Kitobni o'qish: «l’Arrivo »
L’ARRIVO
(LE CRONACHE DELL’INVASIONE -- LIBRO 2)
MORGAN RICE
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA DI
ANNALISA LOVAT
Morgan Rice
Morgan Rice è l’autrice numero uno e campionessa d’incassi della serie epic fantasy L’ANELLO DELLO STREGONE che comprende diciassette libri; della serie campione d’incassi APPUNTI DI UN VAMPIRO che comprende dodici libri; della serie campione d’incassi LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico che comprende tre libri; della serie epic fantasy RE E STREGONI che comprende sei libri; della nuova serie epic fantasy DI CORONE E DI GLORIA che comprende 8 libri; e della nuova serie epic fantasy UN TRONO PER DUE SORELLE, che comprende otto libri (ed è in prosecuzione); e della nuova serie di fantascienza LE CRONACHE DELL’INVASIONE che comprende tre libri (ed è in prosecuzione. I libri di Morgan sono disponibili in formato audio o cartaceo e ci sono traduzioni in 25 lingue.
TRAMUTATA (Libro #1 in Appunti di un Vampiro), ARENA UNO (Libro #1 de La Trilogia della Sopravvivenza) e UN'IMPRESA DA EROI (Libro#1 de L'Anello dello Stregone) e L'ASCESA DEI DRAGHI (Re e Stregoni—Libro #1) sono tutti scaricabili gratuitamente su Google Play!
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Cosa dicono di Morgan Rice
“Se pensavate che non ci fosse più alcuna ragione di vita dopo la fine della serie L’ANELLO DELLO STREGONE, vi sbagliavate. In L’ASCESA DEI DRAGHI Morgan Rice è arrivata a ciò che promette di essere un’altra brillante saga, immergendoci in un mondo fantastico fatto di troll e draghi, di valore, onore e coraggio, magia e fede nel proprio destino. Morgan è riuscita di nuovo a creare un forte insieme di personaggi che ci faranno tifare per loro pagina dopo pagina… Consigliato per la biblioteca permanente di tutti i lettori amanti dei fantasy ben scritti.”
--Books and Movie Reviews
Roberto Mattos
“Un fantasy pieno zeppo di azione che sicuramente verrà apprezzato dai fan dei precedenti romanzi di Morgan Rice insieme ai sostenitori di opere come il CICLO DELL’EREDITÀ di Christopher Paolini... Amanti del fantasy per ragazzi divoreranno quest'ultima opera della Rice e imploreranno di averne ancora.”
--The Wanderer, A Literary Journal (Parlando de L'Ascesa dei Draghi)
“Un meraviglioso fantasy nel quale si intrecciano elementi di mistero e intrigo. Un’impresa da eroi parla della presa di coraggio e della realizzazione di uno scopo di vita che porta alla crescita, alla maturità e all’eccellenza… Per quelli che cercano corpose avventure fantasy: qui i protagonisti, gli stratagemmi e l’azione forniscono un vigoroso insieme di incontri che ben si concentrano sull’evoluzione di Thor da ragazzino sognatore e giovane che affronta l’impossibile pur di sopravvivere… Solo l’inizio di ciò che promette di essere una serie epica per ragazzi.”
--Midwest Book Review (D. Donovan, eBook Reviewer)
“L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per un successo immediato: intrighi, complotti, mistero, cavalieri valorosi, storie d’amore che fioriscono e cuori spezzati, inganno e tradimento. Una storia che vi terrà incollati al libro per ore e sarà in grado di riscuotere l’interesse di persone di ogni età. Non può mancare sugli scaffali dei lettori di fantasy.”
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos
“In questo primo libro pieno zeppo d’azione della serie epica fantasy L’Anello dello Stregone (che conta attualmente 14 libri), la Rice presenta ai lettori il quattordicenne Thorgrin “Thor” McLeod, il cui sogno è quello di far parte della Legione d’Argento, i migliori cavalieri al servizio del re… Lo stile narrativo della Rice è solido e le premesse sono intriganti.”
