Kitobni o'qish: «Inizio di una Nuova Vita»
Copyright © 2011 di Emma Knight
Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o mezzo, o raccolta in un database o sistema di recupero, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso.
La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questo ebook non potrà essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice.
Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autrice o sono utilizzati a puro scopo d'intrattenimento. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è pura coincidenza.
Libri di Emma Knight
INIZIO DI UNA NUOVA VITA (Libro #1 di Le Leggende del Vampiro)
UNA VERTITA' INASPETTATA (Libro #2 di Le Leggende del Vampiro)
VITA DA VAMPIRA (Libro #3 di Le Leggende del Vampiro)
UN VIAGGIO PERICOLOSO (Libro #4 di Le Leggende del Vampiro)
RITORNO ALLE ORIGINI (Libro #5 di Le Leggende del Vampiro)
UNA RICERCA VITALE (Libro #6 di Le Leggende del Vampiro)
FALLEN (Libro #7 di Le Leggende del Vampiro)
Capitolo Uno
Rachel Wood sedeva nel sedile posteriore della station wagon del 1997 della sua famiglia, odiando la sua vita. Alla sua destra c'era il noioso fratello minore, Mark; alla sua sinistra invece, la sorella maggiore Sarah canticchiava ad alta voce una canzone pop che ascoltava nelle cuffie del suo iPod. Quando il padre inserì la freccia, uscendo per l'ultima volta dall'autostrada, Rachel fece un respiro profondo, trattenne il fiato e poi si lasciò andare in un forte sospiro. Non riusciva a credere che la sua famiglia si stesse trasferendo proprio in quel momento, proprio al suo secondo anno di liceo!
Rachel non riusciva a fare a meno di pensare a tutte le cose che la spaventavano. Che cosa sarebbe accaduto se non fosse riuscita a fare nuove amicizie? E se le persone l'avessero presa in giro? E se non si fosse trovata a proprio agio, o se i vestiti che indossava fossero risultati strani? Era preoccupata che sua sorella la prendesse in giro nei corridoi, e suo fratello la mettesse in imbarazzo: ancora di più, Rachel era preoccupata dal fatto che i suoi genitori, con il loro atteggiamento autoritario ed all'antica, la mettessero in imbarazzo.
Il padre aveva svoltato a sinistra ed ora stavano percorrendo una lunga strada tortuosa.
E' qui? Rachel si chiese.
L'auto proseguì, entrando nel centro della cittadina. Fuori dal finestrino, la ragazza vide una pizzeria, un negozio di noleggio film, un salone estetico per unghie e un negozio Hallmark, con palloncini e bigliettini esposti nella vetrina.
Mentre l'auto proseguiva lentamente all'interno della cittadina, Rachel notò poche persone: una donna che camminava sul marciapiede, spingendo un passeggino e un uomo con i suoi due figli, che indossavano un completo da calcio, con maglia AYSO blu e nera e scarpe. Rachel poi vide anche un gruppo di ragazzini, uno dei quali indossava una felpa con una tigre stampata sopra, su cui si leggeva “AHS.”
Rachel riconobbe l'acronimo stampato sulla lettera di benvenuto che aveva ricevuto poche settimane prima dall'Apache High School. Sospirò e si chiese se questi potessero essere i suoi nuovi amici.
Rachel guardò i ragazzi molto attentamente e sentì un vuoto allo stomaco. Vederli l'aveva fatta sentire ancora più nervosa per il primo giorno di scuola, che l'indomani avrebbe dovuto affrontare.
Era imbarazzata per quanto il padre guidasse piano in città. Non sa quanto sia fuori moda andare come lumache in città? Rachel pensò. Nascose la testa tra le gambe, mentre sentì che l'auto acquistava velocità.
La famiglia viaggiò per altri cinque minuti, lungo una strada suburbana. La ragazza osservava ogni casa davanti alla quale passavano e rimase sorpresa da ciò che vide. Quelle case erano molto diverse da quelle della sua vecchia città: erano grandi e sfarzose, avevano larghi vialetti d'accesso circolari e alcune avevano persino delle colonne che fiancheggiavano l'accesso al vialetto.
