Kitobni o'qish: «Приключения Пиноккио. История деревянной куклы. Уровень 1 / Le avventure di Pinocchio. Storia d’un burattino»

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Адаптация текста, комментарии, упражнения и словарь А. И. Ной


© Ной А. И., адаптация текста, комментарии, упражнения, словарь, 2024

© ООО «Издательство АСТ», 2024

Carlo Collodi
Le avventure di Pinocchio. Storia d’un burattino

1
Come è andato che Maestro Ciliegia, falegname, ha trovato un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino

C’era una volta1 un pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, che d’inverno si mettono nelle stufe per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

Un bel giorno questo pezzo di legno è capitato nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome Mastr’Antonio, sennonché2 tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via3 della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

Appena maestro Ciliegia ha visto quel pezzo di legno, si è rallegrato tutto e ha borbottato a mezza voce:

– Questo legno è capitato a tempo4; voglio fare una gamba di tavolino.

Detto fatto5, ha preso subito l’ascia arrotata per cominciare a levare la scorza e a digrossare; ma quando era lì per lasciare andare la prima asciata, è rimasto col braccio sospeso in aria, perché ha sentito una vocina sottile, che detto:

– Non mi picchiare tanto forte!

Figuratevi come è rimasto quel buon vecchio di maestro Ciliegia!

Ha girato gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non ha visto nessuno! Ha guardato sotto il banco, e nessuno; ha guardato dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; ha guardato nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; ha aperto l’uscio di bottega per dare un’occhiata6 anche sulla strada, e nessuno. O dunque?..

– Ho capito; – ha detto allora ridendo, – si vede che quella vocina me la sono figurata io7. Rimettiamoci a lavorare.

E ha ripreso l’ascia in mano, ha tirato giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.

– Ohi! tu mi hai fatto male! – ha gridato la solita vocina.

Questa volta maestro Ciliegia è restato con gli occhi fuori del capo per la paura, con la bocca spalancata e con la lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana8.

Appena ha riavuto l’uso della parola, ha cominciato a dire:

– Ma di dove è uscita questa vocina che ha detto ohi?.. Eppure qui non c’è anima viva. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco… Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui.

E ha agguantato con tutte e due le mani quel povero pezzo di legno, e ha posto a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.

Poi si è messo in ascolto9, per sentire se c’era qualche vocina. Ha aspettato due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

– Ho capito; – ha detto allora, – si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.

Intanto ha preso in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, ha sentito la solita vocina che gli ha detto ridendo:

– Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!

Questa volta il povero maestro Ciliegia è caduto giù come fulminato. Quando ha riaperto gli occhi, si è trovato seduto per terra.

Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, è diventata turchina dalla gran paura.

2
Maestro Ciliegia regala il pezzo di legno al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali

In quel punto qualcuno ha bussato alla porta.

– Passate pure, – ha detto il falegname, senza aver la forza di rizzarsi in piedi.

Allora è entrato in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato lo chiamavano col soprannome di Polendina10, a motivo della sua parrucca gialla, che somigliava moltissimo alla polendina di granturco.

Geppetto era bizzosissimo. Guai11 a chiamarlo Polendina! Diventava subito una bestia.

– Buon giorno, mastr’Antonio, – ha detto Geppetto. – Che cosa fate per terra?

– Insegno l’abaco alle formicole.

– Buon pro vi faccia.

– Chi vi ha portato da me, compare Geppetto?

– Le gambe. Sappiate, mastr’Antonio, che sono venuto da voi, per chiedervi un favore.

– Eccomi qui, pronto a servirvi, – ha replicato il falegname, rizzandosi su i ginocchi.

– Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea12.

– Sentiamola.

– Ho pensato di fabbricare un bel burattino di legno: ma un burattino meraviglioso, che sa ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un bicchiere di vino: che ve ne pare?

– Bravo Polendina! – ha gridato la solita vocina.

