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Kitobni o'qish: «Libro segreto», sahifa 3

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SCENA TERZA

Tutti i personaggi che erano nella sala al principio della scena precedente, rientrano e introducono Jarba re dei Mori, accompagnato da numeroso seguito. Il Prefetto indica a Jarba il trono che sorge dirimpetto a quello della Regina. – Orbech distribuisce delle svanziche ai Cartaginesi ed ai Troiani. Jarba, nel salire i gradini del trono, si trova impacciato dalla sua lunga barba, che gli viene più volte sotto i piedi.

 
Coro. Al sommo Jarba – gloria ed onore…
Quanta ricchezza! quanto splendore!
Miglior marito – bella Didone,
Prence più nobile – di lui non v’ha.
Ah! se tu perdi quest’occasione…
La truppa e il popolo – insorgerà.
 

Did. (ad Enea, dopo aver rivolto a Jarba un freddo saluto) Tu dicevi dunque… voi dicevate… mio nobile degli Anchisi… Voi dicevate che i perfidi Greci, dopo aver introdotto nella città un colossale cavallo…

Enea. Attendevano, rinchiusi nella enorme ventraia, di dar esecuzione col favor delle tenebre al loro iniquo disegno. Infatti, non appena i Troiani si furono ritirati nelle loro case per riposarsi dalle fatiche del giorno; quando la notte ebbe steso sui palazzi superbi e sugli umili tugurii il suo nero mantello, quegli infami sbucarono tacitamente dal nascondiglio, e spargendosi nelle vie, appiccarono il fuoco, senza che alcuno s’avvedesse, ai principali stabilimenti della città…

Jarba (ridendo forte). Ah! Ah!.. Mi affér letto questa istoria… Ah! Ah!..

Enea (volgendosi bruscamente a Jarba). Chi ardisce ridere quando io favello?.. ah… siete voi… Maestà!.. Perdonate alla mia franchezza; ma mi pare che, malgrado l’origine principesca dei vostri natali, malgrado il titolo di Imperatore che portate, non so quanto legittimamente, dovreste aver letto nel Galateo che l’interrompere chi parla, e ciò ch’è peggio, ridere sguaiatamente per un serio racconto, è atto villano, scortese e temerario.

Jarba (ridendo a crepapelle). Ah! ah! Ti foler mi star serio!.. E ti mi foler far cretere che ti notte troiana non fedér fuoco?..

Did. Avanti, illustre Enea!..

Tutti (gridando confusamente).

 
No! no! ci spieghi un poco…
Come fra quelle tenebre
Nessuno ha visto il fuoco?
Il caso è inverosimile…
Qui c’è contraddizione…
Enea è un imbroglione…
 

Enea (alzandosi impetuosamente).

 
Tutto vi spiegherò…
 
 
Did. La vostra narrazione
Compite…
 

Tutti. – Basta! no!..

(Tumulto, grida generali; Didone, Enea e Jarba, ciascuno a loro volta, fanno dei gesti per imporre silenzio all’adunanza. Alla fine, calmato il baccano, Enea si asside e ripiglia il discorso).

Enea. Oggimai, poichè le cose sono giunte a tale che l’autorità della mia parola non basta a rassicurare pienamente gli animi irritati dalle gare e dalle passioni di partito; e vedendo altresì che i dubbi suscitati (additando Jarba che non cessa di ridere) dall’augusto monarca qui presente, non derivano che dall’ignoranza completa dei meccanismi stupendi, pei quali ai dì nostri si può creare la luce; non mi resta, per convincervi d’un solo tratto, che a mostrarvi questo involto (cava dalla giberna una scatoletta di zolfanelli), dove stanno rinchiusi non meno di duecento fiammiferi fulminanti. (Levando uno zolfanello dalla scatola). Vedete voi questo fuscellino di legno, quasi impercettibile all’occhio, e leggiero come una pagliuzza?.. Ebbene: non avete che a confricarlo leggermente sulla scatoletta, sulle vostre vesti, sulla muraglia, perchè ne divampi con subito scoppiettio una fiammella vivacissima, atta a suscitare inestinguibili incendii. Se volete, o signori, che io ne faccia subito l’esperimento…

Alcuni. –Sì… sì… vediamo!