Dove siamo?
Mentre si avvicinavano alla fine della strada, il padre di Rachel frenò. Sarah si tolse le cuffie, e si guardò intorno, forse per la prima volta.
Mark indicò e chiese: “E' questa?”
Il vuoto allo stomaco di Rachel aumentò, mentre si preparava a vedere la sua nuova casa per la prima volta. Si chiese come fosse, come sarebbe stata la sua camera e se avrebbe dovuto dividerla di nuovo con Sarah.
“42 di Pine Road!” il padre di Rachel annunciò ansiosamente.
I pensieri di Rachel furono bruscamente interrotti, mentre entravano nel loro nuovo vialetto d'ingresso.
Siamo a casa.
Rachel esaminò la casa mentre vi entrarono. L'abitazione era diversa dalle altre sulla strada: si trattava di una casa bianca con imposte nere, un edificio più modesto, senza alcuna colonna d'accesso e nessun vialetto d'accesso circolare. Aveva invece, una porta d'entrata rossa, con un grande battente di ottone, a forma di leone.
Rachel uscì dall'auto, fece un altro respiro profondo e afferrò la sua valigia. Corse all'interno, insieme a Sarah e Mark, per vedere le loro camere. Sarah, con una gomitata, superò Rachel, mentre si precipitavano alla porta d'entrata.
“Io prendo la camera più grande!” Sarah gridò.
Sarah corse al piano di sopra, attraversò il corridoio e chiuse dietro di sé la porta della prima camera. Mark superò a sua volta Rachel, facendole cadere la valigia dalle mani, e si precipitò in una delle camere, chiudendo la porta.
Quando Rachel fu in cima alle scale, vide una porta aperta, l'unica porta di una camera rimasta: vi entrò e mise giù il bagaglio. La stanza era piccola, ma almeno le apparteneva. Era contenta di non dover affrontare Sarah e le sue ossessioni musicali.
Pochi istanti dopo, Rachel sentì qualcuno bussare alla porta.
“Sbrigati, è pesante,” la voce della madre di Rachel era soffocata.
“Rachel!”
Rachel aprì la porta e vide sulla soglia sua madre che reggeva una grossa scatola di cartone, su cui era stato scritto Cose di Rachel con un grosso pennarello nero. La madre poggiò la scatola al centro della camera, poi rivolse lo sguardo a Rachel e disse: “Non preoccuparti tesoro, imparerai ad apprezzare questo posto, te lo prometto.”
Rachel scrollò le spalle ed esclamò: “Pazienza.”
La ragazza era andata giù di morale, sin da quando, alcune settimane prima, i suoi le avevano annunciato il trasloco. Era accaduto una sera, mentre trascorreva con la sua famiglia le vacanze estive a Virginia Beach. I genitori erano stati alquanto strani per l'intera durata del viaggio e Rachel aveva avuto la sensazione che stessero nascondendo qualcosa. Inizialmente, aveva creduto che la madre fosse di nuovo incinta, ma non avrebbe mai potuto immaginare che, invece, si trattava di un imminente trasferimento.
Rachel aveva vissuto in Pennsylvania per tutta la vita, nella stessa cittadina, nella stessa casa, e nella stessa camera sin da quando era piccola. Non si era mai aspettata di doversi trasferire, specialmente durante gli anni di liceo.
“Vedremo,” Rachel rispose a sua madre.
La donna uscì dalla camera e chiuse la porta dietro di sé.
BIP BIP BIP.
Rachel guardò fuori dalla finestra e vide un grosso camion bianco, fare retromarcia nel loro vialetto d'accesso; aveva la scritta “Traslochi e Deposito AL” stampata su una fiancata. Il bip cessò, e due uomini vennero fuori dal camion, e aprirono lo sportello posteriore.
Rachel vide uscire scatolone dopo scatolone. Le sembrava che tutta la sua vita fosse stata bruscamente rinchiusa in quegli scatoloni, tutto perché suo padre aveva ottenuto il trasferimento.
