Kitobni o'qish: «Non resta che scappare»

Shrift:
N O N   R E S T A
C H E
S C A P P A R E
(Un thriller di Adele Sharp—Libro Due)
B L A K E   P I E R C E
Edizione italiana a cura di
ANNALISA LOVAT
Blake Pierce

Blake Pierce è l’autore statunitense oggi campione d’incassi della serie thriller RILEY PAGE, che include diciassette. Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE che comprende quattordici libri; della serie mistery AVERY BLACK che comprende sei libri;  della serie mistery KERI LOCKE che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE che comprende cinque libri; della serie mistery KATE WISE che comprende sette libri; dell’emozionante mistery psicologico CHLOE FINE che comprende sei libri; dell’emozionante serie thriller psicologico JESSE HUNT che comprende sette libri (e altri in arrivo); della seria thriller psicologico RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della serie mistery ZOE PRIME, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della nuova seria thriller ADELE SHARP e della nuova serio di gialli VIAGGIO IN EUROPA.

Un avido lettore e da sempre amante dei generi mistery e thriller, Blake ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare informati.


Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright JakubD, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE

LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP

NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1)

NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2)

NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3)


THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)


LA RAGAZZA ALLA PARI

QUASI SCOMPARSA (Libro #1)

QUASI PERDUTA (Libro #2)

QUASI MORTA (Libro #3)


THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)


I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)

IL LOOK PERFETTO (Libro #6)


I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNA A CASA (Libro #5)

FINESTRE OSCURATE (Libro #6)


I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro #6)

SE LEI UDISSE (Libro #7)


GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

PERSECUZIONE (Libro #5)


I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)


UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE

UNA LEZIONE TORMENTATA


I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)


I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)


I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

CAPITOLO UNO

Sotto a un cielo serale che ancora trasudava i riflessi degli ultimi raggi di sole, Adele guardava le mani tremanti dell’agente Masse. Il suo labbro superiore era madido di sudore e il pomo d’Adamo saliva e scendeva ritmicamente, mentre teneva gli occhi fissi sulla sua pistola di servizio. Notando la sua attenzione, il nuovo partner di Adele le rivolse un sorriso imbarazzato, seguito da un rapido pollice ruotato all’insù. Per fare quel gesto, Mosse dovette lasciare momentaneamente l’arma con una mano, ma subito la riafferrò, stringendola con dita insicure.

Adele resistette all’impulso di aggrottare la fronte. Socchiuse gli occhi fissando la propria pistola, che teneva saldamente puntata verso il corridoio aperto del secondo piano del motel. Alla loro destra, una sottile ringhiera bianca e sgangherata – mezza ruggine e mezza acciaio – forniva una precaria barriera tra il corridoio e il cortile sottostante. I rinforzi erano in ritardo: qualcosa che aveva a che fare con un uomo armato di pistola a un distributore, per cui la maggior parte dei veicoli avevano deviato da quella parte. Ma loro non potevano aspettare. Hernandez si era già rivelato sfuggente in passato. Per ora, tutto ciò che Adele aveva a disposizione era Masse, oltre a un proprio personale senso di inquietudine.

Guardò oltre la ringhiera, verso la piscina rettangolare: l’acqua, di un blu innaturale, rifletteva i residui della luce della sera in lampi cristallini che si muovevano leggermente. Un trampolino dalla parte opposta occupava lo spazio accanto alla scaletta di metallo per l’accesso all’acqua. Il pesante odore di cloro impregnava l’aria, mescolandosi con il costante ronzio del traffico della strada adiacente. Attraverso gli spazi vuoti tra le diverse ali del motel, si potevano vedere alcune auto ferme.

“All’occhio,” mormorò Adele sommessamente.

Teneva la schiena premuta contro l’intonaco bitorzoluto a effetto popcorn del vecchio motel. Sentì della polvere caderle dietro al collo, ma mantenne i movimenti regolari mentre avanzava, scivolando lungo la parete. Una donna stava guardando fuori dalla finestra, scrutando con occhi da gufo l’avanzata degli agenti dell’FBI.

Adele la scorse e scosse leggermente la testa. La tenutaria del motel scomparve alla vista dietro alla finestra segnata da ditate di unto e aloni di fiato condensato.

