Kitobni o'qish: «Tracce di Speranza »
T R A C C E D I S P E R A N Z A
(UN THRILLER DI KERI LOCKE – LIBRO 5)
B L A K E P I E R C E
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie thriller best-seller di RILEY PAGE, che include dodici libri (più altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore dei gialli di MACKENZIE WHITE in otto libri (più altri in arrivo); della serie gialla di AVERY BLACK, che comprende sei libri; e della serie thriller di KERI LOCKE, che conta quattro libri (più altri in arrivo).
Avido lettore e fan di gialli e thriller da una vita, Blake vorrebbe sapere cosa ne pensi delle sue opere, quindi visita il suo sito internet www.blakepierceauthor.com per saperne di più e rimanere aggiornato su tutte le novità.
Copyright © 2018 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di acquistarne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato o non è stato acquisto per suo solo uso e consumo, è pregato di restituirlo e comprarne una copia per sé. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Coka, usata su licenzia concessa da Shutterstock.com.
I LIBRI DI BLAKE PIERCE
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
I GIALLI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITÀ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Book #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
I GIALLI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
I GIALLI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
I GIALLI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÉ
CAPITOLO TRENTAQUATTRO
CAPITOLO TRENTACINQUE
CAPITOLO TRENTASEI
CAPITOLO TRENTASETTE
CAPITOLO TRENTOTTO
CAPITOLO TRENTANOVE
CAPITOLO QUARANTA
CAPITOLO QUARANTUNO
CAPITOLO QUARANTADUE
CAPITOLO UNO
Quando aprì gli occhi, la detective Keri Locke capì immediatamente che c’era qualcosa di strano. Prima di tutto, non le sembrava di aver dormito a lungo. Le batteva forte il cuore ed era tutta sudata. Era più come se fosse svenuta che come se avesse dormito a lungo.
Secondo, non era a letto. Era invece supina sul divano del soggiorno del suo appartamento e il detective Ray Sands, suo partner e, di recente, suo ragazzo, era piegato su di lei con un’espressione preoccupata in viso.
Cercò di parlare, di chiedergli che cosa ci fosse che non andava, ma aveva la bocca secca e non ne uscì che uno schiocco rauco. Non riusciva a ricordare come fosse arrivata lì né che cosa le fosse accaduto prima di perdere i sensi. Ma doveva essere stato qualcosa di enorme per farla reagire a quel modo.
Vide negli occhi di Ray che lui non sapeva cosa dire. Non era da lui. Non era tipo da menare il can per l’aia. Poliziotto del dipartimento di polizia di Los Angeles di un metro e novantacinque ed ex pugile professionista che aveva perso l’occhio sinistro in un combattimento, era diretto in quasi tutto quello che faceva.
Keri cercò di tirarsi su sulle braccia per alzarsi un po’ ma Ray la bloccò, posandole delicatamente una mano sulla spalla e scuotendo la testa.
“Prenditi un attimo,” disse. “Sembri ancora un po’ instabile.”
“Per quanto tempo sono rimasta svenuta?” gracchiò Keri.
“Neanche un minuto,” rispose.
“Perché sono svenuta?” chiese.
Ray sgranò gli occhi. Aprì la bocca per rispondere ma si bloccò, chiaramente perplesso.
“Cosa c’è?”
“Non te lo ricordi?” chiese incredulo.
Keri scosse la testa. Pensò di udire un ronzio nelle orecchie, ma poi si accorse che era un’altra voce. Guardò il tavolo da caffè e vide che il suo telefono era lì. Era acceso, e c’era qualcuno che parlava.
“Chi c’è al telefono?” chiese.
“Oh, l’hai fatto cadere quando sei collassata e io l’ho messo lì finché non sarei riuscito a svegliarti.”
“Chi è?” chiese di nuovo Keri notando che aveva evitato la sua domanda.
“È Susan,” disse lui riluttante. “Susan Granger.”