Rachel vide i suoi genitori parlare con i traslocatori ed etichettare ciascuno scatolone con adesivi Post-it, così che sapessero esattamente in quale stanza portarli.
Sebbene Rachel fosse furiosa per il trasferimento, era anche ansiosa di vedere la sua nuova casa. Uscì tranquillamente dalla sua camera, e scese le scale. Non voleva che la sua famiglia si accorgesse della sua curiosità e sapesse che sbirciava in giro.
Arrivata in fondo alle scale, girò a sinistra e si diresse nel soggiorno. Vide un camino e due grandi finestre. La mente di Rachel cominciò a vagare, pensando a come festeggiare il Natale in quella stanza, e a come mettere l'albero proprio nell'angolo e infine decorarlo. La stanza ora appariva molto spoglia, tranne per pochi scatoloni disposti lungo la parete.
Rachel continuò a vagare per il soggiorno, che era unito ad un'altra stanza molto luminosa, con un bovindo che si affacciava sul giardino anteriore. Rachel immaginò che si trattasse della camera da pranzo, ma non ne era sicura. Le pareti della stanza erano dipinte di un orrendo marrone.
Superata l'orribile stanza marrone, entrò in cucina. Accese la luce e si guardò intorno. Si sentì depressa alla vista dei mobiletti neri in formica e dei pavimenti scuri di linoleum. C'era un odore di stantio in quella cucina, che acuì ancora di più la mancanza della sua vecchia casa.
Rachel proseguì l'esplorazione delle stanze e dei bagni e sentì un forte senso di vuoto: non avrebbe mai pensato di provare attaccamento nei confronti di una casa. Non si era mai resa conto di quanto fosse attaccata alla sua vecchia casa in Pennsylvania.
Rachel sentì i traslocatori entrare dalla porta d'ingresso, le voci dei genitori che li guidavano con scatoloni, mobilio, sedie, cornici, tv e computer. Aveva visto abbastanza e salì di sopra prima che qualcuno la notasse.
Chiuse la porta della sua camera e si sedette sul pavimento accanto allo scatolone che conteneva le sue cose. Frugò nel suo zaino Kipling, color blu navy, per trovare il suo portachiavi: sapeva di avere un piccolo paio di forbici. Aprì il nastro adesivo sullo scatolone, ansiosa di scoprire come avrebbe trovato il contenuto.
Rachel ricordò quanto fosse stata furiosa di dover impacchettare tutta la sua stanza, e aveva semplicemente gettato le sue cose nello scatolone, senza alcun ordine o attenzione. Quando aprì i lembi di cartone, non fu sorpresa di trovare una grande confusione ad attenderla. Era come se tutta la sua vita fosse stata stipata all'interno di uno scatolone di cartone.
In cima, c'erano alcune fotografie impolverate di lei e del suo gruppo di amici della Pennsylvania. Le mancavano i suoi amici e non riusciva ad immaginare di essersi separata da loro. Non era nel gruppo dei più popolari della scuola, e non lo era mai stata, ma Rachel voleva comunque bene ai suoi amici. Erano semplici, senza grilli per la testa, non facevano drammi.
La foto più in alto, in particolare, non era una delle preferite di Rachel: era stata scattata alla Fiera Olandese la scorsa primavera, un carnevale con giostre e giochi, e le persone indossavano abiti coloniali. Era un evento abbastanza stravagante, ma Rachel lo aspettava ogni anno.
La ragazza estrasse un'altra foto e cominciò a venirle un nodo alla gola. Erano lei e la sua migliore amica Dana, che si abbracciavano sorridenti. Erano inseparabili da anni, e si conoscevano sin dalla quinta elementare. Erano state nelle stesse squadre di pallavolo, tennis e calcio per anni, e stavano sperando di entrare nel gruppo delle cheerleader nell'autunno. Adoravano andare a fare shopping al centro commerciale in Pennsylvania. I loro negozi preferiti erano JCPenney, Aeropostale, Gap e American Eagle. Adoravano anche fare shopping al Wal-Mart, e riuscivano sempre a trovare degli accessori carini lì.
Una lacrima cadde sulla foto. Rachel l'asciugò in fretta, ma lasciò una macchia proprio al centro della foto.
