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Kitobni o'qish: «La promessa sposa di Lammermoor, Tomo 2»

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CAPITOLO I

 
„ S'apparecchi una mensa, ove a ribocco
„ Stian le vivande; un mezzo pollastrello
„ Ier ne rimase, da coltel non tocco,
„ Avanzò ancor di pesce un bel piattello,
„ Sabbbato scorso; puzzerà un pochino.
„ Ma che non fan l'aceto e il ramerino? „
 
Il Pellegrinaggio d'Amore.

Lo scroscio della folgore da cui derivò tanto scompiglio tra gli abitanti della torre, divenne un incentivo a nuovi trovati per l'ingegno ardimentoso e inventivo di colui che era il fiore de' maggiordomi. Non ne fu appena cessato il romore, non appena ebbesi la certezza che la torre non era rovinata da cima a fondo, sorse come uomo rapito in estasi Caleb: „ Sia lodato Dio! questo fulmine è capitato a proposito, come un turacciolo ad un fiasco di birra quando trabocca. „ Vedendo in quel momento l'intendente del lord Cancelliere che prendea la volta della cucina, ove Caleb stavasi allora, corse a chiuderne l'uscio a chiave, borbottando fra i denti – „ Come diavolo ha fatto ad entrare in casa? Ma ciò poco importa! devo ora pensare ad altro. Ebbene, Misia! che state a far lì gemendo e tremando a canto del fuoco? Fate presto, venite qui; ovvero anche restate al vostro posto, e datevi a strillare quanto forte potete; in sostanza poi, non siete buona da altro; in somma, mi avete capito, vecchia strega? Gridate! più forte! anche più forte! Bisogna che i padroni vi odano da stare in sala. Diamine! avete perduta la voce? Vi ho inteso strillar più forte, quando non v'era tanta ragione di farlo. – A me! Conviene ora ch'io faccia ballare queste masserizie. „

Così dicendo, incominciò a gettare in mezzo alla cucina e piatti, e piattelli, e pentole, e tutti gli arnesi di ferro, di rame, d'ottone, di latta che gli capitarono fra le mani, risparmiando però con giudiziosa attenzione la maiolica e tutto quanto poteva rompersi. Mandava ad un tempo tali grida, o piuttosto urla, che Misia incominciò a propria volta ad urlare da vero, pensando che il suo vecchio collega fosse impazzito.

„ Che cosa fa dunque costui? Oh dio! Ha ribaltata la fricassea di castrato, che io avea preparata con quel pezzetto di coscia avanzata l'altr'ieri al desinar d'oggi del padrone. Povera me! anche il mezzo boccale di latte che dovea servir domani per la sua colezione! Farà colezione il gatto. – Ma il fulmine vi ha fatto dar volta al cervello, Caleb! „

„ Tacete, vecchia pazza, tacete, le diceva a mezza voce Balderston, fregandosi in aria di trionfo le mani. Adesso tutto è a dovere. Il pranzo è pronto, e il fulmine lo ha apparecchiato in un attimo. „

„ Il poveretto è divenuto matto davvero (soggiugnea Misia guardandolo con occhio di compassione, e non senza qualche paura). Temo che non torni più in se. „

„ La pazza siete voi; ma ascoltatemi bene (dicea Caleb, giubilante di potere, mercè la fertilità della sua immaginazione, sciogliersi con onore da un impaccio che sembrato eragli insuperabile). Prima di tutto abbiate cura di non lasciar entrare in cucina quel forestiere. Poi giurate che il fulmine tenendo la via del cammino, è caduto qui, e ha rovinato il miglior desinare che aveste apprestato mai in vita vostra; manzo, lodole, vitella, salvaggina, prosciutto, lepri, pollami, quel che vorrete voi; non badate a spesa, e mettete insieme un pasto squisito. Io intanto vado nel salone a raccontare la storia di questa disgrazia. Ma soprattutto che non entri in cucina quel servo straniero! „ Dopo avere in tal modo istruita la sua confederata, Caleb corse verso il salone; ma prima di entrarvi, volle fare, come abile generale, una scoperta. A tal fine, pose l'occhio ad una fenditura che il tempo, per atto di compiacenza ai servi curiosi, avea fatta nella porta; e vedendo in quale stato trovavasi miss Asthon, ebbe la prudenza di aspettare alcuni istanti per non accrescere colla sua fisonomia spaventata i nostri timori, e perchè la desiderava ben riavuta, e in istato di ascoltare attentamente la storia che ei si accingeva a narrare intorno alle conseguenze disastrose del fulmine.