L’agente Masse andò a sbattere contro Adele, richiamando momentaneamente la sua attenzione, tutta puntata sulla stanza A7. Lei gli lanciò un’occhiataccia. “Fai attenzione,” mormorò in un sussurro appena udibile.

Masse alzò una mano in segno di scusa, lasciando ancora una volta la presa sulla sua arma di servizio. Dentro di sé Adele represse un gemito di frustrazione. Per quanto fosse scontroso, una cosa si doveva riconoscere a John Renee: non aveva niente a che vedere con i dilettanti. Ora, tornata a San Francisco, Adele scopriva di sentire la mancanza dell’alto agente con la cicatrice sul collo.

Una mancanza puramente professionale, ovviamente. Ovviamente. John era un tiratore eccellente, affidabile in situazioni di pericolo e – cosa più importante – non avrebbe continuato ad andarle a sbattere addosso, fuori dalla stanza di motel dell’assassino.

“Puoi finirla, per favore?” sussurrò Adele dopo la terza volta che l’uomo le urtava la gamba con il suo ginocchio mentre percorrevano il corridoio scoperto.

“Scusa,” disse l’agente Masse con voce un po’ troppo alta.

Adele si irrigidì. Dall’interno dell’A7 le parve di sentire del movimento. Fissò la porta, il battito del cuore fisso nelle orecchie. Poi calò il silenzio.

Adele aspettò, inumidendosi il bordo delle labbra, le orecchie tese, gli occhi fissi sulla maniglia argentata della porta, sotto alla fessura per la lettura della chiave.

Jason Hernandez. Sospettato di due barbari omicidi. Adele aveva passato le due settimane precedenti ad analizzare i rapporti tossicologici. Jason aveva iniettato una bella dose di metanfetamine alle sue vittime prima di randellarle a morte nel salotto di casa loro.

Presumibilmente, pensò tra sé e sé. Le si presentarono delle immagini nella mente. Adele si figurò le macchie color cremisi sul tappeto turco elegantemente decorato. Ricordò le espressioni inorridite del personale delle pulizie che aveva trovato il lavoro di Jason. E ovviamente i crimini erano accaduti sulle Hills. Coppia ricca e famosa assassinata? Fatti da parte, omicidio. Salve, FBI.

Adele indicò la porta con un cenno del capo, tenendo la pistola puntata. Il suo nuovo partner esitò.

Lei tentò di non ruotare gli occhi, ma con un rude sussurro disse: “La chiave. Sbrigati!”

L’agente Masse si irrigidì come un cervo abbagliato dai fari di un’auto. Il giovane agente puntò gli occhi sul volto di Adele per qualche istante prima di registrare le sue parole. Muovendosi ora troppo velocemente, come a voler recuperare il tempo perso, le passò davanti frettolosamente, strusciando contro la ringhiera bianca arrugginita che si affacciava sulla piscina. La mano destra sfrecciò verso la tasca destra del suo giubbotto, dove si mise a trafficare per liberare l’asola dal bottone.

Adele lo fissò incredula.

Le guance di Masse si imporporarono e lui le rivolse un silenzioso Scusa scandito solo con il movimento delle labbra, mentre ancora combatteva con il bottone. Sembrava non riuscire a liberarlo. Facendo una smorfia, Masse mise la pistola nella fondina e, ora con entrambe le mani, sbottonò la tasca. Alla fine, la pistola ancora riposta nella fondina, tirò fuori la key-card che l’impiegato del motel aveva dato loro. Con mano ancora tremante, il giovane agente inserì la carta nella fessura della porta. Una lucetta verde lampeggiò sopra a una maniglia a forma di L.

Masse fece un passo indietro, i suoi giovani occhi fissi su Adele.

Lei indicò con un cenno il suo fianco.

Di nuovo, sguardo vuoto.

“La tua pistola,” gli disse a denti stretti.

Masse sgranò gli occhi e prese rapidamente l’arma, puntandola verso la porta. Le finestre dell’A7 erano chiuse e le tende non lasciavano filtrare la luce.

“È armato e pericoloso,” disse Adele sottovoce. Di solito la seconda parte di quella frase sembrava un’inutile ripetizione, ma con Masse non poteva esserne certa. “Se vedi un’arma, non lasciargli nessuna possibilità. Capito?”