Rachel la mise giù e cominciò a piangere. Odiava quella casa, le mancavano gli amici, era infuriata con i suoi genitori, e non riusciva a immaginare che l'indomani sarebbe stato il suo primo giorno all'Apache High School.
I pensieri di Rachel furono interrotti da una canzone di Britney Spears a tutto volume, che rimbombava attraverso le pareti della sua camera.
Accidenti, non la sopporto.
Rachel si alzò e si diresse verso una porta della stanza, che aveva pensato fosse il suo armadio, lo aprì e vide Sarah lì, che cantava e ballava a ritmo della musica. Il cuore di Rachel crollò davanti a quella scena: avevano un bagno in comune.
“Shame on me, to need release, un-uncontrollably… I I I wanna go o o all the way ay ay takin’ out my freak tonight.”
Rachel non riusciva a crederci; avevano davvero un bagno in comune? Come se le cose potessero andare peggio di così.
Rachel chiuse la porta con violenza. Sarah era l'antitesi di Rachel. Era una ragazza femminile, popolare e amata da tutti. Aveva un bellissimo ragazzo più grande al college, e i due parlavano di sposarsi. Sarah era magra, bionda, con gli occhi azzurri e aveva sempre le unghie perfettamente smaltate. Amava la musica pop, ballare e cantare, e non osava praticare uno sport in cui si prevede il contatto. Sarah era carina e composta, caratteristiche che non definivano affatto Rachel.
No, Rachel era intelligente, con i capelli castani, di peso medio (non magrissima, ma neanche grassa). Era di aspetto decente, ma non si era mai considerata bella. Rachel amava lo sport e stare all'aperto, a contatto con la natura. Era una brava ragazza e rispettava sempre le regole. Aveva un bel gruppo di buoni amici, ma non era in quello popolare. Non aveva mai avuto un ragazzo, sebbene avesse preso svariate cotte.
Per così dire, sostenere che le due non si comprendevano sarebbe stato il minimo. Rachel tornò al suo scatolone e vi frugò all'interno, alla ricerca del suo diario. Scriveva una pagina ogni sera sin dalla seconda media, e quella sera non era intenzionata a interrompere tale abitudine.
Rachel lo trovò stipato in fondo allo scatolone e gli tolse la polvere. Quell'oggetto era la sua vita. Rosso porpora, con un teschio sulla copertina, era spesso e pesante, colmo di note degli amici, matrici di biglietti e immagini attaccate con il nastro adesivo. Rachel portava al collo la chiave per aprire il diario e non la toglieva mai. Era una ragazza molto introversa, e sarebbe morta piuttosto che lasciare che chiunque leggesse il suo diario.
Rachel sollevò il diario, avvicinandolo alla sua collana, e poi lo aprì dopo aver inserito la chiavetta nella serratura a forma di cuore. Era diventata un'esperta nell'aprirla, mentre indossava ancora la chiave.
Estrasse la sua penna preferita dallo scatolone, e si preparò a scrivere:
Caro Diario,
Oggi è stato il giorno peggiore della mia vita. Sono seduta qui, nella mia nuova stanza, frugando tra le foto dei miei amici e mi rendo conto di non averne qui a Westchester. Nessuno. La scuola comincerà domani e io ho paura. Scommetto che nessuno mi rivolgerà la parola. Ho parlato con Dana e tutti andranno alla festa dell'ultimo giorno d'estate stasera, mentre sono seduta qui in questa stanza vuota e fredda. Accidenti, le cose potrebbero andare peggio di così? Scriverò di più domani, per farti sapere come è andata a scuola – se me la sarò cavata.
Con tanto affetto,
Rachel
Rachel mise giù il diario e crollò sul suo morbido letto. Poggiò la testa sul cuscino di piume, e si coprì fino alla testa con la coperta a strisce rosse e bianche. Rachel era troppo stanca per piangere, ma troppo ansiosa di addormentarsi. Restò sveglia, facendo varie ipotesi su come sarebbe potuto andare il giorno successivo. Ogni scenario era peggiore dell'altro.