Ma quando la vide tornata perfettamente in se stessa, e udì che i discorsi aggiravansi sullo stato di desolazione cui ridotta era la torre di Wolfcrag, pensò esser quello l'istante di mostrarsi, e si introdusse nel modo che abbiam descritto sul finire del capitolo precedente.

„ Oh che disgrazia! oh che disgrazia! esclamava. Simile inconveniente adunque dovea accadere nel castello di Ravenswood, ed io viver tanto per esserne spettatore! „

„ Che cos'è stato, Caleb? Domandò il padrone, preso veramente da un po' di timore. Qualche parte del castello sarebbe rovinata? „

„ Rovine grandi, no, non ve ne sono; ma il fulmine è venuto giù pel cammin di cucina, ha rovesciate tutte le casserole, gettata fuliggine per ogni dove, e dovea succeder questo, quando voi state ricevendo personaggi distinti, ospiti così rispettabili! aggiunse inchinando profondamente il lord Cancelliere e la figlia di esso. Non dico altro; in tutto il castello, non rimane più cosa che possa servire pel pasto del pranzo o della cena, come poi vi piace chiamarlo. „

„ Vi credo facilmente, Caleb; „ gli disse in tuono corrucciato il padrone.

Caleb si volse con un guardo, metà di preghiera, e metà di rimprovero, e continuò in tal guisa la sua allocuzione: „ Non dirò già che si fossero fatti apparecchi rilevantissimi. Avevamo solamente aggiunto qualche bagattella al vostro pasto ordinario di tutti i giorni, ossia, come lo chiamano a Versailles, Petit couvert; tre portate e le frutta, ecco tutto. „

„ Tenetevi per voi le vostre sciocchezze, vecchio pazzo; „ sclamò Ravenswood, scorgendo la goffaggine di queste ufiziose premure dell'intendente, e arrabbiato al sommo; pure non ardiva contraddirgli apertamente, per non dare occasione a qualche scena ancor più ridicola.

Caleb, avvedendosi di tal momentaneo vantaggio, risolvè profittarne. Ma in quell'istante, avendo osservato che il servo del lord Cancelliere entrava in sala, e parlava sotto voce al suo padrone, trattosi verso il vano d'una finestra, si giovò di una tal congiuntura per dire egli pure alcune cose all'orecchio del sere di Ravenswood. „ Per amor del Cielo, Signore, frenate la vostra lingua! Se io son contento di arrischiare l'anima mia dicendo bugie per l'onore della famiglia, questi non debbono essere i vostri pensieri. Se mi lascerete tranquillamente seguire il corso delle mie idee, non vi farò pazze spese, ma se vorrete interrompermi, non son chi sono, se non v'improvviso un pranzo da sovrano. „

Di fatto Ravenswood pensò che il più saggio partito sarebbe stato lasciar andar l'acqua a seconda della corrente, e permettere che il suo uffizioso maggiordomo dicesse quanto gli veniva alla bocca. Quindi Caleb, sollevando in aria una mano e facendo i conti sulle dita, in tal modo ripigliò la parola.