A sentirsi chiamare Polendina, compare Geppetto è diventato rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il falegname, gli ha detto imbestialito:

– Perché mi offendete?

– Chi vi offende?

– Mi avete detto Polendina!..

– Non sono stato io.

– Sta’ un po’ a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.

– No!

– Sì!

– No!

– Sì!

E riscaldandosi sempre più, sono venuti dalle parole ai fatti, si graffiavano e si mordevano.

Finito il combattimento, mastr’Antonio si è trovato fra le mani la parrucca gialla di Geppetto, e Geppetto si è accorto di avere in bocca la parrucca brizzolata del falegname.

– Rendimi la mia parrucca! – ha gridato mastr’Antonio.

– E tu rendimi la mia, e rifacciamo la pace.

I due vecchietti hanno stretto la mano e hanno giurato di rimanere buoni amici per tutta la vita.

– Dunque, compar Geppetto, – ha detto il falegname in segno di pace fatta – qual è il piacere che volete da me?

– Vorrei un po’ di legno per fabbricare il mio burattino; me lo date?

Mastr’Antonio, tutto contento, è andato subito a prendere sul banco quel pezzo di legno. Ma quando era lì per consegnarlo all’amico, il pezzo di legno ha dato uno scossone e è andato a battere con forza negli stinchi del povero Geppetto.

– Ah! gli è con questo bel garbo, mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba? Mi avete quasi azzoppito!..

– Vi giuro che non sono stato io!

– Allora sarò stato io!..

– La colpa è tutta di questo legno…

– Lo so che è del legno: ma siete voi che me l’avete tirato nelle gambe!

– Io non ve l’ho tirato!

– Bugiardo!

– Geppetto non mi offendete; se no vi chiamo Polendina!..

– Asino!

– Polendina!

– Somaro!

– Polendina!

A sentirsi chiamar Polendina, Geppetto si è avventato sul falegname.

A battaglia finita, mastr’Antonio si è trovato due graffi di più sul naso, e quell’altro due bottoni di meno al giubbetto. Hanno pareggiato in questo modo i loro conti, si sono stretti la mano e hanno giurato di rimanere buoni amici per tutta la vita.

Intanto Geppetto ha preso con sé il suo bravo pezzo di legno, ha ringraziato mastr’Antonio, è ritornato zoppicando a casa.

3
Geppetto, tornato a casa, ha cominciato subito a fabbricarsi il burattino e gli ha messo il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino

La casa di Geppetto era una stanzina terrena. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo.

Appena entrato in casa, Geppetto ha preso subito gli arnesi e si è posto a fabbricare il suo burattino.

– Che nome gli metterò? – ha detto fra sé e sé13. – Lo voglio chiamare Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.

Quando ha trovato il nome al suo burattino, allora ha cominciato a lavorare, e ha fatto subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.

Figuratevi la sua meraviglia quando si è accorto che gli occhi si movevano e che lo guardavano.

Geppetto ha detto con accento risentito:

– Occhiacci di legno, perché mi guardate?

Nessuno ha risposto.

Allora, dopo gli occhi, ha fatto il naso; ma il naso, appena fatto, è cominciato a crescere: e cresci, cresci, cresci, è diventato in pochi minuti un nasone.

Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciava, e più quel naso diventava lungo.

Dopo il naso ha fatto la bocca.

La bocca non era ancora finita di fare, che ha cominciato subito a ridere.

– Smetti di ridere! – ha detto Geppetto impermalito; ma era come dire al muro.

– Smetti di ridere, ti ripeto! – ha urlato con voce minacciosa.

Allora la bocca ha smesso di ridere, ma ha cacciato fuori14 tutta la lingua.

Geppetto, per non guastare i fatti suoi, ha finto di non avvedersene, e ha continuato a lavorare.

Dopo la bocca, ha fatto il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.

Appena finite le mani, Geppetto ha sentito portarsi via la parrucca dal capo. Si è voltato in su e che cosa ha visto? Ha visto la sua parrucca gialla in mano del burattino.