Altri. – Non ci fidiamo…

Did. – Lasciamo fare…

Jarba. – Mi… mi… poffare! (si alza, e strappa di mano ad Enea la scatola dei fiammiferi).

Enea (sottovoce a Didone).

 
Stiamo a vedere…
Si riderà…
 

Jarba (ad Enea con un zolfanello alla mano).

 
Ti far fedére
Come si fa…
 
 
Tutti. –Attenti! attenti!
Che mai sarà?
 

(Jarba, seguendo le indicazioni di Enea, si pone con incredibile pacatezza a confricare lo zolfanello sulla scatoletta. Tutti gli sguardi sono rivolti a lui. Breve silenzio. Dopo due o tre prove, lo zolfanello divampa e mette fuoco alla folta barba dell’imperatore).

Tutti (allontanandosi da Jarba con un grido di spavento).

 
Per Giove massimo!
Al fuoco! al fuoco!
Presto… le macchine!
Pompieri… olà!
 

Jarba (rovesciandosi sui gradini del trono colla barba in fiamme).

 
Maletettissimo!..
Al fuoco! al fuoco!
Presto… le macchine!
Pompieri… olà!
 

Enea (a Didone prendendola pel braccio).

 
Dimmi in qual’ora…
Dimmi in qual loco…
Ti saría comodo?
 

Did. –Fuggiam di qua…

Pompieri (accorrendo colle macchine e dirigendo le pompe verso Jarba).

 
In men d’un’ora,
O illustre Jarba,
La vostra barba
Si spegnerà.
 

(Le pompe schizzano acqua contro il viso di Jarba. Didone ed Enea si allontanano abbracciati. Anna dà il braccio ad Acate. Clivia e le altre damigelle si afferrano al braccio di Meronte, d’Ippanto e d’altri. Frattanto alcuni Troiani, profittando dello scompiglio, intascano destramente le posate e i candellieri che stanno sul buffet.

Il Prefetto ed il Questore si fermano sulla porta per animare i pompieri. Orbech sarà scomparso al primo grido dell’imperatore).

CALA IL SIPARIO

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Atrio nella Reggia di Didone

Didone in abito da caccia, il Ministro delle finanze, il Prefetto.

Did. Insomma, pensateci voi… Vi hanno dei doveri internazionali che debbono essere rispettati da qualunque governo civile; fra questi io pongo in prima linea il dovere dell’ospitalità. Non sia detto che dai nostri liberi Stati venisse respinta questa illustre falange di emigrati politici, i quali non sono rei d’altro delitto, fuorchè di aver veduto la loro patria consumarsi in un incendio. È dunque necessario che il Parlamento decreti una somma speciale pel mantenimento dell’emigrazione troiana. Voglio che a ciascun emigrato si assegni un sussidio mensile in ragione della nascita, dei titoli, dei gradi, delle cariche civili e militari. Io sono d’avviso che un buon prestito di cinquecento milioni provvederà sufficientemente alla bisogna. Che ne dite, onorevole ministro delle finanze?

Min. La Maestà Vostra non deve ignorare che ogni qualvolta un’operazione finanziaria di tal genere incontrò nel paese delle serie difficoltà, queste non partirono mai dal suo gabinetto. Non oserò però dissimulare all’Altezza Vostra che da alcun tempo l’opposizione si è molto rinvigorita alla Camera, e vi è a temere che la misura di stanziare una somma per sussidio dell’emigrazione troiana abbia ad essere respinta non solamente dalla sinistra, ma anche dal terzo partito.

Pref. Sicuramente. Il terzo partito è forte…

Did. Voi pure, onorevole Prefetto, siete d’avviso che la proposta non incontrerebbe l’approvazione della maggioranza?