Susan Granger era una prostituta di quindici anni che Keri l’anno precedente aveva salvato dal suo protettore e che aveva sistemato in una casa famiglia per ragazze. Da allora le due si erano fatte intime, e Keri si comportava come una specie di mentore per la rovinata ma vivace giovane.
“Perché Susan sta chiam…”
E poi il ricordo la colpì come se un’onda le si fosse scagliata contro tutto il corpo. Susan aveva chiamato per dirle che sua figlia, Evie, che era stata rapita sei anni prima, sarebbe stata l’ospite centrale di una grottesca cerimonia.
Susan aveva scoperto che la sera successiva in una casa da qualche parte a Hollywood Hills, Evie sarebbe stata venduta all’asta al miglior offerente, che avrebbe avuto il permesso di fare i suoi comodi con lei sessualmente prima di ucciderla in una specie di sacrificio ritualistico.
È per questo che sono svenuta.
“Passami il telefono,” ordinò a Ray.
“Non sono sicuro che tu sia ancora pronta,” disse, ovviamente percependo che adesso ricordava tutto.
“Dammi quel maledetto telefono, Ray.”
Glielo porse senza un’altra parola.
“Susan, sei ancora lì?” disse.
“Cos’è successo?” domandò Susan, la voce sull’orlo del panico. “Un minuto eri lì e poi niente. Sentivo succedere qualcosa ma tu non rispondevi.”
“Sono svenuta,” ammise Keri. “Mi ci è voluto un attimo per riprendermi.”
“Oh,” disse Susan piano. “Scusa se sono stata io.”
“Non è colpa tua, Susan. Sono solo stata presa di sorpresa. C’è molto da processare in una volta, soprattutto quando non mi sento al massimo.”
“Come stai?” chiese Susan, la preoccupazione nella voce quasi palpabile.
Faceva riferimento alle ferite di Keri, dovute a una lotta all’ultimo sangue con un rapitore di bambini appena due giorni prima. Era stata dimessa dall’ospedale solo la mattina precedente.
I dottori avevano determinato che i lividi che le erano comparsi in viso quando il rapitore le aveva dato due pugni, così come il petto pesantemente contuso e il ginocchio gonfio, non bastavano a tenerla lì un altro giorno.
Il rapitore, un fanatico pazzoide di nome Jason Petrossian, era messo peggio. Era ancora ricoverato in ospedale sotto guardia armata. La ragazza che aveva rapito, la dodicenne Jessica Rainey, si stava rimettendo a casa con la sua famiglia.
“Starò bene,” disse Keri rassicurante. “Appena qualche botta e qualche livido. Sono contenta che tu abbia chiamato, Susan. Non importa quanto sia brutta la notizia; sapere è meglio di non sapere. Adesso posso provare a fare qualcosa.”
“Che cosa puoi fare, detective Locke?” disse Susan, il tono di voce che le saliva mentre le uscivano le parole. “Come ho detto, so che Evie è il Premio di sangue al Vista. Ma non so dove sarà.”
“Rallenta, Susan,” disse con decisione Keri tirandosi su in posizione seduta. Aveva sentito un po’ di vertigini e non protestò quando Ray le mise una mano affidabile sulla schiena sedendosi accanto a lei sul divano. “Capiremo come trovarla. Ma prima ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai di questa cosa del Vista. Non temere di ripeterti. Voglio qualsiasi dettaglio tu riesca a ricordare.”
“Sei sicura?” chiese Susan esitando.
“Non ti preoccupare. Adesso sto bene. Mi serviva solo un momento per assorbire la cosa. Ma sono una detective delle persone scomparse. È questo quello che faccio. Solo perché sto cercando mia figlia il lavoro non è diverso. Quindi dimmi tutto.”
Premette il pulsante del vivavoce in modo che potesse sentire anche Ray.
“Okay,” disse Susan. “Come ti ho detto prima, c’è un club di ricchi clienti che dà sex party improvvisati a Hollywood Hills. Li chiamano Hill House Party. La casa è piena di ragazze, quasi tutte prostitute minorenni com’ero io. Di solito queste feste le fanno ogni qualche mese e la maggior parte delle volte danno un preavviso di sole poche ore, di solito via sms. Ha senso quello che dico?”