„ Come io vi diceva, non si erano fatte grandi cerimonie, ma vi era abbastanza perchè tre ragguardevoli personaggi non restassero mal contenti. Prima portata, due capponi colla salsa bianca, vitella e porco, salvo il rispetto dovuto alle Signorie loro. Seconda, un lepre allo spiedo, un piatto di gamberi, e un rifreddo. Terza, un fagiano d'un candore che abbarbagliava la vista, adesso nero di fuliggine, come se fosse stato due anni sotto al cammino; una torta di prune e un flan. Frutta, si sa, alcune galanterie, giulebbi e… e nient'altro, (soggiunse, accorgendosi che il padrone non era più capace di frenar la pazienza). Nient'altro, salvo due conserve di pera e pome. „

Miss Asthon, ben riavutasi allora dal primo spavento, avea attentamente ascoltato il discorso del vecchio Caleb. L'imperturbabile serietà da costui serbata nel porgere la minuta descrizione del suo pasto immaginario, e gli sforzi di Edgardo per nascondere agli ospiti l'impazienza e la rabbia, offerivano un'antitesi sì leggiadra, che la giovinetta non potè a suo malgrado starsi dal prorompere in un grande scoppio di riso; e inutile fu in questo momento la gravità connaturale del padre di lei, il quale si trovò costretto ad imitarla, benchè più moderatamente il facesse. Che più? Fin Ravenswood, il quale s'accorgea certamente che questo riso era un poco a sue spese, partecipò alla generale giocondità; tant'è vero che il riso è un mal contagioso. Risonò di questi scoppi di risa in comune la soffitta del vecchio salone; e vi sono tali scene, delle quali leggiamo talvolta, senza esserne molto commossi il racconto, e delle quali nonostante, si divertirono assai quelli che ne furono spettatori. Uno cessava dal ridere, l'altro ricominciava, comune prurito che durò per alcuni minuti. Aggiungasi che la silenziosa gravità di Caleb, e l'aria di sorpresa e quasi di dispetto da esso manifestata, rendeano più ridicola la scena, e rincalzava negli altri la voglia di ridere.

„ Vedo che cos'è (soggiunse non si scompigliando Caleb, quando questa parve acchetata), le Signorie loro sono avvezze a sì buone colezioni, che la perdita del migliore fra quanti pranzi un cuoco possa apprestare, loro sembra cosa da ridere. Ma se i vostri Onori avessero lo stomaco vôto, come Caleb Balderston, non troverebbero tanto motivo di ridere su di un argomento seriissimo di sua natura. „

Il qual discorso eccitò nuove risa, che parvero a Caleb non solamente un attentato contro la dignità della famiglia, ma un atto speciale di disprezzo usato alla eloquenza con cui avea recapitolati i pretesi danni prodotti dal fulmine, e descritto un pasto, che come egli dappoi si espresse con Misia, avrebbe infuso l'appetito ad un morto, e a quei signori inspirò solamente voglia di ridere.

„ Ma (soggiunse miss Asthon, con quanta serietà le era possibile di ostentare) tutte queste buone cose sono esse guaste per modo, che nessuna, nessuna possa comparire in tavola? „

„ Nemmeno una briciola, Milady; tutto è pieno di cenere, di fuliggine, roba buona unicamente per gettarla ai cani. Vorrei che poteste solo scendere in cucina; vedreste che vaga confusione; le porcellane in pezzi; le cassarole rovesciate, la cuciniera andata fuor di se nel voler riordinare un poco le cose; le pietanze non riconoscibili, in somma andate a male del tutto. Vi era per le frutta un bianco-mangiare, che sarebbe stato squisito; il fulmine lo ha trattato, come le altre vivande, in mezzo alla cucina; vi ho intinto un dito per assaggiarne, si direbbe che era fatto di latte acido. Non so quanto mi pagassi che i loro Onori venissero abbasso a contemplare questo guasto, semprechè però (aggiugnea per prudenza, e per timore di essere preso in parola) semprechè però a quest'ora la cuciniera non abbia, come sarebbe suo dovere, spazzato via tutto. Mi pare impossibile, Milord (e in questa volgevasi a ser Guglielmo), che il vostro servo non abbia udito lo strepito delle porcellane nell'atto che il fulmine ribaltò ogni cosa. „

Il servo del lord Cancelliere, benchè, com'uomo che stava a servire un gran signore, fosse avvezzo a comporre il volto a seconda di tutte le circostanze, si trovò alquanto scompigliato da questa inaspettata appellazione, e per tenersi alla più sicura, si contentò di chinare urbanamente il capo.