--Publishers Weekly
Libri di Morgan Rice
LE CRONACHE DELL’INVASIONE
MESSAGGI DALLO SPAZIO (Libro #1)
L’ARRIVO (Libro #2)
L’ASCESA (Libro #3)
COME FUNZIONA L’ACCIAIO
SOLO CHI LO MERITA (Libro #1)
UN TRONO PER DUE SORELLE
UN TRONO PER DUE SORELLE (Libro #1)
UNA CORTE DI LADRI (Libro #2)
UNA CANZONE PER GLI ORFANI (Libro #3)
UN LAMENTO FUNEBRE PER PRINCIPI (Libro #4)
UN GIOIELLO PER I REGNANTI (LIBRO #5)
UN BACIO PER LE REGINE (LIBRO #6)
UNA CORONA PER GLI ASSASSINI (Libro #7)
UN ABBRACCIO PER LE EREDI (Libro #8)
DI CORONE E DI GLORIA
SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1)
FURFANTE, PRIGIONIERA, PRINCIPESSA (Libro #2)
CAVALIERE, EREDE, PRINCIPE (Libro #3)
RIBELLE, PEDINA, RE (Libro #4)
SOLDATO, FRATELLO, STREGONE (Libro #5)
EROINA, TRADITRICE, FIGLIA (Libro #6)
SOVRANA, RIVALE, ESILIATA (Libro #7)
VINCITORE, VINTO, FIGLIO (Libro #8)
RE E STREGONI
L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1)
L’ASCESA DEL PRODE (Libro #2)
IL PESO DELL’ONORE (Libro #3)
LA FORGIA DEL VALORE (Libro #4)
IL REGNO DELLE OMBRE (Libro #5)
LA NOTTE DEI PRODI (Libro #6)
L’ANELLO DELLO STREGONE
UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE (Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D’ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
REGNO D’ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
GIURAMENTO FRATERNO (Libro #14)
SOGNO DA MORTALI (Libro #15)
GIOSTRA DI CAVALIERI (Libro #16)
IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17)
LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA
ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI (Libro #1)
ARENA DUE (Libro #2)
ARENA TRE (Libro #3)
VAMPIRO, CADUTO
PRIMA DELL’ALBA (Libro #1)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA (Libro #1)
AMATA (Libro #2)
TRADITA (Libro #3)
DESTINATA (Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
PROMESSA (Libro #6)
SPOSA (Libro #7)
TROVATA (Libro #8)
RISORTA (Libro #9)
BRAMATA (Libro #10)
PRESCELTA (Libro #11)
OSSESSIONATA (Libro #12)
Sapevate che ho scritto tantissime serie? Se non le avete lette tutte, cliccate sull’immagine qua sotto e scaricate il primo libro di una di esse!
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Copyright © 2018 by Morgan Rice. All rights reserved. Except as permitted under the U.S. Copyright Act of 1976, no part of this publication may be reproduced, distributed or transmitted in any form or by any means, or stored in a database or retrieval system, without the prior permission of the author. This ebook is licensed for your personal enjoyment only. This ebook may not be re-sold or given away to other people. If you would like to share this book with another person, please purchase an additional copy for each recipient. If you’re reading this book and did not purchase it, or it was not purchased for your use only, then please return it and purchase your own copy. Thank you for respecting the hard work of this author. This is a work of fiction. Names, characters, businesses, organizations, places, events, and incidents either are the product of the author’s imagination or are used fictionally. Any resemblance to actual persons, living or dead, is entirely coincidental.
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO UNO
Kevin diede un colpo alla parete di monitor nel bunker, in parte per la frustrazione e in parte perché l’aveva vista funzionare in TV. Però qui non funzionava, e questo non faceva che alimentare la frustrazione che provava.
“Non possono starsene così vuoti e basta,” insistette. Quei sistemi non erano forse progettati per sopravvivere praticamente a tutto? “Non adesso, non così.”