“Assolutamente sì,” disse Keri. “Mi ricordo che me l’hai detto. Quindi ricordami dell’evento del Vista.”
“Il Vista è come la festa più grande di tutte. C’è solo una volta l’anno e nessuno sa quando. Per loro è utile dare un po’ più di preavviso in questo caso, perché nessuno se la vuole perdere. Probabilmente è per questo che la mia amica ne ha già sentito parlare anche se sarà solo domani sera.”
“E il Vista è diverso dagli altri Hill House Party, giusto?” la incalzò Keri, sapendo che Susan era riluttante a rivedere i particolari e dandole così il permesso di farlo.
“Sì. In tutte le altre feste i clienti pagano per qualsiasi ragazza piaccia loro e con lei fanno tutto ciò che vogliono. I ragazzi possono stare con chiunque vogliano e una ragazza può essere usata per tutta la notte da tutti. Ma il Vista è diverso. Quella sera gli organizzatori scelgono una sola ragazza – di solito speciale in qualche modo – e ne fanno il Premio di sangue.”
Smise di parlare, e Keri percepì che non voleva continuare, che non voleva ferire la donna che l’aveva salvata e che l’aveva aiutata a vedere un futuro per se stessa.
“Va tutto bene, Susan,” insistette Keri. “Va’ avanti. Devo sapere tutto.”
Udì la ragazza fare un sospiro profondo all’altro capo della linea prima di continuare.
“Allora, l’evento inizia circa alle nove di sera. Per un po’ è un semplice Hill House Party. Ma poi fanno entrare la ragazza che è stata scelta come Premio di sangue. Come ho detto, di solito lei è diversa. Magari è vergine. Magari è stata rapita proprio quel giorno, perciò è nei notiziari. Una volta è stata un’ex star bambina caduta nella droga e finita per strada.”
“E quest’anno è Evie,” la spinse a proseguire Keri.
“Sì, c’è una ragazza di nome Lupita dei giorni in cui facevo adescamenti a Venice con cui sono rimasta in contatto. Lavora ancora per strada e ha sentito dei ragazzi dire che avrebbero usato la figlia della poliziotta quest’anno. Usano lo pseudonimo mini maiale per descriverla.”
“Molto creativo,” borbottò amaramente Keri. “E hai detto che l’hanno scelta perché mi sto avvicinando troppo?”
“Esatto,” confermò Susan. “Le persone importanti erano stufe di spostarla. Hanno detto che è diventata un peso con te che le dai la caccia costantemente. Vogliono solo finirla e buttare il suo corpo da qualche parte, così che tu sappia che è morta e che la smetti di cercarla. Mi dispiace tanto, detective.”
“Va’ avanti,” disse Keri. Aveva il corpo intorpidito e la sua voce sembrava venire da un posto lontanissimo, fuori da se stessa.
“Allora, fondamentalmente è un’asta. Tutti i ricconi faranno un’offerta. A volte si arriva alle centinaia di migliaia di dollari. Quei tipi sono competitivi. In più c’è il fatto che punire lei è come arrivare a far del male a te. Sono sicura che la cosa alzerà il prezzo. E penso che siano tutti eccitati per come finirà.”
“Ricordami quella parte,” chiese Keri, chiudendo gli occhi per prepararsi. Percepì l’esitazione di Susan ma non fece pressioni, lasciando che la ragazza si preparasse a dire ciò che doveva essere detto. Ray si accostò un pochino a lei sul divano e le tolse il braccio dalla schiena per avvolgerglielo attorno alla spalla.
“Chiunque vinca l’asta viene portato in una stanza separata mentre preparano il Premio di sangue. Lei viene lavata e le viene messo addosso un vestito elegante. Qualcuno la trucca, tipo star del cinema. Poi viene portata in una stanza dove il tipo può farne ciò che vuole. L’unica regola è che non può ferirla in viso.”