„ Penso, sig. maggiordomo, (così si volse a Caleb il lord Cancelliere, venuto in timore che il prolungar più a lungo sì fatta scena, dopo cessato il primo prurito di ridere, reiterasse unicamente mortificazioni a Ravenswood), penso che non fareste male consigliandovi a tale proposito con Lockart. Ha viaggiato assai; è avvezzo ad inconvenienti d'ogni specie e ad accidenti non prevenuti, spererei che intendendovi insieme tutt'a due, dovreste trovare qualche espediente per uscire d'imbarazzo. „

„ Suo Onore, il sere di Ravenswood, sa (rispose Caleb, il quale comunque non vedesse speranza di spacciarsi, piuttosto che ricorrere all'aiuto di uno straniero, sarebbe morto di stento, come il generoso elefante che volle ad ogni costo fare quanto il suo padrone aspettava da esso), suo Onore sa ch'io non abbisogno di consiglieri, quando si tratta del decoro della famiglia. „

„ Sarei ingiusto, se dicessi il contrario, o Caleb; il suo padrone rispose, ma il vostro ingegno consiste soprattutto nel trovare scuse; e queste non ci sazierebbero più della descrizione del vostro pranzo colpito dal fulmine. Bramo dunque che, in compagnia del sig. Lockart, cerchiate qualche via di supplire a quanto non vi è più, o forse non vi è mai stato. „

„ Vostro Onore ha sempre le sue facezie pronte. Certamente, non dovrei far altro che trasferirmi subito a Wolfhope, e troverei l'occorrevole per dar da desinare a quaranta persone. Ma quei paesani non meritano che un galantuomo si volga ad essi; ebbero l'inconsideratezza di servirci male nel burro e nelle uova. É cosa che non ho dimenticata. „

„ Non fa niente, Caleb; andate al villaggio, e ivi ingegnatevi come potete. Non conviene permettere che i nostri ospiti digiunino per l'onore, come siete solito dire, della famiglia. Prendete questa borsa, credo che sarà per voi il miglior consigliere. „

„ La vostra borsa! danaro! esclamò Caleb, facendo alcuni passi addietro in tuono d'indegnazione. Che cosa devo io farne? Non siamo sui vostri dominj? Chi è quello fra i vostri vassalli che volesse pagamento per prestarmi servigio? „

Ritiratisi i servi, e poichè la porta del salone fu chiusa, il lord Cancelliere si credè in obbligo di far qualche scusa coll'ospite sull'arbitrio che si era preso di ridere, e Lucia espresse il proprio desiderio di non avere colla sua giocondità nè offeso, nè mortificato il buon vecchio Caleb.

„ Caleb ed io, miss Asthon, dobbiamo avvezzarci a sopportare con rassegnazione e pazienza tutto ciò che va unito di ridicolo alla povertà. „

„ Voi non siete giusto verso di voi medesimo, sere di Ravenswood, rispose il lord Cancelliere; sulla mia parola d'onore, credo di conoscere gli affari vostri meglio di voi medesimo, e spero provarvi che mi stanno a cuore, e che… in una parola vi sta innanzi agli occhi una prospettiva migliore di quanto v'immaginate. Nonostante permettetemi di assicurarvi, ch'io non conosco al mondo cosa più rispettabile di un uomo, il cui carattere sollevisi al di sopra della fortuna, e che preferisca l'imporre a se stesso nobili privazioni, all'umiliazione di contrar debiti, o di sottomettersi ad uno stato di dipendenza. „

Fosse sollecitudine di non offendere il delicato animo dell'ospite, o timore di destarne soverchiamente l'orgoglio, il lord Cancelliere gli dicea queste cose con una specie di timida riservatezza; onde esitava, e parea che a ciascuna parola temesse di essersi spiegato di troppo su tale argomento, benchè l'occasione di trattarlo fosse stata somministrata dallo stesso sere di Ravenswood. In somma, lord Asthon sembrava, animato a parlare dal desiderio di offerire prove di amicizia, rattenuto dalla tema di arrecar dispiacere. Non dobbiamo pertanto maravigliare, se Edgardo, poco pratico ancora degli uomini, supponea in questo espertissimo cortigiano maggiore sincerità di quanta si durerebbe fatica a trovarne in venti persone di simil classe. Gli rispose nondimeno con molto sussiego, essere egli grato a tutti quelli che aveano la cortesia di tenerlo in buona opinione; rinovate indi e col Lord e colla figlia lo sue scuse sul non poterli ricevere in modo più convenevole, uscì tosto del salone per dare alcuni ordini che erano indispensabili.