Circa all'una del mattino, Rachel si addormentò.
Capitolo Due
Rachel balzò fuori dal letto al sussultare della musica latina proveniente dalla sua radiosveglia. Scendendo, cadde sopra vestiti, foto e fogli che aveva accumulato sul pavimento, tentando di organizzare la propria vita. Quando finalmente raggiunse il tasto, la sveglia si azzittì misteriosamente.
Ora che Rachel era stata svegliata così bruscamente, si diresse alla porta del bagno e afferrò la maniglia: chiusa. Rachel bussò, sentendo il rumore della doccia in funzione, e la voce di Sarah, che cantava una canzone di Demi Lovato. La ragazza bussò più forte, sperando che la sorella sentisse.
“Che vuoi? Non senti che sono sotto la doccia?” Sarah disse.
“Per quanto ancora ci starai? Lo sai, devo prepararmi anch'io!” Rachel disse a voce alta, mettendo la faccia sulla fessura della porta.
Rachel aspettò, ma Sarah non rispose.
Rachel tornò alla confusione degli abiti sparpagliati sul suo pavimento. Niente era organizzato: calze spaiate, maglioni, gilé, pantaloncini, jeans e la sua t-shirt preferita dei Rolling Stones, tutto giaceva sparso ai suoi piedi.
Rachel tirò su le tende e aprì la finestra circa a metà, per calibrare la temperatura. Era l'8 settembre, e già poteva sentire la fresca brezza autunnale. Le foglie si muovevano sui grossi alberi fuori dalla sua finestra, e lei fece un profondo respiro nell'aria frizzantina. Fuori dalla finestra, vide un lungo prato con qualche albero situato ai margini. Uno degli alberi aveva un vecchio copertone pendente dai rami e Rachel pensò che fosse opera dei proprietari precedenti. Il prato era di un lieve verde con macchie di marrone ovunque. C'era un piccolo giardino a sinistra, con fiori spontanei ed erbacce. Rachel stette a fissarlo per un istante, poi chiuse la finestra con un grande colpo.
Che cosa indossare? Pensò Rachel.
All'improvviso, ricordò una visita da JCPenney insieme a Dana un mese prima. Quel negozio aveva sempre le cose più carine per l'autunno, alla fine dell'estate, e Rachel e Dana erano andate a fare acquisti in anticipo per la stagione. Rachel ricordò di aver acquistato un bel paio di jeans consumati, con rattoppi e strappi sulle ginocchia. Sapeva che si sarebbero sposati bene con la sua t-shirt degli Stones.
La ragazza sollevò borse e cinture, e le mise nel grosso scatolone delle sue cose. Quei jeans non si trovavano da nessuna parte.
Lei aprì la porta della sua camera e urlò alla madre; “Mamma, dove sono finiti i miei jeans?”
Si mise sull'uscio e aspettò la risposta della madre.
“Come potrei sapere che cosa ne hai fatto dei tuoi vestiti, secondo te? Non prendertela con me, se non riesci a trovarli. Sei l'unica che ha preparato le sue cose sbuffando, non io, tesoro,” la donna le rispose urlando allo stesso modo, in un tono irriverente.
Rachel grugnì e sbatté la porta.
Scorse un altro paio di jeans Levi's blu scuro, proprio sul pavimento. Gli orli, troppo lunghi, erano logori e Rachel non era mai riuscita a farli accorciare. Li provò, appiattendo le pieghe con le mani. Li sentì un po' più stretti di quanto ricordasse, pertanto si abbassò alcune volte, e poi si stese per allungarli.
Strappati. La cucitura del cavallo si era aperta.
In quel momento, partì la musica latina proveniente dalla sua radiosveglia, ma stavolta fu ancora più forte. Rachel camminò a papera con indosso i jeans, cercando l'orologio. Sollevò il suo cappotto invernale bianco della North Face, e trovò la radio. Poggiò la mano sul pulsante, e girò a caso il sintonizzatore.
Rachel si sbottonò i Levi's e se li sfilò dalle gambe. Non si era resa conto di aver messo su qualche chilo dalla scorsa primavera, ma apparentemente le cose stavano così.
