e vi chiederà un bicchiere di vino, o che vi guiderà tutti all’attacco?”
La maggior parte di loro distolse lo sguardo alle sue parole, come non volessero ascoltarle. Beh, Vars era il reggente adesso, e loro dovevano ascoltarlo.
“Restiamo con il re per lealtà, vostra altezza,” rispose uno dei domestici. “Qualora avesse bisogno del nostro aiuto.”
“Quale aiuto?” domandò Vars. “Ho visto il Dottor Jarran andarsene mentre venivo su. Il suo aiuto è stato sufficiente? No. Neanche il lodato stregone di mio padre ha concluso qualcosa, se non borbottare fra sé e sé nella torre. E adesso tutti voi volete offrirgli il vostro aiuto? Uscite!”
“Ma vostra altezza…”
Vars si rivolse aggressivo al domestico. “Hai parlato di lealtà prima. Io sono il reggente del re e parlo per conto del re. Se sei leale, obbedirai. Mio padre non ha bisogno di essere circondato da guardie o domestici. Andatevene o vi farò uscire da questa stanza con la forza.”
Vars carpì che nessuno di loro apprezzava l’idea di andarsene, ma la verità era che non gli importava. Aveva da tempo scoperto che le persone facevano solo ciò che veniva detto loro. Quelli che parlavano di onore, lealtà o patriottismo, erano semplicemente dei bugiardi, che fingevano di essere molto migliori di lui.
Quando iniziarono a uscire, una delle guardie si fermò. “Che cosa se il re si sveglia, vostra altezza? Non dovrebbe uno di noi vegliare su di lui e informarvi se accade?”
Vars non gridò in faccia all’uomo solo perché non voleva essere visto come un figlio che odiava suo padre, o come uno sciocco che non sapeva controllare il suo regno. Ciò che le persone vedevano era molto più importante della verità, dopotutto.
“Questo non è un compito per nessuno di voi,” replicò lui. “Si tratta di una mansione che potrebbe fare un bambino.” Gli venne un’idea a quel punto. “Chi è il più giovane dei paggi qui?”
“Sarebbe Merin, vostra altezza,” disse uno dei domestici. “Ha undici anni.”
“Undici anni sono abbastanza per restare qui a vedere se mio padre si sveglia, ma sono pochi perché sia utile per qualsiasi altra cosa,” affermò Vars. “Portatelo qui e poi occupatevi dei vostri veri doveri. Siamo nel mezzo di una guerra, dopotutto!”
Quelle parole bastarono a far mettere tutti in marcia, costringendoli a muoversi quando la sola aura di comando di Vars non ci sarebbe riuscita. Li odiava per quello, ma non erano i soli che odiava, certo. Andò al capezzale di suo padre, fissando in basso la mole comatosa di Re Godwin.
Appariva così fragile e grigio; i muscoli del suo corpo erano meno distesi, adesso che giaceva sulla schiena. Gli sembrava più vecchio che mai, e meno spaventoso.
“Questa è pressoché l’unica volta che ricordo, in cui non mi guardi dall’alto per dirmi quanto pensi che sia inutile,” disse Vars. Nonostante suo padre non potesse sentire le sue parole, era comunque bello pronunciarle. Non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgliele se fosse stato sveglio; non avrebbe mai potuto tirarle fuori.
Vars camminò nella stanza, pensando a tutte le cose che avrebbe sempre voluto dire a suo padre, a tutte le cose che aveva in testa, intrappolate dietro alla paura che le aveva sempre tenute lì. Persino adesso, era dura pronunciarle, ma sapendo che suo padre non poteva davvero udirle, era di aiuto comunque esternarle.
“Dicono che potresti vivere o morire,” proseguì Vars. “Sto sperando che tu muoia; è ciò che meriti, dato il genere di padre che sei stato.” Fissò in basso suo padre con odio. Se avesse avuto il coraggio di farlo, avrebbe potuto afferrare un cuscino e trattenerlo giù, sopra al volto di suo padre.
“Sai com’è stato crescere con te come padre?” chiese. “Qualsiasi cosa facessi non andava bene. Rodry era sempre il tuo prediletto. Oh, lui ti piaceva, quando non aggrediva gli ambasciatori. Sono felice che tu abbia saputo che era morto prima che ti accoltellassero. E Nerra… cosa deve aver provato quando è dovuta andarsene?”
Non ci fu nessuna risposta, ovviamente, neanche un accenno di risposta dai tratti flosci di suo padre. In un certo senso, quello era persino più irritante.
“Quando mia madre è morta, sei stato così veloce a trovarti una nuova moglie,” affermò Vars. “I tuoi figli avevano bisogno di te, io avevo bisogno di te, ma tu hai sposato Aethe e hai messo al mondo le tue adorate figlie.”
Si ritrovò a pensare a tutte le volte in cui suo padre lo aveva trascurato per ricoprire di attenzioni Nerra, Lenore e persino Erin.