L’agente Masse la fissò, fermo sul posto e tremante, ma annuì. Adele deglutì, cercando di calmare il proprio nervosismo. Strinse con maggiore fermezza la pistola, sentendo l’impugnatura fredda dell’arma contro i palmi delle mani. Si sforzò di non tradire il proprio disagio: le armi da fuoco e tutto ciò che le riguardava erano sempre stata la parte che lei meno preferiva in quel lavoro.

Masse prese posizione dalla parte opposta della porta. Le rivolse un’occhiata d’intesa e allungò la mano destra, la sinistra sempre con la pistola in mano, afferrando la maniglia della porta, e poi…

La porta si aprì di schianto. Un grido selvaggio risuonò dall’interno e qualcuno andò a sbattere contro il finto legno dall’altra parte, spingendo Masse indietro.

L’agente sparò una volta, due volte. Senza mirare. Cadde a terra, spinto dal battente spalancato. I proiettili colpirono il soffitto. Qualcosa in frenetico movimento uscì dalla stanza del motel, lanciandosi nel corridoio. La figura teneva in mano qualcosa di metallo, luccicante.

Un’arma?

No. Troppo piccola. La persona non si girò né a destra né a sinistra, ma si lanciò invece, con un grido, oltre la ringhiera, tuffandosi nella piscina sottostante. L’imprecazione di Adele fece coro con il forte splash!

Adele puntò la sua pistola e fece due rapidi passi laterali verso la ringhiera. I suoi occhi si fissarono sulla piscina blu, poi sui cerchi che si allargavano sull’acqua. Puntò l’arma contro la forma in fuga sotto la superficie…

… e lo riconobbe subito per la testa rasata e ricoperta dal contorto tatuaggio di due serpenti che facevano un giro attorno alle sue orecchie e si attorcigliavano poi alla base del collo. Le lingue dei serpenti si intrecciavano, formando un nodo tra le scapole. Jason Hernandez non aveva addosso una maglietta. Aveva la pancia un po’ prominente e i pantaloni zuppi d’acqua ora gli stavano aderenti addosso, senza però impedirgli di triarsi fuori dalla piscina, sbuffando, rotolando poi oltre il bordo. Si rialzò e, gocciolante e ansimante, cercò di saltare la siepe di delimitazione. Finì con l’inciampare e spezzare dei rami, atterrando tra il fogliame. Poi, sputando e imprecando in spagnolo, si rimise in piedi e corse verso l’apertura che c’era tra le due ali del motel, in direzione della strada trafficata.

Adele premette contro il grilletto e strinse i denti.

“Fermo!” gridò.

L’uomo non la ascoltò. Di nuovo Adele scorse qualcosa di metallico nella sua mano destra. Un coltello?

Uno sparo diretto. Lo aveva perfettamente davanti a sé. Ma no, era disarmato. La maggior parte degli assassini non avevano bisogno di armi, però. Presunto assassino, ricordò a se stessa. Adele abbassò l’arma e passò oltre il suo partner, che ancora stava tentando di riprendersi per il colpo preso in faccia dalla porta. Il naso gli sanguinava e si stava massaggiando il mento con sguardo vuoto e confuso.

Adele scattò gridando: “Sta scappando!” Corse fino alla fine del corridoio senza guardarsi indietro. Non sentì nessun passo alle sue spalle, e capì che il suo partner sarebbe stato fuori uso ancora per un po’. Adele strinse i denti e raggiunse la scala a chiocciola in metallo, lanciandosi giù tre gradini alla volta.

Le armi da fuoco non erano il suo forte. Ma trovare dei criminali sì. Scese le scale, sempre guardando Jason che correva verso la strada.

Lo perse di vista quando arrivò all’ultimo gradino e anche lei si lanciò in direzione della strada. Ma dopo poche falcate, si fermò ed esitò, ansimando, vicino agli arbusti che costeggiavano la piscina.

Davvero Jason sarebbe andato verso la strada trafficata? La gente lo avrebbe visto. Quella parte della città era pesantemente pattugliata. Jason di certo lo sapeva. La mente di Adele balzò di nuovo a quella cosa di metallo che gli aveva visto in mano. Un coltello? No. Un’arma da fuoco? No, troppo piccola.

Chiavi. Sì, dovevano essere delle chiavi.