Rachel vide un paio di leggings Target, nero sbiadito, arrotolati in una palla sul pavimento. Li indossò, non avendo altre opzioni. (Almeno, nulla che non fosse impacchettato). La cosa positiva dei leggings, pensò Rachel, era che non importava quanti gelati mangiasse, le sarebbero sempre stati.
Rachel raggiunse la sua t-shirt degli Stones e la indossò. Non aveva uno specchio in camera sua, ma sperò che l'outfit fosse adatto.
Raccolse la sua borsa nera di nylon da toiletteria, e bussò di nuovo alla porta del bagno. Nessuna risposta. Rachel girò la maniglia; la porta si aprì e fu assalita da nuvole di vapore che profumavano di docciaschiuma.
Rachel con un pugno eliminò il vapore dallo specchio, facendo un grosso cerchio, così da potersi specchiare. Scrutò nello specchio e vide un piccolo brufolo cominciare a formarsi proprio in mezzo alla fronte. Prese immediatamente il suo Proactiv, si lavò la faccia e applicò il trattamento sulla fronte. Sperava che il brufolo sparisse entro le 8; non voleva essere conosciuta come la nuova ragazza con l'enorme brufolo.
Pensando all'ora, Rachel guardò il suo Swatch rosso e si rese conto di avere soltanto altri venti minuti a disposizione, prima di poter uscire per andare a scuola.
Emise un grande sospiro, e prese la sua borsa del trucco. Aprì il suo fard Urban Decay e lo applicò sulle guance. Poi, aprì il mascara Cover Girl e lo applicò sulle ciglia, un colpo veloce alla volta. Poi, estrasse l'ombretto Maybelline baby blu, e se lo passò sulle palpebre, e chiuse la custodia. Infine mise mano alla spazzola e pettinò i capelli intrecciati e ammassati del letto. Erano ancora un po' arricciati, e senz'altro non era quello che avrebbe sperato per il suo primo giorno di scuola, ma sarebbe dovuto bastare.
Rachel afferrò le sue Converse nere e lo zaino Kipling, e scese di sotto per la colazione.
Quando arrivò in fondo alle scale, poté già sentire Mark e Sarah litigare per chi doveva sedersi davanti in auto, durante il tragitto che li avrebbe accompagnati a scuola.
“Dateci un taglio,” il padre disse in un tono fermo e deciso.
Rachel si diresse rapidamente nella cucina buia e maleodorante, che a lei non piaceva assolutamente, e si sedette a tavola.
Di fronte a lei, c'erano due scatole di cereali, Golden Grahams e Cheerios. Rachel optò per i Golden Grahams, scosse la scatola, ma non venne fuori nulla. Era vuota.
Rachel guardò Mark e Sarah, che stavano allegramente mangiando le loro ciotole di Golden Grahams, che traboccavano dalle ciotole.
“Grazie tante ragazzi,” Rachel disse.
“Fa schifo essere te,” Mark rispose con la bocca piena di cereali.
Rachel si ritrovò obbligata a prendere la scatola di Cheerios, e ne versò un po' nella sua ciotola. Odiava i cheerios semplici. Prese con il cucchiaio un grosso boccone e lo portò alla bocca, cominciando a masticare.
“Allora, ragazzi, siete pronti per il primo giorno?” il papà chiese.
“Sì,” disse Mark. “Prima superiore – liceo, arrivo!”
A Mark il trasloco stava bene, perché stava per cominciare il liceo, e non aveva alcun rimpianto a lasciare la Pennsylvania. Aveva sempre desiderato lasciare quella piccola cittadina ad ogni modo, così era stata una vera fortuna per lui. Non era stato neanche molto difficile per Mark, perché sarebbe stato il suo primo anno di liceo, e quello era molto meglio, che cominciare il secondo. Tutti si aspettano di essere i ragazzi nuovi al primo anno.
Sarah dette un'occhiata al suo Blackberry e sorrise, “Gary vi saluta e vi augura una splendida giornata.”