Keri notò che la voce di Susan si era fatta dura, come se stesse spegnendo la parte di sé che provava emozioni per poter arrivare fino alla fine. Keri non gliene faceva una colpa. La ragazza proseguì.
“Cioè, può farle delle cose, sai. Però non può colpirla né schiaffeggiarla dal collo in su. Deve essere a posto per il gran evento che viene dopo. A loro non interessa se il mascara è striato perché ha pianto. Aggiunge melodramma. Ma niente lividi.”
“Poi cosa succede?”
“Il tipo deve finire poco prima di mezzanotte, perché è in quel momento che avviene il sacrificio finale. Le mettono un vestito pulito e la legano con delle cinghie, in modo che non riesca a muoversi più di tanto. Si può dimenare un po’. Questo a loro piace. Ma non troppo.”
Nonostante avesse gli occhi chiusi, Keri percepì Ray irrigidirsi accanto a lei. Sembrava trattenere il respiro. Si accorse di fare anche lei lo stesso, e si costrinse a esalare quando udì Susan fare una pausa per deglutire.
“Il tipo si mette una veste nera e un cappuccio per nascondere la sua identità,” proseguì. “Perché la cosa viene mostrata in tv nella sala principale dove si trovano tutti gli altri. Penso che venga anche registrata. Ovviamente nessuno di loro vuole una prova video in cui li si vede uccidere una teenager.
“Quando sono pronti tutti e due, il tipo entra e si mette in piedi dietro di lei. Pronuncia delle frasi preparate, non so cosa. Poi gli viene dato un coltello e, proprio allo scoccare della mezzanotte, le taglia la gola. Lei muore, proprio lì davanti alla telecamera. Tutti recitano qualcosa. Poi spengono la tv e la festa ricomincia. È più o meno tutto qui.”
Keri finalmente aprì gli occhi. Sentì una lacrima sgocciolarle lungo la guancia, ma si rifiutò di scacciarla. Le piaceva che quasi le bruciasse la pelle, come una fiamma bagnata.
Fin quando fosse riuscita a mantenere quella fiamma di furia legittima viva nel suo cuore, era sicura che sarebbe riuscita a tenere in vita anche Evie.
CAPITOLO DUE
Per molto tempo, non parlò nessuno. Keri non pensava di riuscirci. Lasciò invece che la crescente marea della rabbia la riempisse, facendole bollire il sangue e formicolare le dita.
Alla fine Ray si schiarì la gola.
“Susan, sono il partner della detective Locke, Ray Sands. Posso farti una domanda?”
“Certo, detective.”
“Come fai a sapere queste cose? Cioè, sei stata a una di queste feste?”
“Come ho detto alla detective Locke, sono stata portata a un Hill House Party una volta, quando avevo circa undici anni. Non ci sono stata più riportata, ma conosco delle ragazze a cui invece è successo. Una mia amica ci è stata portata due volte. E può immaginare come si diffondono le voci. Qualsiasi ragazza che abbia partecipato alla vita di Los Angeles conosce tutti i dettagli del Vista. È diventato quasi una leggenda metropolitana. I protettori a volte lo usano per tenere in riga le ragazze. ‘Osa rispondere e potresti essere il Premio di sangue di quest’anno.’ Solo che questa leggenda è vera davvero.”
Qualcosa nel tono di Susan – il misto di paura e tristezza – riscosse Keri dal suo silenzio. Quella giovane ragazza aveva fatto così tanti progressi nei mesi recenti. Ma Keri temeva che chiederle di tornare, anche solo coi ricordi, al luogo oscuro dove aveva vissuto per anni fosse ingiusto e crudele. Susan aveva condiviso tutto ciò che poteva, a costo del suo benessere emotivo. Era ora di permetterle di cercare di essere di nuovo una ragazzina.
Adesso dovevano subentrare gli adulti.
“Susan,” disse, “grazie mille di avermi detto tutte queste cose. Lo so che per te non è stato facile. Con le informazioni che ci hai dato, penso che siamo a un ottimo punto di partenza per trovare Evie. Non voglio che te ne preoccupi più, okay?”