Pref. Ho detto che il terzo partito è forte…

Min. La sinistra è compatta…

Did. La sinistra!.. Il terzo partito! Mi fate ridere, onorevoli amici. Sarà dunque vero che io… io donna inesperta e quasi esordiente alla vita politica, debba spiegare a voi i meccanismi segreti del sistema costituzionale, e insegnarvi in qual modo si formino alla Camera le maggioranze? I deputati della sinistra vi fanno paura… Ma non avete ancora capito che la più parte di questi signori non attendono, non vagheggiano che una occasione favorevole per passare alla destra con armi e bagaglio? Gli uomini del partito governativo per essi sono gente venduta; ogni qualvolta la maggioranza vota in nostro favore, i sinistri esclamano alla corruzione… Non vi pare che con questa maniera di linguaggio essi vi dicano apertamente: signori ministri, lasciate correre qualche spicciolo e saremo con voi?.. Ho assistito qualche volta dalla tribuna reale alle sedute della Camera; e sempre, quando intesi un deputato dell’opposizione apostrofare un onorevole della destra col titolo di venduto e di corrotto, negli sguardi dell’oratore, nella concitazione dei gesti, nell’enfasi delle declamazioni mi parve leggere questo segreto concetto: non vi ha dunque nessuno, proprio nessuno che finalmente mi usi la buona grazia di comperarmi!

Min. Ah! Regina! non credo adularvi asserendo che in questo momento voi siete all’altezza della situazione…

Pref. Che l’ombra del vostro augusto consorte mi perdoni, se io non esito a proclamare che mentre a quell’ottimo Re noi dobbiamo saper grado dello Statuto accordatoci, voi prima, voi sola ci avete insegnato ad interpretarlo e ad applicarlo in maniera che desso riesca a vero vantaggio del paese.

Did. Dunque?..

Min. S’è capito…

Pref. Lasciate fare, regina…

Did. Quanti sono i deputati della destra?

Min. Centoventuno.

DId. Quelli di sinistra… e del terzo partito?

Min. Centoventisette…

Did. Bisogna, perchè passi la legge, assicurarsi un’altra trentina di voti… Mi avete inteso? Convien comperare… e corrompere; e gli uomini da comperare e da corrompere, voi sapete oramai dove si trovano. Solamente vi raccomando di dare la preferenza ai più spiantati, i quali costano meno, ed hanno anche (bisogna esser giusti) un certo diritto di precedere i colleghi.

(squillo di corni)

Pref. Regina… i corni hanno dato il segnale della caccia…

Did. Addio, ministro… A rivederci, onorevole Prefetto… Voi mi raggiungerete più tardi… Se Jarba domanda di me, ditegli che per tutta la giornata sarò invisibile. La festa d’oggi vuoi esser tutta dedicata all’illustre degli Anchisi ed ai nobili suoi seguaci. Se quel superbo e brutale imperatore se ne immischiasse, potrebbero nascere tali agitazioni e tumulti da mettere in fuga la selvaggina e compromettere l’ordine materiale del paese.

Min. Vi auguro buona caccia… Ma ho paura che con questo maledetto scirocco gli uccelli non si levino…

Pref. La regina non ha che a presentarsi… a muovere uno sguardo…

Did. (che si sarà affacciata alla finestra). Enea monta a cavallo… Aspettatemi… Aspetta, tesoro… (esce rapidamente).

Pref. (da sè allontanandosi) Pazza… per quel troiano… maledetto…

Min. (da sè) Bisogna spacciare quel troiano, o il paese è perduto (esce).

SCENA SECONDA

Fitta boscaglia. – A destra una grotta.– Giove trasformato in pavone si avanza cantarellando.