Quanto al modo di far dormire gli ospiti, le cose vennero ben tosto concertate colla vecchia Misia; nè per vero, potea in ciò dar molestia la perplessità sulla scelta. Edgardo cedè il proprio appartamento a miss Asthon, ponendole a fianco, qual cameriera, la stessa Misia, che venne, perchè sostenesse più addicevolmente una tal parte, vestita di un abito di raso nero, portato dall'avola di Ravenswood, e che avea fatta la sua comparsa nelle feste di Corte di Enrichetta Maria. Domandò che cosa fosse avvenuto di Bucklaw, e poichè intese che era a Wolfhope cogli altri cacciatori, incaricò Caleb di andarlo a vedere, e fargli noto l'imbarazzo in cui si trovava, pregandolo a nome suo a procacciarsi per quella notte un letto nel villaggio, non ve n'essendo altri nel castello fuor quello della camera segreta, che in tale congiuntura non si poteva a meno di offrire a ser Guglielmo Asthon. Caleb si rassegnò a cedere il proprio letto al servo straniero, e a dormire coricato sulla paglia nel granaio, per non dare a divedere che nella torre di Wolfcrag vi fosse scarsezza di letti. Il sere di Ravenswood si preparò a passar la notte avviluppato in un gran ferraiuolo, entro il salone.

Del rimanente, Lockart avea ricevuto dal padrone l'ordine di trasferirsi all'osteria, ove convennero i cacciatori, per trarne alcun poco di salvaggina, e Caleb non disperava dell'efficacia de' suoi stratagemmi ordinarj, all'uopo di porre in salvo l'onore della famiglia. Edgardo avea voluto dargli una seconda volta la propria borsa, ma essendo presente il servo straniero, Caleb si pensò in dovere di non accettarla, comunque sentisse che gli sarebbe stata di massimo giovamento. – „ Perchè non mettermela di soppiatto fra le mani? (andava pensando fra se medesimo.) Ma già suo Onore non sa, non saprà mai il modo di contenersi nelle congiunture ardue e dilicate. „

In questo mezzo, Misia, giusta un uso ricevuto allor nella Scozia, e non ancora dismesso affatto, offerse agli ospiti il latte della sua picciola mandria, intantochè fosse all'ordine il desinare. Edgardo per guadagnar tempo, condusse Milord e la figlia a girare tutto il castello; ed essendosi rasserenato il cielo, li fece salire sino in cima della torre, d'onde ammirarono la vasta estensione del mare, abbellita dai raggi del sole che ogni nube avea dissipata.

CAPITOLO II

 
„ A che sfoggiar di spiedi e di pignatte?
„ É per voi squisitissimo convito,
„ E troppo ancora a rustiche gargatte,
„ Mezzo il pollo che in casa fu nudrito,
„ E una testina di porcel di latte,
„ Che al sol vederla aguzza l'appetito. „
 
Chaucer.

Non avea l'animo libero d'ogni inquietudine il nostro Caleb, quando partì per la sua spedizione; e di fatto si trovava a condizioni alquanto scabrose. Non osava raccontare al padrone, con qual garbo, in quella mattina, avesse chiusa in faccia a lord Bucklaw la porta del castello; non volea confessare di aver fatto male a non accettare, quando lo stesso padrone gliela offerse, la borsa; temea per ultimo qualche non piacevole conseguenza dal primo incontro che avrebbe con Bucklaw, e soprattutto in quel momento in cui era da supporsi che lo spettabile gentiluomo, colla testa piena dei fumi del vino e dell'acquavite, fosse meno che mai disposto a passarsela ridendo sull'affronto ricevuto poc'anzi.