Il ragazzo di Sarah, Gary, aveva appena cominciato il college alla Skidmore University, il che era stata una fortuna per Sarah, visto che distava soltanto un breve viaggio in treno.
Rachel guardò Sarah e ruotò gli occhi. Non riusciva a comprendere, come sua sorella potesse essere così allegra e positiva per tutto il tempo.
La mamma di Rachel giunse vestita elegantemente in cucina. “Coraggio ragazzi, non vorrete fare tardi il primo giorno. E' ora di andare!” lei disse.
La mamma di Rachel baciò il marito sulla guancia e disse, “Ci vediamo quanto tornerai a casa da lavoro. Ti auguro una magnifica giornata. Ti amo.”
Rachel, Mark e Sarah indossarono tutti le scarpe, afferrarono i propri zaini– a dire il vero, Sarah afferrò la sua borsa da spalla in pelle nera – e si diressero verso l'auto.
Sarah entrò in auto allegramente, passando davanti a Rachel, sedendosi al posto accanto al guidatore, chiuse lo sportello e cominciò a premere i tasti sulla radio. La loro famiglia aveva un'usanza, secondo la quale chiunque occupasse il sedile accanto a quello del guidatore poteva scegliere la stazione radio. Così, Rachel fu costretta ad essere rinchiusa in una bolla di stravagante musica pop, durante il tragitto verso la scuola.
Mentre i Jonas Brothers suonavano alla radio, i nervi di Rachel furono sul punto di saltare. Sentì il corpo irrigidirsi e diventare freddo e sudato. Le restavano soltanto pochi minuti a disposizione, prima di entrare all'Apache High School, per la prima volta.
I minuti sembrarono ore, mentre la madre guidava lungo le ventose strade laterali di Bedford, New York. Rachel guardò fuori dal finestrino, e vide delle auto piene di adolescenti passarle davanti, sorridendo e ridendo. Rachel divenne ancora più nervosa, pensando alla prospettiva di doversi creare delle nuove amicizie.
Per un istante, s'immaginò di stare insieme a tutte le sue nuove amiche in un'auto, ridendo e parlando di ragazzi.
I caldi pensieri di Rachel furono interrotti da un ronzio proveniente dal suo zaino.
1 Nuovo Messaggio:
Rachel aprì il suo Motorola e vide un sms di Dana.
Dana: Buon primo giorno! Ci manchi, Con tanto affetto.
Allegata al messaggio c'era una foto che Dana aveva scattatato con il cellulare, del nuovo gruppo di amici tornati a casa.
Rachel inviò un'emoticon caratterizzato da una faccina sorridente, sebbene esprimesse il contrario di come si sentisse in quel momento.
La mamma di Rachel inserì la freccia, e svoltò per l'ultima volta nel vialetto d'accesso della scuola. Rachel guardò fuori dal finestrino, e scorse una grossa insegna, su cui c'era scritto, Bentornati Studenti dell'AHS.
Mentre l'auto raggiunse lentamente l'ingresso dell'edificio, Rachel poté vedere gruppi di amici che si abbracciavano e si salutavano nel cortile della scuola. Il parcheggio per gli studenti era pieno di BMW, Audi, Mercedes e Saab. Non assomigliava per niente al parcheggio della sua vecchia scuola.
Non appena l'auto si fermò davanti alla scuola, la madre di Rachel frugò nella sua borsa e cercò il portafoglio. Rachel abbassò la testa, così che nessuno potesse vedere la sua faccia. La madre estrasse lentamente dodici dollari, e diede a ognuno di loro quattro dollari.
“Questi sono i vostri soldi per il pranzo. Buona giornata e fate tante nuove amicizie,” la madre disse in una voce estremamente allegra.
Rachel si sentì persino più fuori posto, visto che la loro Station wagon del 1997 era proprio davanti alla porta d'ingresso della scuola. Uscì fuori dall'auto in fretta, così che nessuno potesse ricordare da quale automobile fosse uscita fuori. Salutò velocemente la madre, chiuse lo sportello, ed entrò nel mare di volti nuovi dell'AHS. Avrebbe già voluto che quel giorno fosse finito.