– Pinocchio!.. rendimi subito la mia parrucca!

E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, l’ha messa in capo per sé.

A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto ha detto a Pinocchio:

– Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancare di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!

E si è rasciugato una lacrima.

Quando Geppetto ha finito di fare i piedi, ha sentito arrivarsi un calcio sulla punta del naso.

– Me lo merito! – ha detto allora fra sé. – Dovevo pensarci prima! Oramai è tardi!

Poi ha preso il burattino sotto le braccia e l’ha posato in terra, per farlo camminare.

Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l’altro.

Quando le gambe erano sgranchite, Pinocchio ha cominciato a camminare da e a correre per la stanza; finché è saltato nella strada e è scappato.

E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti.

– Piglialo! piglialo! – urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva.

Alla fine è capitato un carabiniere il quale, si è piantato coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto15 di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie.

Ma Pinocchio, quando si è avveduto da lontano del carabiniere, che barricava tutta la strada, si è ingegnato di passargli, per sorpresa, framezzo alle gambe, e invece era fiasco.

Il carabiniere l’ha acciuffato per il naso e l’ha riconsegnato nelle proprie mani di Geppetto; il quale voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come è rimasto quando non è riuscito di poterli trovare: e sapete perché? Perché si è dimenticato di farglieli.

Allora l’ha preso per la collottola16, e gli ha detto:

– Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti17!

Pinocchio si è buttato per terra, e non voleva più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello18.

Chi ne diceva una, chi un’altra19.

– Povero burattino! – dicevano alcuni, – ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo piccherebbe quell’omaccio di Geppetto!..

E gli altri soggiungevano:

– Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno con i ragazzi!

Insomma, il carabiniere ha rimesso in libertà Pinocchio, e ha condotto in prigione Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì20 per difendersi, piangeva come un vitellino, e balbettava:

– Sciagurato figliolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!..

Quello che è accaduto dopo, è una storia così strana da non potersi quasi credere, e la racconterò in questi altri capitoli.

4
La storia di Pinocchio con il Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro

Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio attraversava i campi, per far più presto a tornarsi a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua.

E’ giunto dinanzi a casa, ha trovato l’uscio di strada socchiuso. L’ha spinto, è entrato dentro, si è gettato a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.

Ma quella contentezza è durato poco, perché ha sentito nella stanza qualcuno che faceva:

– Crì-crì-crì!

– Chi è che mi chiama? – ha detto Pinocchio tutto impaurito.

– Sono io!

Pinocchio si è volto, e ha visto un grosso grillo che saliva lentamente per il muro.

– Dimmi, Grillo, e tu chi sei?

– Io sono il Grillo-parlante, e abito in questa stanza da più di cento anni.

– Oggi però questa stanza è mia, – ha detto il burattino – e se vuoi farmi un vero piacere, vai via subito.

– Io non me ne anderò di qui, – ha risposto il Grillo – se prima non ti dirò una gran verità.

– Dimmela e spicciati.

– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, e che abbandonano capricciosamente la casa paterna. Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.

– Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire21 mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà a studiare; e io non ho voglia di studiare.

– Povero grullerello! Ma non sai che diventerai da grande un bellissimo somaro?

– Chetati, Grillaccio del mal’augurio! – ha gridato Pinocchio.

Ma il Grillo invece di aversi a male di questa impertinenza, ha continuato con lo stesso tono di voce:

– E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, per guadagnare onestamente un pezzo di pane?

– Fra i mestieri del mondo non ce n’è che uno solo22 che veramente mi vada a genio23.

– E questo mestiere è?

– Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.

– Per tua regola – ha detto il Grillo-parlante con la sua solita calma – tutti quelli che fanno codesto mestiere, finiscono quasi sempre allo spedale o in prigione.

– Bada, Grillaccio del mal’augurio!..

– Povero Pinocchio! mi fai proprio compassione!..