Non quando avevano appena visto il mondo che pareva essere sul punto di finire, con la gente che si raggruppava mentre delle navicelle aliene volavano su di loro. Accanto a lui Luna stava fissando gli schermi come se si aspettasse che si riaccendessero da un momento all’altro, o forse solo perché si stava immaginando i propri genitori là fuori da qualche parte, mentre salivano su una navicella aliena.
Kevin le mise un braccio attorno alle spalle, non sicuro se con ciò volesse confortare lei o piuttosto se stesso.
“Pensi che la gente stia bene?” chiese Luna. “Pensi che i miei genitori stiano bene?”
Kevin deglutì pensando alla gente in fila per salire sulle navicelle. C’era di certo anche sua madre da qualche parte in mezzo a loro.
“Lo spero,” rispose.
“Mi sembra così sbagliato,” disse Luna. “Noi siamo al sicuro qui nel bunker mentre tutti gli altri sono incastrati là fuori… quante persone pensi siano state trasformate?”
Kevin pensò al vasto mare di gente che aveva visto sugli schermi prima che si annerissero, e a numeri sempre minori di persone lì presenti per farne rapporto.
“Non lo so, un sacco,” disse.
“Forse tutti,” disse Luna. “Forse siamo gli ultimi rimasti.”
“Dovremmo dare un’occhiata in giro,” disse Kevin. “Forse riusciremo a trovare un modo per riaccendere tutto. Allora potremo vedere.”
Lo disse tanto per tentare di distrarre Luna, quanto perché pensava che ci fosse una speranza nel farlo. Cosa ne sapevano loro di come riparare dei sistemi informatici? Se ci fosse stato lì uno scienziato dell’istituto della NASA… magari la dottoressa Levin… ma erano spariti, proprio come tutti gli altri. Erano stati trasformati da un vapore, diventando cose che avevano dato loro la caccia, inseguendoli.
“Andiamo,” disse a Luna, tirandola gentilmente lontano dallo schermo. “Dobbiamo dare un’occhiata in giro.”
Luna annuì, anche se non sembrava capire molto di tutto questo al momento. “Immagino di sì.”
Si incamminarono attraverso il bunker sotto a Mount Diablo, e Kevin si guardò attorno, sorpreso da tutto quello spazio. Se si fossero aggirati per un posto come quello in un momento diverso, gli sarebbe sembrata un’avventura. Ma data la situazione reale, ogni passo riecheggiante non faceva che ricordargli quanto fossero soli. Quella era un’intera base militare, e loro ne erano gli unici occupanti.
“È una figata,” disse Luna, il suo sorriso troppo brillante per essere vero. “Come entrare di nascosto nei magazzini.”
Ma Kevin poteva dire che non lo stava dicendo con il cuore. Probabilmente stava facendo del proprio meglio per essere la solita Luna, ma quello che le uscì di bocca era troppo piatto per apparire vero.
“Va tutto bene,” disse Kevin. “Non devi fingere con me. Sono…”
Cosa poteva dire? Che anche lui era triste? Non sembrava sufficiente per poter contenere la fine del mondo, o la perdita di tutti coloro che conoscevano, o niente di tutto questo a dire il vero.
“Lo so,” disse Luna. “Sto solo cercando di… avere speranza, immagino. Andiamo, vediamo cosa c’è qui.”
Kevin aveva la sensazione che lei volesse una distrazione, quindi si diressero più a fondo nel bunker. Era uno spazio enorme, che pareva poter ospitare centinaia di persone se ce ne fosse stata la necessità. C’erano tubi e cavi che si addentravano nei suoi meandri, e segni sulle pareti in pittura gialla.
“Guarda,” disse Luna indicando, “c’è una cucina da quella parte.”
Kevin sentì lo stomaco brontolare al pensiero, e anche se la direzione non era proprio quella che avevano preso, entrambi andarono verso il punto indicato. Percorsero un corridoio, poi un altro, sbucando in una cucina che era stata costruita su scala industriale. C’erano dei congelatori disposti in fondo, dietro a delle porte che avrebbero potuto proteggere un caveau, e altre porte che parevano condurre a dei depositi.