 
Io sono il padre Giove
Del gran Saturno figlio,
Che l’universo muove
Coll’aggrottar del ciglio;
Dei Numi io sono il principe,
Padron delle saette,
Coll’occhio mio fulmineo
Friggo le cotolette,
Mando quaggiù il diluvio
Quando dal cielo io sputo,
Fo con un mio starnuto
L’Olimpo traballar.
E ardisce una pettegola
Opporsi alle mie voglie?
Dovrò subir l’imperio
D’una aggrinzita moglie,
E del gran regno italico
I fati ritardar?..
Vien gente – su quel frassino
Poniamci ad esplorar.
 
(vola in cima a un frassino)

SCENA TERZA

Giunone in abito da puff con un berretto frigio sulla testa. Euro, Eolo in abito da gesuiti.– Giove sulla pianta.

Giun. – Qui nessuno ci ascolta…

 
Tutti. – — Cospiriamo!
Per chi nel mondo
Nulla sa far,
Non v’è mestier più comodo e giocondo
Che il cospirar.
Sì: cospiriamo:
Noi siamo nati,
Siamo pagati
Per cospirar!
 
Giunone
 
Di che si tratta – voi ben sapete,
Qual è il mio scopo – già conoscete…
 
I Venti
 
Nulla sappiamo – non comprendiamo…
Ma nati siamo – per cospirar.
 

Giunone (distribuendo dei soffietti).

 
Doman con questi mantici
Sul mondo soffierete,
Pioggia, saette, grandine,
Dal ciel provocherete:
Sicchè qual salce pieghisi
Il tronco più gagliardo,
E in cima al San Bernardo
Levi suoi flutti il mar.
 

I Venti (provano i soffietti, e quindi li depongono ai piedi dell’albero).

 
Da questi mantici
Noi soffieremo,
Sconvolgeremo
La terra e il mar;
Noi siamo nati,
Siamo pagati
Sol per sconvolgere,
Per disturbar.
 

Giun. Questi soffietti vanno a meraviglia… Vedete: solamente col farne la prova avete già suscitato un temporale che, a dir vero, non combina gran fatto colle mie vedute politiche… Riprendete quegli strumenti, e procacciate, con due o tre soffi, di mandar via quelle nuvole opache che ci stanno sulla testa…

(Durante le parole di Giunone, Giove sarà disceso rapidamente dal frassino, e avrà, con due colpi di becco, strappate le linguette ai due soffietti).

Eolo (soffiando). Cribbio! la macchina è guasta…

Euro (c. s.). Chi mai ha portato via la linguetta di corame…?

(scroscio di tuono)

Giun. Imbecilli! non vi resta dunque più fiato nei polmoni? Soffiate… soffiate dalla bocca… finchè siamo ancora in tempo… Per nonno Saturno, già la pioggia incomincia… Fate presto, vi dico! (si volge per cercare Eolo ed Euro, ma questi sono fuggiti) Ah! mascalzoni!.. sempre così!.. Fin quando non vi è pericolo, sfidano terra e cielo; al primo scroscio di temporale, chi si è visto, si è visto… (correndo sotto la pioggia e chiamando a gran voce:) Euro! Eolo! feccia di bricconi… che Giove vi fulmini per via! (esce).

Giove (sulla pianta). Ah! Ah! Vedete se quella Giunone mi vuoi bene! Io debbo a lei, a lei sola, se questo improvviso temporale viene ad affrettare il compimento dei miei disegni. Didone ed Enea verranno a ricoverarsi in quella grotta… e siccome da cosa nasce cosa, vale a dire: – dalla possessione nasce il disgusto… ergoergoquapropter… sono un Dio… «Intendami chi può che m’intend’io.»

(si nasconde fra i rami)

SCENA QUARTA

Enea e Didone che si avanzano sotto un ombrello di tela cerata. – Il temporale imperversa.

Enea. Affrettiamoci verso la reggia… La pioggia è così dannata, che non vi è ombrello il quale possa difenderci…

Did. Tornare dalla caccia senza aver preso un uccello… Ciò non mi è mai accaduto. Ti confesso, diletto Enea, che il mio amor proprio di donna e di regina ne soffre maledettamente…

Enea. Credete… regina… Con questa acqua, con questo vento…

Did. Oh! che vedo? Una grotta! Se entrassimo là dentro… Che te ne pare?..