Caleb, per rendergli la dovuta giustizia, non la cedea in coraggio ad un lione, ogni qual volta per l'onore della famiglia del suo signore operava; possedeva però un di quei coraggi, uniti a prudenza, per cui non gli piaceva esporsi fuor di bisogno ai pericoli. Ma questa era una considerazione solamente secondaria; il punto importante per lui consisteva in nascondere l'inopia assoluta e generale in cui si viveva a Wolfcrag, e di far prova di sua abilità nell'improvvisare un pranzo senza dipendere nè dal soccorso di Lockart, nè dalla borsa del suo padrone; la qual cosa divenne affare d'onore per Caleb, da noi dianzi paragonato, non affatto senza motivo, al generoso elefante, che gravato di un carico superiore alle sue forze, e vedendo condurre un ausiliare della sua razza, nel raddoppiare di sforzi per far di meno di tale aiuto, perdè la vita.

Il villaggio ver dove in quell'istante si incamminava, lo avea più d'una volta, trovandosi in eguali strettezze, levato di impaccio; ma da qualche tempo non vi godea più della medesima riputazione, e ne racconteremo or le cagioni.

Il ridetto villaggio, chiamato Wolfhope, era composto di alcune case sparse qua e là in riva ad una picciola caletta, formata da un fiumicello che ivi metteva foce nel mare. Fu altra volta appendice del feudo di Wolfcrag, dal quale lo disgiugnea una collinetta che presentava un picciolo promontorio all'Oceano. Gli abitanti vi guadagnavano in modo precario il lor vitto, dando opera alla pesca delle aringhe, quando n'era la stagione, e vivendo di contrabbandi il rimanente dell'anno. Conservavano una specie di rispetto ereditario ai lôrdi di Ravenswood; ma la maggior parte di essi avea, profittando del bisogno di danaro che incalzava questa famiglia, ricomperate a buon prezzo le onoranze cui soggette erano le case e i fondi loro; divenuti per conseguenza liberi da ogni catena di feudal dipendenza, nè costretti a temere le moltiplici esazioni, che, sotto tutti i pretesti possibili, e talvolta senza pretesto, i feudatari scozzesi, poveri eglino stessi, usavano senza misericordia sui lor vassalli, ancora più poveri.

Poteano in sostanza riguardarsi independenti, cosa mortificantissima per Caleb, avvezzo altra volta a riscotere queste contribuzioni, e a dispiegare su quei tapini un'autorità dispotica al pari di quella, che ne' tempi più remoti, possedeano nell'Inghilterra gl'intendenti reali. Ognuno sa, come costoro, uscendo fuori de' lor gotici castelli, e armati de' diritti e de' privilegi feudali, li sostituissero al danaro nel comperar le derrate, portando a casa loro, o rintanando in cento diverse caverne gli spogli di cento mercati, e quanto potevano portar via ad una tremebonda popolazione, che fuggiva a nascondersi appena li vedea comparire1.

Soave era la ricordanza di que' bei tempi a Caleb, il quale deplorava lo scadimento di un'autorità, che in una minor proporzione, andava sulle tracce del dispotismo dei sovrani feudali, usi a riscotere più gravosi tributi. Egli si lusingava che cotesta legge, immutabile a suo parere, questo diritto di supremazia, che dovea rendere i baroni di Ravenswood i primarj padroni, i proprietarj nati di tutte le produzioni della natura sorgenti qualche miglia all'intorno del loro castello, questa deliziosa prerogativa sonnecchiasse soltanto, e si confortava aspettando di vederla risvegliata un giorno, robusta e fiorente in tutto il suo antico vigore. Perciò si facea lecito a quando a quando di rammentare con qualche piccola angheria i bei giorni trascorsi agli abitanti di Wolfhope; i quali sulle prime, or più, or meno di buona voglia, si sottometteano a questo giogo, perchè accostumati da tanto tempo a riguardare i bisogni del Barone e della sua famiglia, come cose che più dei proprj loro bisogni dovessero rilevare; la stessa franchigia di cui godevano, non giungeva a persuaderli di essere in realtà independenti; simili ad un uomo, che essendo stato per lungo tempo carico di ferri, s'immagina, anche quando ne è libero, di sentirne il peso. Ma al godimento della libertà, non tarda naturalmente a venir dietro l'intimo senso de' diritti che ne sono la conseguenza; così il prigioniero disciolto, nel far libero uso delle proprie membra, ben presto s'accorge che le sue catene son veramente cadute.