“Dovremmo vedere se c’è del cibo là dentro,” suggerì Luna aprendone uno.
Lo spazio oltre la porta era addirittura più grande di quanto Kevin si sarebbe potuto aspettare, pieno zeppo di scatole. Ne aprì una e trovò dei pacchetti argentati sigillati che parevano poter conservare il contenuto per un’eternità.
“C’è abbastanza cibo da nutrirci per una vita intera qui,” disse Kevin, e poi si rese conto di quello che aveva appena detto. “No… voglio dire, non è che dobbiamo restare qui per sempre.”
“E se invece succedesse?” chiese Luna.
Kevin non era sicuro di aver una buona risposta per quella domanda. Non poteva immaginare di vivere per sempre là dentro. Già faceva fatica ad immaginare una vita, figurarsi una notte, trascorsa in un bunker. “Allora immagino che stiamo meglio qui che là fuori. Almeno siamo al sicuro.”
“Immagino di sì,” disse Luna dando alle pareti che li circondavano un’occhiata che pareva valutare quanto spesse fossero. “Al sicuro, sì.”
“Dovremmo vedere cos’altro c’è qui,” disse Kevin. “Se dovremo restare qui, ci serviranno altre cose. Acqua, posti per dormire, aria fresca. Un modo per comunicare con l’esterno.”
Li contò sulle dita mentre li pensava a voce alta.
“Dovremmo anche vedere se ci sono altri modi per entrare o uscire,” disse Luna. “Dobbiamo essere certi che nessun altro possa accedere.”
Kevin annuì, perché quello gli pareva un punto importante. Iniziarono a perlustrare il bunker, usando la cucina come una sorta di base, andando avanti e indietro da lì alla stanza principale di controllo, che sembrava stranamente silenziosa senza niente sui suoi schermi.
C’era un’altra stanza lì accanto che era piena di equipaggiamento per le comunicazioni. Kevin vide radio e computer. C’era addirittura qualcosa che assomigliava a un vecchio telegrafo in un angolo, come se la gente lì non si fosse fidata che le attrezzature moderne si sarebbero trovate lì quando ne avessero avuto bisogno.
“Hanno tanta di quella roba,” disse Luna, premendo un pulsante e ottenendo in risposta un’esplosione di rumore.
“Siamo noi ad avere tanta di quella roba adesso,” sottolineò Kevin. “Magari se ci sono altre persone là fuori, saremo in grado di comunicare con loro.”
Luna si guardò attorno. “Pensi che siano rimaste altre persone? E se ci fossimo solo noi?”
Kevin non aveva idea di cosa dire. Se fosse rimasto intrappolato come una delle ultime persone rimaste al mondo, non ci sarebbe stato nessun’altro con cui avrebbe voluto condividere quel momento che con la sua migliore amica. Lo stesso però doveva credere che ci fossero altre persone là fuori da qualche parte. Doveva crederlo.
“Devono esserci altre persone da qualche parte,” disse. “Ci sono altri bunker e cose, e altre persone avranno capito ciò che stava accadendo. C’erano persone che trasmettevano immagini, quindi devono aver capito quello che stava succedendo.”
“Ma gli schermi si sono oscurati,” sottolineò Luna. “Non sappiamo se sono ancora là fuori.”
Kevin deglutì a quel pensiero. Aveva dato per scontato che il segnale si fosse solo interrotto, ma se quello non fosse stato il segnale? E se fossero sparite anche le persone che lo inviavano?
Scosse la testa. “Non possiamo pensare così,” disse. “Dobbiamo sperare che ci siano altre persone là fuori.”
“Gente che può uccidere gli alieni,” disse Luna con una luce dura negli occhi. Kevin ebbe l’impressione che se lei stessa avesse avuto i mezzi per combatterli, sarebbe andata là fuori in quel preciso istante per cercare di avere la meglio.