I suoi occhi scattarono ancora verso il corridoio sopra di lei. Chiavi per la stanza del motel? No? Loro avevano usato una key-card. Voltò le spalle alla strada e scrutò la lunghezza della seconda ala del motel, dietro alla quale sospettava fosse scomparso. Sarebbe tornato indietro?

Chiavi della macchina. Dovevano essere chiavi della macchina, giusto? Il pickup di Jason era nel parcheggio del motel, lo avevano visto arrivando.

Adele si convinse e poi, anziché dirigersi verso il passaggio tra gli edifici e quindi verso la strada, si girò e scattò nella direzione opposta. Il parcheggio del motel era situato dietro agli edifici, circoscritto da una grossa recinzione in legno e con dei cassonetti rossi con coperchi neri, nuovi di zecca, ai quattro angoli.

Un presentimento. Ma a volte un presentimento era tutto ciò che un agente aveva a disposizione.

Adele poteva sentire le sirene in lontananza, ma erano ancora deboli. Era sola. Si guardò alle spalle, verso le scale, notando che il suo collega stava lentamente scendendo, lo sguardo ancora frastornato mentre scuoteva la testa. Zoppicava un po’, il sangue che ancora gli colava dal naso.

Adele espirò rassegnata mentre continuava a correre in direzione del parcheggio. Saltò un’alta piccola siepe, riconoscente per tutto il tempo passato a correre ogni mattina. Corse lungo il lato dell’ufficio di registrazione documenti e poi passò oltre una rete e un cassonetto rosso posizionato sul retro degli uffici. L’olezzo della spazzatura di due settimane impregnava l’aria e le si appiccicò ai vestiti. Adele ignorò il puzzo e imprecò mentre la stoffa le restava impigliata in una parte sporgente della rete. Uno strappo silenzioso, un lampo di dolore. Ma non si fermò, ignorando lo squarcio nei suoi abiti.

Adele scivolò attraverso la rete e il cassonetto puzzolente prima di fermarsi di colpo e fissare il grosso pickup nero con gli specchietti sporgenti. Il veicolo era parcheggiato in mezzo a due spazi liberi, dietro a un minivan.

La portiera laterale del pickup era spalancata.

Jason si stava già arrampicando al posto di guida. Lanciò un’occhiata verso di lei, poi imprecò ad alta voce prima di sbattere la portiera e infilare la chiave nell’accensione. Si sentì un attutito rumore metallico, seguito da una scia di bestemmie in spagnolo.

Adele alzò la pistola e la puntò contro il finestrino. “Fermo o sparo!” gridò.

Ma il signor Hernandez la ignorò, continuando a trafficare con le chiavi. Alla fine il motore prese vita. Jason fissò fuori dal finestrino, gli occhi sgranati, nel panico. Il tatuaggio contorto dei due serpenti sembrava pulsare sulla sua pelle e le vene erano sporgenti alle tempie.

L’uomo mormorò qualcosa che Adele non poté sentire attraverso il vetro, poi inserì la marcia. Diede gas. Si udì il fischio dei copertoni e il pickup sfrecciò in avanti, andando quasi a sbattere contro la parete dell’ufficio. Jason imprecò tacitamene e inserì la retromarcia prima di guardarsi alle spalle e prepararsi alla manovra.

Diversamente dal motel, il pickup di Jason era in condizioni immacolate. I finestrini erano puliti e il veicolo stesso non aveva un singolo graffio o botta. Alcuni dei testimoni che avevano visto Hernandez seguire le sue presunte vittime a casa loro avevano affermato che tutto aveva avuto inizio quando il signor Carter aveva quasi tamponato il pickup di Jason.

Adele tenne la pistola puntata e si preparò, le spalle aperte, i piedi divaricati. “Fermo, FBI!” gridò.

“Agente Sharp!” chiamò una voce alle sue spalle. Per un brevissimo istante, Adele sussultò e si voltò.

Masse stava arrancando lungo l’edificio più vicino a Jason. Chiaramente aveva fatto il giro dalla strada, percorrendo la via più lunga. Ma ora significava che era più vicino al pickup rispetto a lei. Masse scorse Jason. Il giovane agente sgranò gli occhi e sollevò la pistola.

“Aspetta!” gridò Adele.

Ma Masse scaricò tre colpi a raffica. Due colpirono il cofano del veicolo, il terzo mandò in frantumi entrambi i finestrini, passando dritto da uno all’altro. Nessuno degli spari colpì Jason Hernandez.