“Hai dato così tanta importanza a Lenore e al suo stupido matrimonio, non è vero? Hai riposto così tante speranze in lei. Sai perché adesso sei qui inerme? Sai perché è stata rapita in primo luogo?” Vars si fermò, chinandosi verso suo padre, abbastanza vicino da poter sussurrare. “L’hanno presa perché ho portato i miei uomini nella direzione sbagliata. Non volevo sprecare il mio tempo a farle da guardia del corpo, quando io ero quello più prossimo al trono. Non volevo restare lì seduto mentre la principessa perfetta si aggirava per il regno, ricevendo elogi e adulazioni. L’ho lasciata sola e gli uomini di Ravin l’hanno catturata, e Rodry è morto per salvarla.”
Vars si stirò, sentendo una profonda soddisfazione per essere finalmente riuscito a dire a suo padre tutto ciò che aveva dovuto trattenere tanto tempo.
“Mi hai sempre e solo umiliato,” continuò Vars. “Ma guardami adesso. Sono quello che ha sempre fatto cosa voleva, che ha passato il suo tempo nella Casa dei Sospiri e nelle locande, invece che nella tua amata Casa delle Armi. Eppure ci sono io al comando adesso, e ho intenzione di trarne il massimo vantaggio.”
Udì un colpo alla porta della stanza a quel punto. Un domestico entrò, scortando un ragazzino, biondo e dal viso paffuto. Indossava una camicia, una tunica e delle brache blu e dorate, com’erano i colori del regno. Sembrava nervoso di essere in presenza di Vars, mentre faceva un inchino indeciso. In quel momento, si accorse che una delle sue mani era piccola e storta, forse per un qualche incidente di molto tempo prima. Non gli importava.
“Sei Merin?” domandò Vars.
“Sì, vostra altezza,” rispose il ragazzino con una flebile voce spaventata.
“Sai come mai sei qui?” chiese Vars.
Il ragazzino scosse la testa, chiaramente adesso troppo spaventato per parlare.
“Devi vegliare su mio padre. Gli porterai i pasti, lo laverai e starai qui a vedere se si sveglia.” Non chiese al giovane se poteva o non poteva fare tutto; non era un suo problema. “Hai capito?”
“S-sì, vostra…”
“Bene,” lo interruppe Vars. Non aveva alcun interesse in ciò che un ragazzino di quel genere aveva da dire, ma solo nell’accertarsi che l’umiliazione di suo padre fosse completa. Che vivesse o morisse, non gli interessava. Se suo padre fosse sopravvissuto, Vars avrebbe avuto la piccola vendetta di avergli fatto tutto ciò; se invece fosse morto, avrebbe saputo di aver reso un poco peggiori gli ultimi giorni di quel vecchio stolto.
Rivolse l’attenzione all’altro domestico laggiù, un uomo che spostava nervosamente il peso da una gamba all’altra. “Che cosa ci fai qui?” domandò. “Pensavo di aver detto a tutti voi di dedicarvi ai vostri normali doveri.”
“Sì, vostra altezza,” replicò l’uomo. “Sono venuto perché… perché la vostra presenza è richiesta.”
“Richiesta?” chiese Vars e allungò una mano, afferrando l’uomo dalla camicia. Era abbastanza facile farlo, sapendo che il domestico non avrebbe mai osato reagire. Sarebbe stato tradimento, dopotutto. “Sono il reggente del re. Le persone non devono richiedermi niente.”
“Perdonatemi, vostra altezza,” ribatté l’uomo. “Questa… questa è la parola che hanno usato quando mi hanno mandato a prendervi.”
Prendervi era quasi brutta quanto richiesta. Vars prese in considerazione di sferrare un pugno a quell’uomo, ma si trattenne solo perché quello poteva fargli dimenticare il suo posto, e Vars non aveva alcuna voglia di essere colpito in reazione, qualsiasi potesse essere poi la sua vendetta.
“Chi ti ha mandato e perché?” domandò Vars. “Chi pensa di poter dare ordini nel mio castello?”
“I nobili, vostra altezza,” rispose il domestico. “Hanno richiesto…” Sembrava che stesse richiamando le parole che gli era stato detto di riportare. “…richiesto una conferenza per discutere l’invasione dal Regno del Sud e per decidere collettivamente come rispondere. I nobili sono qui e anche i cavalieri. La conferenza sta avendo luogo nella Grande Sala, proprio mentre parliamo.”
Vars spinse via quell’uomo, mentre la rabbia improvvisamente gli ardeva dentro. Come osavano? Come osavano fare una cosa del genere e cercare di sminuirlo quando lui era al comando del regno?
Poteva comprendere ciò che stavano facendo, anche senza che gli venisse detto. I suoi nobili lo stavano testando, lo stavano trattando come se non fosse un vero re, come se non fosse un governatore potente come suo padre. Stavano cercando di renderlo qualcuno che potevano comandare e controllare, un domestico più che un governatore. Pensavano di potergli dire dove doveva essere e quando, di decidere le cose fra loro, riducendolo a nient’altro che un corpo incoronato, seduto su un trono.
Beh, presto avrebbero compreso come stavano le cose; Vars avrebbe mostrato loro esattamente quanto si sbagliavano.