Kevin poteva capirla. Era parte del carattere di Luna, parte di quello che gli piaceva così tanto di lei. Lui stesso provava parte di quella stessa rabbia, sentendola ribollire dentro di sé al pensiero di essere stato ingannato dagli alieni, e di tutto ciò che gli avevano portato via.
Aveva bisogno quanto Luna della distrazione offerta dall’esplorazione del bunker, perché l’alternativa era pensare a sua madre, ai suoi amici e a tutti coloro che potevano essere in quel momento sotto a una navicella spaziale aliena.
Continuarono a guardarsi attorno nel bunker, e non gli ci volle molto per trovare quella che sembrava una via d’uscita posteriore. Le parole “Ambiente non sigillato. Solo per fuga di emergenza!” erano riportate sopra a un portello che sembrava il tubo lanciasiluri di un sommergibile, completo di grande maniglia circolare a sigillarlo. Sembrava a malapena grande a sufficienza per il passaggio di una persona, ma ovviamente per lui e Luna significava un sacco di spazio.
“Ambiente non sigillato?” disse Luna. “Cosa pensi voglia dire?”
“Immagino che da questa uscita non ci sia intercapedine?” disse Kevin, insicuro. Le parole lì riportate lo facevano sembrare come qualcosa di fortemente pericoloso da aprire. Forse era proprio così.
“Nessuna intercapedine?”
“La gente non ne vorrebbe una se dovesse uscire rapidamente.”
Vide Luna portare la mano alla maschera anti gas che aveva dovuto indossare per l’intero viaggio fino a lì e che ora stava appesa alla cintura dei suoi jeans. Kevin poteva immaginare cosa stesse pensando.
“Non c’è alcun modo in cui il vapore alieno possa entrare qua dentro,” disse tentando di rassicurarla. Non voleva che Luna avesse paura. “No se non apriamo quella porta.”
“So che è stupido,” disse Luna. “So che probabilmente il vapore non è neanche più là fuori, che ci sono solo le persone di cui si sono impossessati…”
“Ma non ti senti comunque al sicuro?” tentò di indovinare Kevin. Niente gli sembrava sicuro in quel momento, neanche nel bunker.
Luna annuì. “Devo allontanarmi da quella porta.”
Kevin la seguì, ritornando nel bunker, lontano dall’uscita di emergenza. In effetti faceva sentire un po’ più al sicuro anche lui, sapere che tutti e due avrebbero potuto scappare se ce ne fosse stato il bisogno, ma sperava che non sarebbe servito. Avevano bisogno di un posto sicuro in quel momento. Un posto dove potersi nascondere dagli alieni fino a che non fosse stato nuovamente sicuro tornare all’esterno.
O fino a che la sua malattia non l’avesse ucciso. Quello era un pensiero particolarmente orribile. Non percepiva particolari tremori dovuti alla leucodistrofia ora, ma non aveva dubbio che sarebbero tornati, e che sarebbero stati peggiori. Solo il fatto che avevano cose più grandi di cui occuparsi lo costringeva a respingere quei pensieri. Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe voluta un’invasione aliena per far apparire insignificante la sua malattia?
“Penso ci siano delle stanze quaggiù,” disse Luna facendo strada lungo uno dei corridoi. Era così. C’erano degli interi dormitori, con file e file di letti a castello che non erano molto più che semplici telai di metallo, ma alcuni avevano degli oggetti accanto, insieme a materassi e coperte.
“C’era da immaginarsi che alcuni dovevano essere stati qua dentro,” disse Kevin. “Non ha senso che qui non ci sia nessuno.”
Luna scosse la testa. “Saranno usciti ad aiutare. E poi… beh, e prima che capissero che non era una buona idea, gli alieni avranno già preso il controllo su di loro.”
Aveva un certo senso, ma era pur sempre un pensiero orribile.