– Perché ti faccio compassione?

– Perché sei un burattino e hai la testa di legno.

A queste ultime parole, Pinocchio ha preso un martello di legno, l’ha scagliato contro il Grillo-parlante.

Forse non credeva nemmeno di colpirlo; ma l’ha colto per l’appunto nel capo, tanto che il povero Grillo aveva appena il fiato di fare crì-crì-crì, e poi è rimasto lì stecchito e appiccicato alla parete.

5
Pinocchio ha fame e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello, la frittata gli vola via dalla finestra

Intanto è cominciato a farsi notte24, e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, ha sentito un’uggiolina allo stomaco.

Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto, e dopo pochi minuti, l’appetito è diventato fame.

Il povero Pinocchio è corso subito al focolare, dove c’era una pentola che bolliva, e ha fatto l’atto di scoperchiarla, ma la pentola era dipinta sul muro. Immaginatevi come è restato. Il suo naso, che era già lungo, è diventato più lungo almeno quattro dita.

Allora correva per la stanza e frugava per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di pane, magari un po’ di pan secco, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma qualche cosa da masticare: ma non ha trovato nulla, proprio nulla.

E intanto la fame cresceva: e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare, e faceva degli sbadigli così lunghi, che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi.

Allora piangendo, diceva:

– Il Grillo-parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa… Oh! che brutta malattia è la fame!

Quando ecco che gli è parso di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava a un uovo di gallina. Era un uovo davvero.

La gioia del burattino è impossibile descriverla. Si rigirava questo uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava e diceva:

– E ora come dovrò cuocerlo? Farò una frittata!.. No, è meglio cuocerlo nel piatto!..25 No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: ho troppo voglia di mangiare!

Detto fatto26, ha posto un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: ha messo nel tegamino un po’ d’acqua: e quando l’acqua ha principiato a fumare, tac!.. ha spezzato il guscio dell’uovo.

Ma invece della chiara e del torlo è scappato fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale ha detto:

– Mille grazie, signor Pinocchio, d’avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio! Arrivederla, stia bene e tanti saluti a casa!

Ciò detto, ha disteso le ali, e è andato via.

Il povero burattino è rimasto lì, come incantato, con gli occhi fissi, con la bocca aperta e con i gusci dell’uovo in mano. Ha cominciato a piangere, e piangendo diceva:

– Eppure il Grillo-parlante aveva ragione! Oh! che brutta malattia è la fame!..

E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai27, e non sapeva come fare a chetarlo, ha pensato di uscire di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare qualche persona caritatevole.

6
Pinocchio si addormenta con i piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia con i piedi tutti bruciati

Per l’appunto28 era una notte d’inferno. Tonava forte forte, lampeggiava, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna.

Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era più forte della paura: motivo per cui ha accostato l’uscio di casa, è andato di carriera29, in un centinaio di salti è arrivato fino al paese, con la lingua fuori e con il fiato grosso.

Ma ha trovato tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse. Pareva il paese dei morti.

Allora Pinocchio si è attaccato al campanello d’una casa, e ha cominciato a suonare a distesa, dicendo dentro di sé:

– Qualcuno si affaccerà.

Difatti si è affacciato un vecchino, con il berretto da notte in capo, il quale ha gridato tutto stizzito:

– Che cosa volete a quest’ora?

– Che mi fareste il piacere di darmi un po’ di pane?

– Aspettami che torno subito, – ha risposto il vecchino, credendo di avere da fare con qualcuno di quei ragazzacci che si divertono di notte a suonare i campanelli delle case, per molestare la gente per bene30.

Dopo mezzo minuto la finestra si è riaperta, e la voce del solito vecchino ha gridato a Pinocchio:

– Para il cappello.

Pinocchio si è levato subito il suo cappelluccio; ma mentre faceva l’atto di pararlo, ha sentito pioversi addosso un’enorme catinella d’acqua che l’ha annaffiato tutto dalla testa ai piedi.