Enea. Non posso astenermi dal farvi riflettere che le grotte sono ordinariamente ricettacolo di belve e di serpenti…

Cid. (con voce carezzante) In quella grotta non ci sono belve… Io l’ho visitata più volte in ottima compagnia, e ti assicuro che se vi ho trovato dei serpenti a sonaglio, questi non mi hanno procurato che delle distrazioni gradevolissime…

Enea. (Questa donna è sopracarica di elettricità…)

Did. Vieni dunque!..

Enea. Entriamo!.. (facendo dei complimenti sull’ingresso della grotta). Maestà… precedetemi…

Did. (saltandogli al collo e traendolo seco) Lasciamo i complimenti. – In presenza di un temporale, ogni disuguaglianza sparisce…

(Giove, annoiato di attendere, soffia dal naso uno starnuto, che produce il rombo del tuono. Enea e Didone si precipitano nella grotta).

SCENA QUINTA

Acate indi Enea

Acate (venendo da sinistra). Queste cartaginesi sono insaziabili. Lode a Giove, son riuscito a liberarmi dalla principessa Anna e a rinviarla alla reggia. Buon per me che la grandine è venuta in mio soccorso, traforandomi l’ombrello. Numi immortali, che proteggete l’Italia futura, operate qualche prodigio in favore dell’augusto mio principe, ond’egli riesca a svincolarsi dalle panie amorose, in cui lo tien stretto e avviluppato la regina. Frattanto, nella mia qualità di fido, ho compartito gli ordini perchè tutti si tengano pronti alla partenza. Il ministro della marina, al quale abilmente ho promesso la croce di commendatore, ha messo a nostra disposizione uno dei più bei navigli dello Stato.

Enea (uscendo dalla grotta). La pioggia è cessata… La regina assopita in profondo letargo… Oh! chi vedo? Acate… il mio fido…

Acate. Augusto sire, io andava in traccia di voi…

Enea. A bassa voce, per carità!.. La regina di Cartagine giace svenuta in quella grotta… Converrà profittare del fausto accidente per correre alle navi coi nostri, e sciogliere immediatamente le vele alla volta d’Italia. Se debbo credere ad un sogno che ho fatto la scorsa notte, i venti ci saranno propizii.

SCENA SESTA

Eolo, Euro, Enea, Agate

Eolo. Sì, noi siamo teco…

Euro. E per voler di Giove, disposti ad ogni tuo cenno.

Enea. Qual è il vostro nome, o nobili amici?

Euro. Euro, a’ tuoi ordini.

Eolo. Eolo, per servirti, se al fratello non basterà il fiato…

Enea. Venite, dunque!.. E tu, fido Acate, rimani qui un breve istante per tenere a bada la regina, nel caso ch’ella si destasse e chiedesse di me… Se poi la tua fervida fantasia ti suggerisse qualche abile strattagemma per liberarti più presto da questa seccatura, opra di tuo senno. Ma… qual rumore! chi vedo!!! Jarba, il re moro, che si avanza a gran passi, colla sciabola sguainata, e seguito da un drappello de’ suoi cosacchi… Per Giove! la nostra posizione si fa difficile… Qui ci vuol del coraggio…

Acate. Sì: ci vuol del coraggio! fuggite!..

Enea. Ma se egli mi insegue…

Acate. Fuggite, vi replico!

Eolo – Euro (spiegando le ali). Sulle ali dei venti!

Enea. Grazie, nobili amici, mi ero scordato…

(Enea sale in groppa ai venti, che subito prendono il volo verso la spiaggia).

Yosh cheklamasi:
12+
Litresda chiqarilgan sana:
30 noyabr 2017
Hajm:
91 Sahifa 2 illyustratsiayalar
Mualliflik huquqi egasi:
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Ushbu kitob bilan o'qiladi