“Mi mancano i miei genitori,” disse Luna così dal niente, anche se quel pensiero era sempre stato nella sua mente per tutto quel tempo. Neanche il dolore che provava Kevin per la cattura di sua madre non era scomparso, ma solo spinto indietro per il bisogno di continuare a fare delle cose, dal bisogno di stare al sicuro, e di assicurarsi che entrambi rimanessero al sicuro.
“Anche io sento la mancanza di mia mamma,” disse Kevin sedendosi sul bordo della rete di un letto. Trovava impossibile ora poterla ricordare come era stata prima che gli alieni la prendessero. L’immagine che invece gli si presentava costantemente alla mente era di lei sulla soglia di casa loro, controllata dagli alieni, protesa a tentare di afferrarlo.
Luna si sedette su un altro letto. Nessuno di loro ne aveva scelto uno con le coperte. In qualche modo non gli sembrava giusto. Era come se quelle cose fossero appartenute a qualcuno e che i loro proprietari potessero tornare da un momento all’altro.
“Non sono solo i miei genitori,” disse Luna. “Si tratta anche di tutti gli altri ragazzi a scuola, di tutta la gente che conosco. Sono stati tutti presi. Tutti quanti.”
Si mise la testa tra le mani e Kevin si allungò a prenderle una mano, senza dire nulla. Era una cosa enorme anche per lui in quel momento, con il pensiero che tutti là fuori nel mondo erano potenzialmente stati presi dagli alieni. Gente comune, celebrità, amici…
“Non è rimasto nessuno,” disse Luna.
“Pensavo che comunque non ti piacesse la gente,” ribatté Kevin. “Pensavo avessi deciso che la maggior parte delle persone sono stupide.”
Luna sorrise debolmente, ma parve fare uno sforzo. “Preferisco di gran lunga gli stupidi ai controllati dagli alieni.” Fece una pausa per un momento. “Pensi… pensi che la gente tornerà mai normale?”
Kevin non riuscì a guardarla. “Non lo so.” Non vedeva come potesse essere possibile. “Però noi siamo al sicuro. Questo è quello che conta adesso.”
Ma non era vero. Non a lungo termine.
***
Si guardarono attorno nel bunker fino a che trovarono altre coperte e lenzuola, dato che non volevano prendere nulla che fosse già stato sistemato sui letti. Quelli rimasti erano immacolati come se i loro proprietari fossero potuti tornare in qualsiasi momento, sebbene Kevin sperasse che non lo facessero, perché immaginava che ora fossero sotto il controllo degli alieni.
Tornarono alla cucina per il tempo che bastò loro per mettere qualcosa sotto ai denti. Il pacchetto diceva pollo, ma Kevin riuscì a malapena a distinguerne il sapore. Forse era una cosa positiva, a giudicare dall’espressione sul viso di Luna.
“Non mi lamenterò mai più per essere costretta a mangiare verdura,” disse, anche se Kevin sospettava che probabilmente l’avrebbe fatto. Non sarebbe stata Luna altrimenti.
Quando ebbero finite fecero a turno per lavarsi in uno dei bagni del bunker. Avrebbero probabilmente potuto scegliersi un bagno a testa, o due, o anche di più, ma Kevin almeno non voleva ancora stare così lontano da Luna. Anche quando venne il momento di scegliere un letto, ne scelsero due quasi vicini, sebbene avessero l’intero spazio del dormitorio. Era come una piccola isola in mezzo a tutto il resto, e se si sforzava a dovere, Kevin poteva addirittura fare finta che fosse un po’ come andare a dormire da un amico. No, beh, non poteva, non proprio, ma faceva bene anche solo provarci.
Spensero le luci e usarono le torce militari per dirigersi nuovamente al letto. Luna saltò sul materasso in alto della struttura che aveva scelto, mentre Kevin prese il livello sottostante del suo.
“Paura dell’altezza?” chiese Luna.
“Solo non voglio rischiare di avere una visione e cascare a terra,” disse Kevin. Non che avesse avuto alcuna visione dopo quella che l’aveva avvisato dell’invasione. Non che averne una gli avrebbe portato niente di buono. Si trovò a chiedersi che senso avessero avuto le sue visioni se niente di tutto questo era minimamente stato di aiuto.