“Potrei sentire ancora un po’ in giro,” insistette la ragazza.
“No. Hai fatto abbastanza. È ora che torni alla tua nuova vita. Ti prometto di tenerti al corrente. Però per il momento ho bisogno che ti concentri sui compiti. Magari leggi un nuovo libro di Nancy Drew di cui possiamo parlare la prossima settimana. Da qui ce ne occupiamo noi, piccola.”
Si salutarono e Keri riappese. Guardò Ray.
“Pensi che siamo a un ottimo punto di partenza per trovare Evie?” chiese lui con scetticismo.
“No, ma questo non glielo potevo dire. E poi, magari non sarà ottimo. Ma è un punto di partenza.”
*
Keri e Ray erano al Ronnie’s Diner, entrambi persi nei loro pensieri. Il trambusto del mattino nell’ordinario locale di Marina del Rey era terminato, e la maggior parte dei clienti lì dentro si stava godendo una tranquilla colazione.
Ray aveva insistito perché lasciassero l’appartamento e Keri aveva acconsentito. Si era vestita in modo più casual del solito, con una camicia a maniche lunghe e jeans sbiaditi, con una giacca leggera a proteggerla dalla fresca mattina di gennaio.
Indossava un berretto da baseball, spinto in basso sulla parte alta del volto. Aveva lasciato i capelli biondo scuro, normalmente tirati all’indietro in una professionale coda di cavallo, intenzionalmente sciolti a inghiottirle la faccia e nascondere i lividi che, lo sapeva, l’avrebbero fatta fissare dagli altri.
Si curvò in avanti sul tavolo per sorseggiare il caffè, nascondendo ancor di più la sua stazza già modesta. Keri, che aveva quasi trentasei anni, era alta un insignificante metro e settanta. Di recente aveva preso a indossare mise più aderenti, quando aveva smesso di bere ed era tornata in buona forma. Ma non oggi. Quella mattina sperava di passare inosservata.
Era bello uscire dopo due giorni di riposo a letto ordinato dal medico. Ma Keri sperava anche che un cambio di ambiente le avrebbe dato una prospettiva fresca su come trovare Evie. E, a un certo grado, aveva funzionato.
Per quando arrivò il cibo avevano deciso insieme di non coinvolgere la loro squadra, l’unità persone scomparse della divisione Pacific del dipartimento di polizia di West Los Angeles, nella ricerca. L’unità di tanto in tanto aveva aiutato Keri a cercare la figlia per anni, vanamente. Non c’era ragione di presumere che il risultato sarebbe stato diverso senza nuove prove da seguire.
Ma c’era un’altra ragione per tenere un basso profilo. Quella era davvero l’ultima chance che aveva Keri di trovare la figlia. Conosceva il momento esatto in cui Evie si sarebbe trovata in una determinata zona di Los Angeles – Hollywood Hills, a mezzanotte di domani – anche se non aveva ancora il luogo specifico.
Ma se la squadra si fosse messa a curiosare in giro e fosse uscita parola che sapevano dell’evento Vista, la gente che aveva Evie avrebbe forse cancellato l’evento o l’avrebbe uccisa prima per evitare complicazioni. Keri doveva tenere calme le cose.
Non detta ma compresa tra i partner, nonché nuova coppia, c’era un altro pensiero. Non potevano essere sicuri di non essere monitorati dalla persona che più di tutti doveva rimanere all’oscuro delle cose – Jackson Cave.
L’anno precedente Keri aveva beccato un rapitore seriale di bambini di nome Alan Jack Pachanga, che alla fine aveva ucciso durante il salvataggio di una ragazzina. E anche se Pachanga non era più un problema, il suo avvocato sì.
Jackson Cave, il legale dell’uomo, era un grosso avvocato aziendale con un elegante ufficio dai molti piani in centro. Ma aveva anche fatto carriera praticamente rappresentando la feccia della società. Pareva aver una particolare affinità per i predatori di bambini. Affermava che per la maggior parte si trattava di lavoro pro bono e che persino i peggiori tra di noi meritavano di essere rappresentati con qualità.