Gli abitanti di Wolfhope pertanto incominciarono a bisbigliare, a resistere, e finalmente a ricusare in chiare note di sottomettersi alle pretensioni di Caleb Balderston. Egli si ricordò, e ricordò loro i tempi dell'undecimo Lord di casa Ravenswood, soprannominato l'Uomo di mare, a motivo del diletto che gli davano tutte le cose che alla marineria riferivansi. „ Questo buon Lord, così ragionava Caleb, agevolò il commercio del picciolo porto di Wolfhope, col farvi costruire un molo (ed era un cattivo argine di sassi mal accatastati gli uni sugli altri); il qual molo mettea le barche pescherecce in sicuro dalle tempeste; e in benemerenza, gli abitanti convennero di conferirgli, in tutta l'estensione della baronia, il diritto al primo pane di burro fatto col latte di ciascuna vacca che avesse figliato, e alle uova nate, tutti i lunedì dell'anno, da ciascuna gallina del feudo. „

I pretesi debitori l'ascoltarono tranquillamente; poi si misero a grattarsi in capo, a tossire, a sbadigliare, a starnutare, e Caleb sollecitandoli ad una risposta, la fecero in questi termini: „ Non sappiam che dire. „ La qual frase è il rifugio universale de' contadini scozzesi, quando viene fatta ad essi una domanda, di cui riconoscono la giustizia in loro coscienza, ma contro la quale grida la voce del loro interesse.

Allora, Caleb mise nelle mani dei notabili di Wolfhope una inchiesta formale, affinchè gli somministrassero un certo numero d'uova, e una certa quantità di burro, che equivalessero al debito arretrato di questa antica onoranza cui nessuno aveva pensato. Fu anche assai compiacente per soggiugner loro, che se gl'incomodava il pagarla in natura, non avrebbe avuta difficoltà di ricevere invece danaro o altre derrate. Indi li lasciò affinchè potessero concertare insieme in libertà sui modi del pagamento che lor più a grado tornassero.

Ma presero una risoluzione del tutto diversa dai conti che avea fatto Caleb, quella cioè di resistere ostinatamente ad una tale intimazione. Il bottaio, personaggio d'alto affare in un villaggio, ove la pesca delle aringhe era la principale bisogna, ed uno dei padri coscritti di quel comune, disse, che le loro galline aveano cantato assai lungo tempo pei lôrdi di Ravenswood, ed essere omai tempo che cantassero per chi dava loro il nudrimento e il pollaio. Gli applausi universali dimostrarono quanto garbasse all'assemblea una tale sentenza; ma la difficoltà stava nel trovare i motivi su cui fondare il rifiuto. „ Se non volete altro, ripigliò il medesimo oratore, farò un salto a Dunsa; andrò a trovare Davy Dingwall, e saremmo ben disgraziati, se non raccapezzasse qualche buon appiglio per salvarci il nostro burro e le nostre uova. „

Venne dunque assegnato un giorno per tenere nuova adunanza, in cui prendere un definitivo partito intorno all'intimazione di Caleb, il quale fu avvertito, affinchè potesse egli pure trovarvisi.

Egli venne quindi colle mani aperte e collo stomaco vôto, divisando di empir bene le une a profitto del suo padrone, e di refocillar l'altro per proprio conto, il tutto a spese dei debitori di Wolfhope. Ma ogni speranza lo abbandonò, allorchè entrando nel villaggio dalla parte di levante, vide arrivare dalla parte di ponente un tal uomo che anche troppo avea imparato a conoscere. Era questi Davy Dingwall, scaltro procuratore gran mastro di astuzie, quel medesimo che avea secondato ser Guglielmo Asthon in tutte le liti contro la casa di Ravenswood, e che munito allora di tutti i chirografi feudali di quel villaggio, veniva a sostenere giuridicamente le parti degli abitanti.