“Giusto,” disse Luna. “Immagino… sì, immagino che dovresti stare attento.”
“Magari domattina le cose sembreranno migliori,” suggerì Kevin. Non che ci credesse veramente.
“Dovremmo poter vedere per capire se le cose stanno andando meglio o no,” sottolineò Luna.
“Beh, magari saremo in grado di trovare un modo di rivedere le cose,” disse Kevin. Ma anche se ci fossero riusciti, cosa avrebbero visto? Avrebbero visto orde di alieni sparpagliati per il mondo adesso? Un paesaggio desolato con niente a riempirlo?
“Forse escogiteremo cosa fare poi,” suggerì Luna. “Magari sogneremo di un modo di rendere tutta la situazione migliore di adesso.”
“Forse,” disse Kevin, anche se sospettava che ogni sogno lui avesse avuto sarebbe stato dominato dalla vista di quelle persone in silenzio.
“Buonanotte,” disse Kevin.
“Buonanotte.”
A dire il vero a Kevin parve passare un’eternità prima di riuscirsi ad addormentare. Stava sdraiato lì nel buio, ascoltando Luna mentre il suo respiro si faceva più profondo e iniziava a russare in un modo che probabilmente non avrebbe mai ammesso una volta sveglia. Tutto questo sarebbe sembrato molto diverso senza lei lì. Anche se ci fosse stato qualcun altro, Kevin si sarebbe sentito solo, ma dato come stavano le cose…
… Dato come stavano le cose, si sentiva ancora quasi solo, ma almeno Luna era lì a condividere quella solitudine. Kevin non riusciva a prendere le distanze dal pensiero di ciò che era accaduto a sua madre, a tutti, ma almeno sapeva che Luna era al sicuro.
Quei pensieri lo seguirono nel sonno e nei suoi sogni.
Nei suoi sogni Kevin era circondato da tutti coloro che conosceva. C’era sua madre, i suoi compagni di scuola, i suoi insegnanti, la gente della NASA. C’era anche Ted, con l’attrezzatura militare buttata in spalla, e il professor Brewster, il volto accigliato che suggeriva la sua disapprovazione per tutto quello che Kevin aveva fatto.
Le loro espressioni mutarono mentre Kevin li guardava, diventando più aliene che se fossero stata prese da un film di fantascienza. Alcuni di loro avevano la pelle grigia e gli occhi grandi, mentre altri assomigliavano più a insetti con placche di armatura sul corpo. Il professor Brewster aveva dei tentacoli che gli uscivano dalle mani, mentre gli occhi della dottoressa Levin erano sorretti da delle antenne. Avanzavano lentamente verso di lui e Kevin si mise a correre.
Correva attraverso i corridoi dell’istituto della NASA, quasi incapace di tenere testa a tutti loro mentre si riversavano fuori da ogni porta, e anche se aveva vissuto in quei luoghi, Kevin non riusciva a trovare la via d’uscita. Non riusciva a trovare un modo per migliorare la situazione.
Si tuffò in un laboratorio, chiudendosi la porta alle spalle e barricandola con sedie e tavoli, e qualsiasi altra cosa potesse trovare. Lo stesso la gente trasformata fuori dalla stanza si mise a battere contro la porta, i loro pugni che rimbombavano mentre, per nessun motivo comprensibile a Kevin, un allarme iniziava a suonare…
Kevin si svegliò con un sussulto. Era ancora buio, ma un’occhiata all’ora sul suo telefono gli disse che lo sera solo perché si trovavano sottoterra. Di sottofondo c’era un allarme che stava suonando, un ronzio sordo e costante, mentre sotto di esso si sentiva risuonare una serie di colpi metallici.
Capì che Luna era sveglia, perché fu lei ad accendere le luci.
“Cosa c’è?” chiese Kevin.
Luna lo guardò. “Penso… penso che qualcuno voglia entrare.”