Ma Keri aveva scoperto informazioni che sembravano collegarlo a una vasta rete di rapitori di bambini, una rete, sospettava, dalla quale lui traeva profitto e che aiutava a dirigere. Uno dei rapitori della rete era stato un uomo noto col nome di Collezionista.
L’autunno precedente, quando Keri era venuta a sapere che il Collezionista era stato il rapitore di Evie, l’aveva adescato con la promessa di un incontro. Ma il Collezionista, il cui vero nome era Brian Wickwire, aveva scoperto il suo stratagemma e l’aveva aggredita. Lei era finita con l’ammazzarlo nella lotta, ma non prima che lui le giurasse che non avrebbe mai trovato Evie.
Purtroppo non aveva prove che potessero dimostrare il collegamento di Jackson Cave con l’uomo che le aveva preso la figlia, né con la più ampia rete che lui pareva gestire. Almeno nessuna prova ottenuta legalmente.
Disperata, una volta aveva fatto irruzione nel suo ufficio e aveva trovato un file in codice che si era dimostrato utile. Ma il fatto che l’avesse rubato lo rendeva inammissibile in tribunale. Inoltre i collegamenti tra Cave e la rete erano così ben nascosti ed esili che provare il suo coinvolgimento sarebbe stato quasi impossibile. Quell’uomo non aveva raggiunto la propria posizione di potere ai vertici del mondo legale di Los Angeles facendo il superficiale o il negligente.
Keri aveva anche cercato di convincere il suo ex marito, Stephen, un benestante talent agent di Hollywood, ad aiutarla a pagare un investigatore privato perché seguisse Cave. Un buon investigatore andava ben oltre i soli mezzi di lei. Ma Stephen si era rifiutato, essenzialmente dicendo che pensava che Evie fosse morta e che Keri delirasse.
Ovviamente Jackson Cave non aveva tali limiti finanziari. E una volta capito che Keri gli stava alle costole, aveva cominciato lui a far sorvegliare lei. Sia lei che Ray avevano trovato delle cimici a casa e nelle auto. Ciascuno di loro adesso faceva regolari controlli di tutto in cerca di microspie, dai vestiti ai telefoni alle scarpe, prima di discutere di argomenti sensibili. Sospettavano anche che persino l’ufficio del dipartimento fosse monitorato, e si comportavano di conseguenza.
Era per quello che se ne stavano in un chiassoso ristorante, indossando abiti che avevano frugato in cerca di dispositivi di registrazione, assicurandosi che nessuno ai tavoli vicini sembrasse ascoltare, mentre formulavano il loro piano. Se c’era una persona che non volevano che sapesse che loro erano a conoscenza del Vista, quella persona era Jackson Cave.
Nei molteplici confronti verbali che aveva avuto con lui, per Keri era diventato chiaro che in Cave qualcosa era cambiato. Forse in origine l’aveva vista come una mera minaccia alla sua attività, un altro ostacolo da superare. Ma non più.
Dopotutto, lei aveva ucciso due delle sue maggiori macchine da soldi, gli aveva rubato dei documenti dall’ufficio, craccato codici e messo a rischio la sua attività, e forse la sua libertà. Certo, stava facendo tutto quanto per trovare sua figlia.
Ma aveva percepito che Cave era giunto a vederla come qualcosa di più di una mera avversaria, di una poliziotta alla disperata ricerca della figlia. Sembrava considerarla quasi come la sua nemesi, come una specie di nemico mortale. Non voleva più solo sconfiggerla. Voleva distruggerla.
Keri era sicura che fosse quella la ragione per cui Evie sarebbe stata il Premio di sangue al Vista. Dubitava che Cave sapesse dove veniva tenuta Evie o chi la stesse tenendo. Ma sicuramente conosceva le persone che conoscevano le persone che sapevano quelle cose. E quasi sicuramente le aveva istruite, almeno indirettamente, perché Evie fosse il sacrificio nella festa del giorno dopo come un modo per spezzare Keri definitivamente.