Ma attraverso la cornice dei finestrini ora infranti, Adele aveva adesso una buona visuale dell’espressione dell’uomo.

Non stava più trafficando con volante e accensione. Fissava il vetro distrutto, gli occhi sgranati come scioccato, il volto ora pallido. Guardò i frammenti del finestrino distrutto, poi i suoi occhi passarono ai due fori fumanti sul cofano dell’adorato pickup.

Puta!” gridò. Hernandez passò sul sedile del passeggero e aprì la portiera da quel lato, uscendo velocemente dal veicolo. Ora si trovava dalla parte opposta del mezzo rispetto ad Adele, ma più vicino a Masse.

Adele cercò di mantenere la propria posizione, ma sbuffò frustrata: aveva perso il bersaglio diretto. Si spostò rapidamente, sempre con movimenti controllati, cercando di mantenere i due soggetti all’interno del campo visivo mentre faceva rapidamente il giro del parcheggio.

Jason iniziò ad avanzare verso l’agente Masse, ignorando la pistola puntata contro il suo volto e Adele che stava facendo il giro da dietro. Quando si fu rimessa in posizione, Adele scrutò la sua espressione: gli occhi di Jason erano dilatati, le vene gli pulsavano sulla fronte e sul collo.

Cavron!” gracchiò, spostando lo sguardo dal suo pickup ora rovinato all’agente dell’FBI che aveva sparato. Sembrava del tutto indifferente, o forse inconsapevole dell’arma che Masse ancora teneva tra mani tremanti.

Sembrava che il giovane agente stesse registrando solo ora il grido “Aspetta!” che Adele gli aveva lanciato poco prima. Il dito premuto contro il grilletto era ancora bianco per la tensione, ma lui sembrava pietrificato. Aspettò, esitante, guardando Adele e poi la figura di Hernandez che si stava avvicinando. Esitò per un secondo di troppo.

“No… non farlo!” gridò Adele, ma fu troppo tardi.

Jason si lanciò in avanti, abbassandosi sotto alla linea di tiro di Masse e prese il giovane agente per la vita, cadendo insieme a lui sul marciapiede.

Adele corse in avanti, cercando un varco, la pistola puntata. Il cemento freddo del parcheggio e la barriera di sicurezza fornivano una superficie dura contro la quale le scapole di Masse andarono a sbattere una volta, e poi un’altra, mentre lui tentava di rialzarsi. Ma Jason ringhiava, tirava pugni e tentava di graffiare gli occhi dell’agente.

“Levati di mezzo!” gridò Adele. Poi sparò.

Masse si lasciò scappare un grido di terrore. Hernandez sbuffò per il dolore, ruotò su se stesso e cadde a terra accanto all’agente che aveva immobilizzato.

“Il primo al braccio,” disse Adele con tono secco, la pistola sempre puntata su Hernandez. “Continua a ribellarti e il prossimo di finisce dritto nel petto, capito?”

Il rumore di grida e imprecazioni da parte di Jason svanì. L’uomo continuava a rotolare avanti e indietro, i denti digrignati per il dolore e la testa premuta contro il ruvido marciapiede. Dei piccoli rivoli di sangue rosso gli scorrevano tra le dita. Di tanto in tanto distoglieva lo sguardo dal braccio ferito e guardava il suo pickup danneggiato, scuotendo la testa con rinnovata angoscia.

Adele sospirò, poi portò la mano alla radiotrasmittente che aveva al braccio. “C’è bisogno di un medico,” disse.

Guardò il collega, che si stava ancora mettendo in piedi, tremante, e poi la forma di Hernandez che si contorceva a terra. Sospirò di nuovo. “Meglio due”. Poi ruotò gli occhi al cielo e si avvicinò a Hernandez, prendendo le manette che teneva alla cintura.

37 440,52 s`om
Yosh cheklamasi:
16+
Litresda chiqarilgan sana:
19 oktyabr 2020
Hajm:
272 Sahifa 4 illyustratsiayalar
ISBN:
9781094305530
Mualliflik huquqi egasi:
Lukeman Literary Management Ltd
Yuklab olish formati:
Ikkinchisi seriyadagi kitob "Un thriller di Adele Sharp"
Seriyadagi barcha kitoblar

Ushbu kitob bilan o'qiladi