„ Spero di non avervi fatto aspettare, sig. Balderston, gli disse, in tuon di beffarlo, il procuratore. Eccomi pronto a discutere, regolare, e terminare con voi la picciola differenza insorta fra il sig. Edgardo Ravenswood… „

„ Fra l'onorevolissimo Edgardo, lord di Ravenswood, „ sclamò con enfasi Caleb; perchè comunque prevedesse che la vittoria non si deciderebbe per lui in questo affare, voleva almeno salvar l'onore, se non potea l'interesse.

„ Sia, come vi piace! rispose Dingwall, non discuterò con voi sopra quanto è affare di semplice cortesia. Diremo dunque, insorta fra lord Ravenswood, proprietario della torre di Wolfcrag da una parte, e John Whitefish, e i rimanenti abitanti del villaggio di Wolfhope dall'altra. „

Una trista esperienza avea insegnato a Caleb, qual fosse l'avversario con cui si trovava impacciato, e che quello stipendiato campione del fôro era più formidabile di tutti i livellarj della baronia uniti insieme. Perchè, se avesse avuto che fare unicamente con essi, poteva ricorrere, appellarsi alla rimembranza dei tempi andati, mettere in campo l'antica predilezione degli abitanti di Wolfhope verso i loro Signori, rinverdir vecchie usanze, e adoperare con buon successo la sua facondia, divenuta di niun effetto a fronte di quell'impassibile rappresentante. Il fatto provò quanto i timori di Caleb fossero ben fondati. Indarno pose in opera tutti gli stratagemmi del suo ingegno e della sua arte oratoria, indarno accozzò una farragine d'argomenti tolti dalle venerabili pratiche dei maggiori, dal rispetto dovuto ai lôrdi di Ravenswood, dai rilevanti servigi che questi aveano prestati al villaggio, da quelli che prestar potrebbero per l'avvenire. Il procuratore non si dipartiva dai suoi chirografi; l'onoranza richiesta non era stata eccettuata nel riscatto generale; non v'era più luogo ad armar pretensioni per essa. E quando Caleb, volendo provare se un po' d'audacia gli riescisse meglio, motivò le conseguenze funeste che dovea aspettarsi il villaggio, ogni qual volta il Lord lo privasse della sua protezione, e si fece ancora capire che potrebbesi ricorrere a vigorosi provvedimenti per far valere i diritti del feudatario, il curiale gli rise in faccia.

„ A' miei clienti basta quella protezione che possono assicurare da se medesimi al loro villaggio, credo poi che lord Ravenswood, giacchè bisogna chiamarlo lord, abbia bastanti faccende per proteggere il castello che gli rimane. Quanto alle minacce di vie di fatto, d'atti arbitrarj, di oppressione, con cui parrebbe che il sig. Balderston ci volesse impaurire, lo prego badar bene, che il tempo presente non è il secolo dei nostri buoni padri. Noi abitiamo al mezzogiorno del Forth, lontano assai dai montanari; i miei clienti, l'ho detto, si credono in istato di proteggersi da se stessi, ma, dato il bisogno, chiederebbero al Governo la protezione di un caporale e di quattro abiti rossi, sufficienti, e al di là, per mettere il villaggio in sicuro contro ogni atto di violenza che il lord di Ravenswood, o il suo satellizio volessero sovr'esso sperimentare.

Se Caleb avesse potuto raccogliere nei suoi occhi tutte le folgori dell'aristocrazia, le avrebbe lanciate contro questo ribelle ai privilegi feudali, senza sgomentire delle conseguenze che ne fossero potute derivare. Ma i suoi fulmini non valendo nulla sopra quel capo, si vide obbligato a ritornare al castello, ove rimase una mezza giornata, invisibile e inaccessibile per chicchessia, e sino per Misia, perchè essendosi chiuso nella propria stanza, zufolò per sei ore continue una medesima arietta, impiegando tutto quel tempo a fregare un unico piatto di peltro che sperava far parere, a furia di lustrarlo, di argento.

1.Vedi il discorso di Burke sulla Riforma economica.

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