Non c’era ragione di pedinarlo né di interrogarlo formalmente. Era decisamente troppo intelligente e attento per fare errori, soprattutto dato che sapeva che lei gli stava addosso. Ma era dietro a tutto quanto – di quello Keri ne era certa. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per risolvere la cosa.
Con un rinnovato senso di risoluzione, alzò lo sguardo e scoprì che Ray la stava osservando attentamente.
“Da quanto tempo mi fissi?” chiese.
“Da un paio di minuti, almeno. Non volevo interrompere. Sembrava che stessi facendo pensieri belli profondi. Hai avuto qualche epifania?”
“No, a dire il vero,” ammise. “Sappiamo entrambi chi c’è dietro, ma non penso che la cosa ci aiuti granché. Devo ricominciare da capo e sperare di beccare nuove piste.”
“Vuoi dire ‘dobbiamo’, giusto?” disse Ray.
“Non devi andare al lavoro oggi? Sei rimasto a casa un po’ a prenderti cura di me.”
“Starai scherzando, Campanellino,” disse con un sorriso alludendo alla loro massiccia disparità di dimensioni. “Tu pensi che io me ne vada in ufficio con tutto quello che sta succedendo? Mi prenderò ogni malattia, permesso e giorno di ferie che ho se serve.”
Keri sentì tutto il petto scaldarsi di gioia, ma cercò di nasconderlo.
“Lo apprezzo, Godzilla,” disse. “Ma dato che sono ancora sospesa per via delle indagini degli affari interni, potrebbe esserci utile che tu approfittassi di alcune di quelle risorse ufficiali della polizia alle quali hai accesso.”
Keri tecnicamente era sospesa mentre gli affari interni indagavano sulle circostanze dell’omicidio da lei compiuto di Brian “il collezionista” Wickwire. Il loro supervisore, il tenente Cole Hillman, aveva indicato che presto probabilmente sarebbe giunto tutto a una conclusione in suo favore. Però, fino ad allora, Keri non aveva distintivo, non aveva la pistola d’ordinanza, nessuna autorità formale, e nessun accesso alle risorse della polizia.
“C’è qualcosa di particolare che secondo te dovrei cercare?” chiese Ray.
“A dire il vero, sì. Susan ha detto che una delle ragazze che hanno fatto da Premio di sangue era un’ex attrice bambina diventata tossicodipendente e finita per strada. Se è stata stuprata e uccisa, in modo particolare col taglio della gola, ce ne dovrebbe essere una testimonianza, no? Non ricordo che la cosa sia finita sui notiziari, però magari me la sono persa. Se riuscissi a ripescare la cosa, magari il controllo completo della scientifica includeva il DNA preso dal seme dell’uomo che l’ha aggredita.”
“È possibile che non ci abbia neanche pensato nessuno a prendere il DNA,” aggiunse Ray. “Se hanno trovato quella ragazza morta con la gola tagliata, potrebbero non aver sentito il bisogno di fare altro. Se riusciamo a capire chi era lei, magari riusciamo a far fare altri test, mettergli fretta e identificare l’uomo che era con lei.”
“Esattamente,” disse d’accordo Keri. “Però ricordati di essere discreto. Coinvolgi meno persone possibili. Non sappiamo quante orecchie abbia nell’edificio il nostro avvocato.”
“Capito. Allora, cosa hai in programma di fare tu mentre io leggo attentamente vecchi verbali di teenager assassinate?”
“Io andrò a interrogare una possibile testimone.”
“E chi?” chiese Ray.
“La prostituta amica di Susan, Lupita – quella che ha detto di aver sentito quei tipi parlare del Vista. Magari si ricorderà dell’altro, con un po’ d’aiuto.”
“Okay, Keri, ma ricordati di andarci pianino. Quella zona di Venice è dura e tu non sei ancora al massimo della forma. E poi, almeno per adesso, non sei neanche una poliziotta.”
“Grazie della preoccupazione, Ray. Ma penso che ormai dovresti saperlo. Andarci piano non è il mio stile.”