E’ tornato a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame: e perché non aveva più forza da reggersi ritto, si è posto a sedere, appoggiando i piedi fradici sopra un caldano pieno di brace accesa.

E lì si è addormentato; e nel dormire, i piedi che erano di legno gli ha preso fuoco, e sono diventati cenere.

E Pinocchio seguitava a dormire e a russare. Finalmente sul far del giorno31 si è svegliato, perché qualcuno aveva bussato alla porta.

– Chi è? – ha domandato sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.

– Sono io! – ha risposto una voce.

Quella voce era la voce di Geppetto.

Упражнения

1. Переведите на русский язык:

Riscaldare, un falegname, una bottega, borbottare, una scorza, spalancato, una pialla, un soprannome, somigliare, battere, una pentola, framezzo, un campanello, un tegamino, una frittata, un focolare, un tuono, risparmiare, brontolare, un nocciolo, una parete.


2. Вставьте пропущенное слово:

Figuratevi come è _______ quel buon vecchio di maestro Ciliegia!

Questa volta il povero maestro Ciliegia è caduto _______ come fulminato.

La casa di Geppetto era una _______ terrena.

Pinocchio aveva una gran _______ dei tuoni e dei lampi.


3. Выберите нужный глагол:

Ma _______ tutto buio e tutto deserto.

ha lasciato

ha trovato

ha visto


4. Выберите нужный предлог:

per – in – sotto – a – di

Poi ha preso il burattino _______ le braccia e l’ha posato _______ terra, _______ farlo camminare.

_______ queste ultime parole, Pinocchio ha preso un martello _______ legno, l’ha scagliato contro il Grillo-parlante.

Il povero Geppetto si affaticava _______ ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciava, e più quel naso diventava lungo.

Non avranno mai bene _______ questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.


5. Ответьте на вопросы:

Perché Pinocchio si comporta così?

Chi ha fatto il burattino?

Perché Pinocchio non ha potuto mangiare l’uovo?

Perché i piedi di Pinocchio sono bruciati?

Cosa ha fatto Pinocchio con il Grillo-parlante?


Ответы:

2. 1. rimasto. 2. giù. 3. stanzina. 4. paura.

3. ha trovato.

4. 1. sotto, in, per. 2. a, di. 3. a. 4. in.

1.C’era una volta — Жил да был
2.  sennonché – за исключением/разве только/все же
3.  per via – из-за
4.  a tempo – вовремя
5.  Detto fatto – Сказано – сделано
6.  dare un’occhiata – взглянуть/поглядеть
7.si vede che quella vocina me la sono figurata io – очевидно, он мне просто показался
8.un mascherone da fontana – маска-барельеф
9.  si è messo in ascolto – начал/стал слушать
10.Polendina – архаичная форма слова «polentina» – полента
11.Guai — Горе тому
12.m’è piovuta nel cervello un’idea – мне пришла в голову одна мысль
13.  ha detto fra sé e sé – сказал он сам себе
14.cacciare fuori — высовывать, извлекать
15.coll’animo risoluto – с решительным видом
16.per la collottola – за шкирку
17.faremo i nostri conti – мы с тобой рассчитаемся / я с тобой поквитаюсь
18.  far capannello – столпиться
19.Chi ne diceva una, chi un’altra – Кто говорил одно, кто говорил другое
20.  lì per lì – сразу/сейчас же
21.vale a dire – то есть/значит
22.ce n’è che uno solo – из них только одно
23.  mi vada a genio – мне нравится
24.Intanto è cominciato a farsi notte – Тем временем наступила ночь
25.No, è meglio cuocerlo nel piatto!.. – Нет, лучше приготовить глазунью!..
26.Detto fatto – Сказано – сделано
27.  più che mai – более чем когда-либо/еще больше
28.Per l’appunto – Как раз
29.andare di carriera – мчаться во весь опор
30.per bene – добропорядочный
31.sul far del giorno – рано утром